L'intervista alla Gazzetta dello Sport

«Marquez non mi fregherà più» Tutti in piedi sul divano, torna Vale

«Marquez non mi fregherà più» Tutti in piedi sul divano, torna Vale
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L’ora X si avvicina: il 20 marzo partirà la stagione 2016 della MotoGP. In Qatar, dunque, riprenderemo il filo delle epiche vicende di Jorge Lorenzo, Marc Marquez e, soprattutto, Valentino Rossi. Come s’è conclusa la stagione scorsa, ahinoi, lo sappiamo tutti. Tra litigi, ricorsi, battute al vetriolo e un’Italia divisa a tre quarti: il 75 percento degli italiani con Vale, il restante 25 contro. Resta il fatto che il titolo iridato è finito nelle mani di Lorenzo, coadiuvato da quel Marquez che, nel giro di un paio di mesi, è passato dall’essere uno degli sportivi più apprezzati a uno dei più odiati (sportivamente parlando, s’intende). E Rossi? A Vale è rimasto l’amaro in bocca, la consapevolezza di essere caduto in un inganno da cui, forse, ci si sarebbe aspettati che un fuoriclasse con la sua esperienza non cadesse. Ma cosa ci volete fare, lui è fatto così: 37 anni all’anagrafe, 20 nel cuore e nello spirito. Un eterno Peter Pan per cui dobbiamo ringraziare il Dio delle due ruote, perché senza quella giovinezza d’animo, forse oggi non saremmo qui a parlare di lui.

 

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Il Peter Pan delle motociclette. Tutti lo attendono alla griglia di partenza. Dopo lo sgarbo subito lo scorso anno, con il decimo titolo mondiale soffiatogli da sotto il naso, tutti sono curiosi di vedere se Vale riuscirà, una volta di più, a stupire. Ed è quello che gli ha chiesto Paolo Ianieri nella bella intervista esclusiva che Vale ha rilasciato alla Gazzetta dello Sport e pubblicata l’11 marzo. Il quadro che ne esce ci racconta un Dottore carico per la sua 21esima stagione iridata, la 17esima nella classe regina. 37 anni e non sentirli, ma soprattutto non dimostrarli.

«Dimostrare meno degli anni che ho secondo me è dovuto a due fattori: un po’ di culo genetico e poi da quello che pensi nella tua testa, da quello che fai: io corro ancora, sono sempre a contatto coi pilotini... Quello mi aiuta. Penso che quando smetterò, il giorno dopo diventerò subito un po' più vecchio»

Sentirsi giovani significa anche pensare che per la pensione c’è tempo. E infatti Vale, dalle pagine della rosea, è molto chiaro su quello che pensa possa essere il suo futuro prossimo.

«Passeranno 5-6 gare, ma sono abbastanza convinto di continuare un paio di anni e Yamaha anche. Poi basta, anche perché mi vengono i capelli bianchi. Però a 39 anni potrò correrne una decina in auto, fare le gare più affascinanti. La 24 Ore di Le Mans. O la Dakar. Anche se lì ci si alza troppo presto»

 

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Un fuoriclasse fortunato. Basta leggere poche righe delle sue prime risposte per capire che Vale è sempre lo stesso, scanzonato, Gian Burrasca dei motori. Ammette di essere abbastanza rimbambito la mattina («La prima mezzoretta non faccio gran pensieri, cerco di riprendermi»), che in casa i fornelli sono zona “off limits” («Sono una frana, non so cucinare. Mi piacerebbe imparare un giorno. Però tengo in ordine, pulito…»), che è innamorato della sua Linda («Una cosa chimica penso») ma che di bambini ancora non se ne parla («Mamma e papà si sono un po’ arresi. Han visto che se devono aspettare me, va lunga. Credo che Stefania stia puntando più su Luca ormai»). È sempre lui insomma, il fuoriclasse alla romagnola, quello degli amici di Tavullia, che è molto più del “suo paese”. È casa, è famiglia.

