Una ricerca canadese

Lo sport a basso costo (o gratis) fa bene, soprattutto al cuore

Lo sport a basso costo (o gratis) fa bene, soprattutto al cuore
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Non costa nulla, fatta eccezione per il dispendio energetico, e dà guadagno alla vita. Movimentare la propria giornata, anche senza andare in palestra, semplicemente con del sano esercizio fisico, come camminare a piedi in città o facendo dell’attività domestica, come passare l’aspirapolvere e fare le pulizie, mantiene in salute. Oltre a preservare il benessere generale dell’organismo, allontanerebbe il rischio di problemi di cuore e morte prematura. Niente di nuovo, direte voi, e invece no. Perché per la prima volta i benefici sono stati dimostrati in uno studio, pubblicato su Lancet, condotto da ricercatori del Population Health Research Institute della McMaster University e Hamilton Health Sciences, in Canada, anche su una popolazione a basso-medio reddito, quella che di norma è più sedentaria perché con meno possibilità di investire denaro in un abbonamento presso centri sportivi e/o palestre in genere.

 

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Lo studio. Si chiama PURE, abbreviazione di Prospective Urban Rural Epidemiology, è una ricerca canadese e per la prima volta si è occupata di valutare gli effetti dell’attività fisica su una popolazione di quasi 170 mila individui, monitorati da gennaio 2003 a dicembre 2010, provenienti da 17 differenti Paesi dove intendevano risiedere almeno per i 4 anni successivi dall’inizio dello studio, quali Canada, Svezia, Emirati Arabi, Argentina, Brasile, Cile, Polonia, Turchia, Malesia, Sud Africa, Cina, Colombia, Iran, Bangladesh, India, Pakistan e Zimbabwe. Una popolazione arruolata con una caratteristica comune: appartenere alla fascia di popolazione a medio-basso reddito. Che, rispetto ai ricchi, ha meno probabilità e possibilità di dedicarsi durante la giornata o nel tempo libero, a sport ed esercizio fisico. Ma soprattutto a spendere per svolgere l’attività ginnica in centri organizzati e adeguati, come palestre o circoli sportivi. Obiettivo dello studio era infatti valutare se anche un movimento con un impatto zero sul budget personale e famigliare, come raggiungere il posto di lavoro a piedi o fare attività di pulizia in casa, potesse produrre benefici importanti sulla salute. Soprattutto ridurre il rischio di malattie cardiovascolari che stanno diventando una emergenza sanitaria per costi di assistenza e mortalità, rappresentando una delle principali cause di morte prematura.

 

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La risposta è positiva. Ovvero il movimento in qualunque sua forma, aerobica o più intensa svolta in palestra ma anche economica e casalinga, e in qualunque fascia di età o di reddito, da quelle più povere a quelle della high-society migliora la qualità della vita, e anzi la può anche allungare. A condizione però che venga svolto con regolarità e in una quantità minima, pari cioè a 30 minuti quotidiani o a 150 minuti a settimana, come suggeriscono le linee guida internazionali, e se si abbonda oltrepassando questo limite ancora meglio. Infatti, dai risultati dello studio emergerebbe che fra i partecipanti che camminavano a passo svelto per 750 minuti a settimana, obiettivo raggiunto da circa il 38 per cento dei casi in studio, il rischio di morte prematura era ribassato al 36 per cento circa, con una riduzione in particolare del rischio di morte per qualunque causa del 28 per cento e di malattie cardiache del 20 per cento. Insomma questo tempo e questa quantità sarebbero sufficienti per mantenere il cuore allenato e in salute.

 

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In conclusione. Anche nei Paesi a basso-medio reddito dove le malattie cardiache potrebbero diventare un peso economico difficilmente sostenibile, una semplice attività fisica, come muoversi a piedi o con i mezzi pubblici per andare in ufficio, avere un lavoro fisicamente dinamico, o anche fare le faccende domestiche, può dare benefici sulla salute, del cuore in particolare contribuendo efficacemente alla prevenzione cardiovascolare, con il vantaggio di essere low-cost. Le conclusioni degli esperti sono chiare: se tutti ci impegnassimo a restare attivi, praticando almeno 150 minuti di movimento fisico nell’arco della settimana, in sette anni si potrebbe risparmiare l’8 per cento di vite umane.

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