Come funzionano esattamente

Le Banche del Tempo, dove valgono solo i minuti regalati e ricevuti

Le Banche del Tempo, dove valgono solo i minuti regalati e ricevuti
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Si chiamano banche, ma di soldi non ne girano. Scambiano altro, offrendo tempo per diverse attività. Sono le Banche del Tempo, associazioni che mettono in circolo competenze, sia virtualmente, per attività per le quali non è necessaria la presenza fisica, sia, più comunemente, facendo incrociare domanda e offerta di “tempo” in tantissime città italiane.

Cosa sono e come funzionano. Le Banche del tempo operano attraverso un portale online al quale ci si registra segnalando la propria città di domicilio. Registrarsi è facile e gratuito: basta inserire la propria mail, città e creare una password. Bisognerà poi aggiungere una breve descrizione di sé e delle proprie competenze, prima di arrivare alla sezione più interessante: i tipi di attività per le quali ci si rende disponibili e quelle che si ricercano, il tutto quantificato in ore (o frazioni o multipli). Quando si offre un servizio si guadagnano ore di credito, che possono poi essere spese chiedendo tempo su altre attività.

 

 

Tutti possono registrarsi, senza alcun tipo di “barriera all’ingresso”: non è necessario essere qualificati o saper svolgere un’attività in modo professionale. L’importante è la volontà di mettere a disposizione il proprio tempo su quella particolare attività. Così, ad esempio, ci sono professionisti che offrono ore di consulenza legale, grafici che si propongono per realizzare loghi o brochure, studentesse che si mettono a disposizione come babysitter, nonne che si offrono per preparare piccoli rinfreschi. Perché lo fanno? Perché ciascuno di loro ha bisogno di aiuto in altri settori, di tempo che altri possano dedicare a loro per altre attività. Chi si offre come babysitter avrà, ad esempio, bisogno di un’ora di aiuto nel montare un mobile, un grafico potrebbe volere un’ora di consulenza sulla dichiarazione dei redditi, la nonna un aiuto nella manutenzione del giardino.

Quali sono, allora, i vantaggi e le innovazioni delle banche del tempo? Prima di tutto la modalità in cui si svolgono le “transazioni”, che non vengono pagate in denaro ma in tempo che gli utenti offrono e ricevono. In secondo luogo il fatto che non ci sia un immediato incontro tra domanda e offerta (la studentessa che si offre come babysitter non darà la sua ora di tempo alla stessa persona che poi la aiuterà a montare il mobile) ma un intermediario – la Banca del Tempo, appunto – che crea e gestisce un pool di persone e competenze permettendo loro di incrociarsi, favorendo la diversità delle prestazioni offerte e aumentando il “volume” degli scambi. Altro aspetto molto importante è l’uguale dignità data a tutti i lavori: un’ora di lezione di musica equivale a un’ora di aiuto nel fare la spesa o di riparazione informatica.

 

 

Un po' di storia. Nate dalla creatività e dall’intraprendenza di un gruppo di donne di Padova, le Banche del Tempo sono attive in Italia dal 1992, anno in cui venne appunto creata la prima nella città romagnola. Dopo anni in cui questo modello si è diffuso e allargato ad altri ambiti, tanto che nel 2004 è stata creata un’Associazione Nazionale e una rete di coordinamento che potesse valorizzare l’esperienza di tutte le Banche del Tempo a livello nazionale. Oggi chiunque può fondarne una, da creare partendo da un piccolo gruppo di persone (anche solo 4 o 5) interessate a lanciarsi nell’esperimento, da regolare poi a livello legislativo con uno Statuto, un Regolamento e l’inserimento all’interno della Rete Nazionale. Per gestirla, poi, si può contare sull’appoggio di gruppi promotori “senior”. Dalle lezioni di informatica ai lavori di manutenzione domestica, dalle pet-sitter alle ore di conversazione in russo, dai servizi di raccolta di frutta e verdura a chi offre ore di massaggi shatsu, le Banche del Tempo sono un modo diverso per far girare l’economia, un modo per scambiare prestazioni e conoscenze senza l’uso del denaro.

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