Una ricerca britannica

Musica per la sala operatoria Ecco la playlist ideale del chirurgo

Musica per la sala operatoria Ecco la playlist ideale del chirurgo
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Ogni attività ha il suo tempo. Musicale si intende. Anche in sala operatoria: perché tutto sembra funzionare meglio per medici e infermieri in termini di stress, comunicazione e performance (e pure per il rilassamento dei pazienti), se durante l’intervento fanno da sottofondo le note giuste. A raccomandare la corretta musica ‘da bisturi’ è una ricerca dell'University Hospital del Galles, in Inghilterra, pubblicata sul British Medical Journal.

La musica non è nuova nelle pratiche chirurgiche. Anzi, ne fa parte fin dal 4mila a.C., quando si racconta che già si intonava il canto dell’alleluja al guaritore. Oggi nelle sale operatorie super tecnologiche non si canta affatto, naturalmente, eppure sembra che la mano del chirurgo sia favorita se si muove a suon di musica. Acquisterebbe cioè precisione ed efficacia, perché delle ‘buone’ note nell’aria che sa di etere e anestetico riuscirebbero a distendere la tensione (dei pazienti) e a calmare l’eventuale stress dei camici verdi, fermi in quell’istante iniziale prima dell’incisione o in attesa di conoscere il vero quadro clinico che stanno per trovare.

La musica attenuerebbe tutti questi problemi, almeno a detta dei chirurghi inglesi e del resto dello staff coinvolto, ovvero anestesisti e infermieri, che in una percentuale variabile dal 62 al 72 percento dei casi prediligono operare ‘musicalmente’, dichiarando addirittura con punte dell’80 percento di riuscire a concentrarsi meglio, specie se il brano di sottofondo è quello preferito. Solo una minima parte, controcorrente, è amante silenzio, e sostiene che, durante l'intervento chirurgico, l'ascolto della musica impegna una porzione consistente della mente riducendo così anche la vigilanza e l'attenzione.

 

 

La playlist del chirurgo. Fidiamoci della maggioranza, che preferisce, per gli ambienti asettici, la musica classica, ma che non disdegna nemmeno pop e rock. In quest’ultimo caso, meglio brani che aiutino a tenere il ritmo (senza esagerare) e vietati i pezzi che invitano troppo all’introspezione o alla malinconia. Ecco, quindi, secondo i medici inglesi interpellati, le canzoni ideali per la sala operatoria. E quelle che invece è meglio lasciare fuori. Sono brani ‘da bisturi’:

  • Stayin’ Alive dei Bee Gees (1997). Un motivo perfetto in caso di arresto cardiaco perché pare che il ritornello aiuti a tenere il ritmo nella rianimazione cardiopolmonare.
  • Wake Me Up Before You Go-Go degli Wham (1984). Il ritmo incalzante e brillante sembrerebbe in grado di ridurre non solo lo stress post-operatorio ma anche di favorire il buonumore di tutto lo staff.
  • Comfortably Numb dei Pink Floyd (1980). È indicata come la melodia più adatta per attendere l’effetto dell’anestesia epidurale. Tuttavia non è da riavvolgere e ripeterne l’ascolto in corso di intervento perché inviterebbe eccessivamente all’introspezione.

Vanno invece bandite in assoluto le seguenti canzoni:

  • Everybody Hurts dei Rem (1992). Il titolo (tradotto: Tutti feriscono), sembra davvero poco adatto al contesto e poi le note sono troppo malinconiche. E non sia mai che il dottore venga preso dallo sconforto o dalla depressione proprio mentre maneggia il bisturi influenzando poi anche lo stato umorale dei pazienti.
  • Scar Tissue dei Red Hot Chili Peppers (1999). Anche qui il titolo che parla di cicatrici sulla pelle non è propriamente indicato, tanto peggio poi se l’intervento è di chirurgia plastica. E di effetti di ritocchini deludenti se ne vedono tanti. Forse (anche) la compagnia musicale era sbagliata.
  • Knives Out dei Radiohead (2001). Il testo della canzone potrebbe creare ansia nei pazienti e, allo stesso tempo, riempire di malinconia l’ambiente. Decisamente vietata.
  • Another One Bites the Dust (1980) e Killer Queen (1974) dei Queen. Entrambe sconsigliate, specie se ad operare è un chirurgo donna accompagnato da un’anestesista dello stesso sesso.
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