Fu la prima moglie di Ramses II

Novità dal Museo Egizio di Torino Scoperti resti della regina Nefertari

Novità dal Museo Egizio di Torino Scoperti resti della regina Nefertari
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Erano da anni conservate al Museo Egizio di Torino, ma nessuno aveva mai provato scientificamente di chi fossero. Stiamo parlando di alcuni frammenti di arti inferiori conservati all’interno del museo piemontese. Questi preziosi reperti erano stati portati in Italia dal famoso archeologo Ernesto Schiapparelli che nel 1904 scoprì, nella Valle delle Regine, i resti della tomba di Nefertari.

 

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Un lento studio. Quattro anni fa un team di ricercatori ha voluto risolvere il mistero scoprendo, in collaborazione con il museo stesso, l’effettiva appartenenza dei reperti in questione alla famosa regina Nefertari. La pubblicazione di questo studio è però avvenuta solo il 30 novembre di quest’anno e la testata scientifica scelta è stata quella del Plos One. Ovviamente, nonostante siano state utilizzate tutte le precauzioni e le nuove tecnologie, non è stato possibile attestare l’appartenenza dei resti al cento per cento. Questo non solo perché si tratta di materiale organico risalente a circa 3200 anni fa, ma anche perché non era possibile compiere il cruciale esame del DNA in quanto non esiste il corredo genetico di parenti stretti della regina egizia. Nonostante ciò, 14 delle 16 caratteristiche analizzate hanno confermato l’appartenenza delle gambe a Nefertari. Allo studio ha partecipato anche la ricercatrice della sezione di Medicina Legale dell’Università di Torino e di Warwick, Raffaella Bianucci, che ha firmato l’articolo scientifico assieme a Michael E. Habicht, ricercatore all’istituto di Medicina Evolutiva dell’Università di Zurigo, all’ex direttrice del museo Elena Vassillika e ad altri studiosi (Buckley SA, Fletcher J, Bouwman AS, Öhrström LM). In un’intervista a La Repubblica, la Bianucci ha dichiarato: «Si tratta di uno studio multidisciplinare dove si sono messe insieme diverse competenze per cercare di identificare di chi fossero i resti. L'analisi è stata fatta direttamente al museo prima che l'allestimento fosse cambiato. Abbiamo preso in esame molti parametri e, anche se la certezza assoluta non può esserci, siamo convinti si tratti di Nefertari».

 

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Le quattro ipotesi fatte. Come si evince dalle dichiarazioni dei ricercatori e dai racconti della spedizione di Schiapparelli, la tomba aveva già subito numerosi saccheggi, contaminando così i reperti. L’esposizione all’aria e la manipolazione da parte dei "tombaroli" hanno influenzato il lavoro dei ricercatori: oltre al test del DNA reso impossibile dall'assenza di frammenti genetici da comparare e dalla contaminazione chimica, l’esame al radiocarbonio retrodaterebbe i reperti a 200 anni prima della data in cui è vissuta Nefertari. Un fatto impossibile, dato che la datazione della tomba in cui sono stati ritrovati i resti è certa. Anche per questa grande incertezza nello studio sono state avanzate quattro ipotesi, tra cui quella che conferma l’appartenenza degli arti alla regina. Una di queste, in linea con quanto detto precedentemente, affermava che quegli arti appartenessero a una seconda sepoltura di un corpo più recente. Supposizione smentita dall’incrocio degli esami al radiocarbonio con i risultati archeologici e chimici. Altre considerazioni supponevano che le due gambe potessero appartenere a una delle due figlie (sulle quattro totali) di Nefertari Bakemut e Henuttaui, che tradizionalmente potevano essere sepolte anche accanto alla madre. In realtà però le analisi dei geroglifici sulle pareti e dei testi di quell’epoca non parlano di una sepoltura di questo genere in QV 66 (codice che identifica la tomba di Nefertari all’interno della Valle delle Regine).

A rendere la cosa sempre meno plausibile anche il fatto che le altre figlie sono state seppellite in tombe differenti (QV68 e QV60). Un’altra ipotesi, suggerita dagli esami al carbonio, afferma che alcuni corpi di una tomba precedente (risalenti alla diciassettesima o diciottesima dinastia) fossero franati dall'alto nella bara dopo l'apertura. A smentire questo l’assenza di materiale di tipo archeologico appartenenti a dinastie diverse da quella di Nefertari (circa la ventiquattresima dinastia) e soprattutto il fatto che le tombe delle dinastie precedenti si trovino a un livello più basso di quella in questione. A dare una svolta decisiva nella ricerca anche l’esame anatomico: secondo una ricostruzione ipotetica dei piedi, essi calzerebbero perfettamente con i sandali attribuiti alla regina (conservati nel museo torinese). L’attendibilità di questa prova proviene anche dal fatto che queste calzature, non solo sono state ritrovate nella tomba di Nefertari, ma portano anche la sua sigla cucita. Nonostante tutte queste supposizioni, i ricercatori sono convinti del risultato. Anche il curatore del museo Federico Poole ha commentato: «Gli esiti a cui sono giunti i ricercatori, con i quali il museo ha collaborato mettendo a disposizione i reperti, concordano con i risultati degli studi precedenti che avevano indicato quei resti come quelli di Nefertari poiché vengono dalla tomba in cui sono stati trovati resti del corredo funerario che appartiene sicuramente a lei, dato che il suo nome è indicato sui geroglifici. L’importanza dello studio è l'apporto scientifico che permette di stabilire che quei resti sono compatibili con quelli di una donna vissuta nel periodo di Nefertari e che quindi c'è una generale compatibilità».

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Chi è Nefertari? Considerata da tutti la regina più amata da Ramses II, Nefertari regnò tra il 1279 e il 1255 a.C circa. Fu una delle regine non solo più famose ma che ebbe anche maggior potere pur non governando autonomamente. Grazie alla sua elevata istruzione per quell’epoca (sapeva leggere e scrivere i geroglifici), diede un enorme contributo nei rapporti con gli altri sovrani del tempo. La sua dinastia non è chiara, sicuramente con qualche ramo non reale (come entrambe le mogli di Ramses II). Da un pomello con la scritta Kheper-Kheperu-Ra nella sua tomba si può presumere fosse una nipote del re Ay. Ebbe quattro figli e quattro figlie e fu l’unica, insieme alla regina Tiy, a diventare dea prima della propria dipartita.

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