Uno studio pubblicato su Science

Lo stupore insegna qualsiasi cosa Anche le leggi della fisica ai neonati

Lo stupore insegna qualsiasi cosa Anche le leggi della fisica ai neonati
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Sono dei piccoli Einstein. Già a pochi mesi di vita, infatti, i bambini sarebbero incuriositi soprattutto da eventi che dipendono da leggi fisiche e se qualche cosa va contro le loro aspettative si incaponiscono per cercarne la motivazione. Insomma, capire come gira il mondo - è il caso di dirlo - è un’occasione curiosa per imparare. Lo ha dimostrato uno studio americano condotto dal Dipartimento di psicologia e scienze cognitive della John Hopkins University di Baltimora su bambini con poco più o poco meno di un anno, e pubblicato sulla rivista Science.

 

 

Che i bambini si stupiscono, spalancando gli occhioni davanti a eventi inaspettati, è una conferma quasi quotidiana. Ma che lo stupore fosse anche una fase importante dell’apprendimento di conoscenze nuove o innate è una novità. Emersa da una ricerca basata su di una serie di esperimenti comandati da leggi fisiche, cui sono stati sottoposti un centinaio di bambini fra gli 11 e i 12 mesi. Sfruttando delle occasioni di gioco, i ricercatori hanno posto i bambini di fronte a situazioni in cui un oggetto sembrava non rispettare le più banali leggi della fisica: così ad esempio hanno lanciato un pallone contro un muro e questo lo attraversava anziché rimbalzare indietro, oppure hanno spinto fuori da una mensola una macchinina, che, anziché cadere, restava sospesa e fluttuava per un certo tempo nel vuoto.

Gli studiosi hanno avuto così modo di osservare le reazioni dei bambini notando che questi esperimenti speciali attiravano maggiormente la curiosità dei piccoli, che soffermavano dunque più a lungo la loro attenzione sull’evento rispetto ad un contesto di test “normale”. I piccoli provavano poi anche a sperimentare in prima persona la situazione, buttando cioè loro stessi la palla contro il muro per testarne la solidità oppure facendo cadere la macchina per vedere se arrivava al pavimento. Insomma, quando i bambini hanno osservato un oggetto comportarsi in modo inatteso, sono poi riusciti a imparare più facilmente una sua caratteristica, come la capacità di emettere un suono, rispetto alle condizioni in cui tutto accadeva secondo le loro aspettative.

 

 

Gli esperimenti-gioco confermerebbero le teorie innatiste secondo cui nasciamo con un bagaglio di conoscenze che naturalmente non sono dovute all'esperienza ma appunto che ci appartengono geneticamente. Ovvero avremmo delle aspettative innate su come le cose intorno a noi dovrebbero funzionare. Rispetto a questa legge, la ricerca americana avrebbe fatto però un passo avanti dimostrando che quando queste convinzioni sulla solidità, la continuità spaziotemporale o il sostegno, ad esempio, vengono messe in crisi, la sorpresa che ne deriva e la curiosità per capirne il motivo possono favorire un miglioramento degli aspetti cognitivi e della comprensione del mondo circostante. Però, niente male.

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