«Sono stato fortunato perché penso di avere un buon numero di amici veri coi quali sono cresciuto. Ci conosciamo da un sacco e so che di loro mi posso fidare. La sento molto, questa cosa di casa. A volte piacerebbe anche a me un po’ girare, come Hamilton che va al Superbowl o al Carnevale con Rihanna, però la verità è che... non ho voglia di far niente (segue una gran risata, ndr). Perché qui sto bene, capito? Mi dà gusto partire per le gare, moltissimo, ma mi dà molto gusto tornare, perché questo è il mio posto e qui sto bene»

Un fuoriclasse più maturo. Ma è anche un Vale più maturo, sebbene a guardarlo con quel sorriso stampato in viso sembri sempre il ragazzino che ha fatto innamorare l’Italia quasi 20 anni fa. E lo si capisce da come è in grado di affrontare anche un tema che i suoi detrattori gli hanno sempre rinfacciato: l’evasione fiscale del 2007. Lo fa senza vergogna, senza trovare scuse.

«Nel 2007 la mia vita è cambiata. Lo avevo già capito, ma ho deciso che non volevo più stare a Londra. È difficile da dire, ma il problema delle tasse, rivisto dopo tanto tempo, è stato anche una fortuna. Mi son detto che, visto che sarei restato qui (a Tavullia, ndr), sarebbe stato bello fare qualcosa di figo per la comunità e da lì siamo partiti con tante idee (la VR46, realtà imprenditoriale che dà lavoro a 90 persone, ndr). Io oggi sono contento, la mia vita è bella, mi sveglio la mattina e ho tutto qui, so cosa fare, dove andare, i miei impegni. Più che un buon imprenditore, però, ho avuto la fortuna di avere trovato persone che hanno lavorato bene»

 

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Vale vs Marquez. Dove è sempre parso più maturo degli altri, anzi, almeno tre spanne sopra gli altri, è in pista. Ora, da qualche anno, le cose sono cambiate, con una (o anche due) nuova generazione di piloti più giovani e combattivi che mai, pronti a scansare addirittura un monumento delle due ruote come lui, l’uomo e il pilota che è riuscito a portare la MotoGP a livelli mai raggiunti. Non deve essere facile. Eppure Vale, la passata stagione, ha dimostrato che l’età conta poco. Se una ha talento, può giocarsela fino in fondo. Marquez permettendo…

«Implacabile con chi mi fa uno sgarbo? Diciamo che… mi dispiace, ecco. Per questo escludo un riavvicinamento con Marquez. Dopo quello che è successo non ci potrà mai più essere un rapporto personale tra noi due. Neanche minimo. Ma dovremo essere avversari in pista, per qualche anno spero, e lì tutti e due dovremo portarci rispetto. Quello sarà importante. Più che altro mi sono fatto fregare da Marquez. Lui mi ha veramente tradito. È arrivato dicendo che era mio tifoso, ma erano tutte cagate. Io ci avevo quasi creduto, ero pronto ad avere una rivalità matura, dando il 100% in pista, ma poi fuori comportandoti alla stessa maniera. Ma da parte sua era tutta una bugia. Ad Assen ho capito che faceva il mio amico solo se mi batteva. Troppo facile così».

Un messaggino al rivale della Honda.

«Quando Senna correva, non tifavo per lui e non mi stava molto simpatico. Io ero per Mansell, e quando poi arrivò in Ferrari, tenevo per Prost. Però, quella volta di Suzuka nel '90, Senna mi è piaciuto moltissimo. Era stato fregato e l’anno dopo ha fatto quello che doveva fare. Ha avuto le palle»

Capito Marquez? Attento perché Vale le palle le ha, non ha mai avuto problemi a dimostrarlo. Col sorriso, chiaro. Perché Vale è così: consapevolmente fortunato, irrimediabilmente Peter Pan, unanimemente un fuoriclasse. Tutti in piedi sul divano allora, la sfida sta per cominciare. E il 46 giallo ha una voglia matta di vincere.

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