L'intervista

Marten e Ricarda de Roon il bello della famiglia

Marten e Ricarda de Roon il bello della famiglia
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De Roon lo conosciamo tutti, ma sono pochi quelli che conoscono molto bene Marten. Abbiamo incontrato il numero 15 olandese e la sua futura moglie Ricarda Kilian nella loro casa, a due passi dal centro. Volevamo capire da lei qualcosa in più su quest’uomo che ha saputo far innamorare Bergamo con la sua semplicità. Ci siamo riusciti, scoprendo che il segreto di questo calciatore è proprio la sua famiglia.

 

 

Ricarda, che famiglia siete?
«Marten è uno che fa sempre scherzi, un giocherellone. Con le bimbe, con gli amici e anche con me. Mi fa ridere. A Zingonia fa il suo lavoro, poi torna a casa ed è un marito presente, un papà che gioca sempre con le sue bambine. Un ragazzo semplice, umile. Siamo venuti in Italia per il calcio, ma la famiglia e le bambine sono la cosa più importante. Io seguo la casa e le due bimbe, e a febbraio nascerà la nostra terza figlia. Oltre a questo, sono anche molto tifosa. A me piace molto il calcio, sono attenta e critica. Dopo ogni gara, parliamo di come è andata. Ma poi basta, parliamo poco di pallone».

Come vi siete conosciuti?
«Quando lui giocava ad Heerenven abitavamo vicini. Io lavoravo fuori città con ragazzi che avevano problemi in famiglia. Per i primi sei mesi non ci siamo nemmeno troppo guardati, poi abbiamo iniziato i primi approcci parlando in giardino durante la bella stagione. Inizialmente erano semplici chiacchiere, poi abbiamo preso un caffè insieme e, da quel momento, siamo sempre insieme. Ormai sono passati sette anni».

Del ritorno a Bergamo cosa ricorda?
«Ero felice, davvero. Marten tornava in Serie A e tutti tornavamo a casa. Qui c’è un affetto pazzesco nei nostri confronti, l’Atalanta ha lavorato tantissimo per farci tornare e ho sempre visto tantissima fiducia in lui: è stato bellissimo respirare nuovamente l’aria di questa città. Bergamo è davvero bella, mi trovo a meraviglia perché non manca nulla ma c’è grande tranquillità. Possiamo andare in centro con le bambine, andiamo a Oriocenter oppure in altri posti e in nessun momento ci sentiamo pressati».

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L’impressione, guardandovi, è che siate persone umili e semplici.
«Ce lo dicono in tanti. Non vogliamo essere una famiglia diversa o particolare perché Marten fa il calciatore. Questo non lo rende una persona migliore o da considerare su un piano diverso. Per noi olandesi è naturale questo modo di porsi, siamo tutti uguali. E quell’applauso a fine partita di Marten a tutto lo stadio per me è una cosa talmente normale che mi stupisco che la gente se ne stupisca. Dopo novanta minuti con i tifosi che ti sostengono, magari sotto la pioggia, quel piccolo gesto è un modo per dire grazie. Semplice. Naturale».

Ma questo ragazzo ce l’ha un difetto?
(Ride, ndr) «Certo! Sicuramente è un testardo: quando si mette in testa una cosa va fino in fondo».

E qual è la cosa di lui che la fa più arrabbiare?
«Si dimentica sempre un sacco di cose. Magari gli chiedo una...

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 20 di BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 15 novembre. In versione digitale, qui.

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