A Castro, in Puglia

Perché il busto di Minerva ritrovato fa contenti noi e il poeta Virgilio

Perché il busto di Minerva ritrovato fa contenti noi e il poeta Virgilio
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Epica sì, ma fino ad un certo punto. Nei grandi poemi dell’antichità, da Omero a Virgilio, molto, naturalmente, è stato lasciato alla fantasia degli autori, ma alcuni riferimenti possono tranquillamente definirsi come storicamente comprovati. E ogni volta che se ne certifica uno nuovo, è sempre un accadimento estremamente affascinante. Cosa avvenuta nei giorni scorsi, quando nei pressi di Castro, provincia di Lecce, è stata rinvenuta una statua di Minerva, la dea Atena secondo la mitologia latina, che dimostrerebbe la presenza effettiva, in passato, di un tempio dedicato proprio alla divinità dell’astuzia e dell’intelligenza e di cui Virgilio avrebbe cantato nel suo capolavoro epico, l’Eneide. Una scoperta meravigliosa, che ci permette di approcciarci con un poco più di veridicità e di comprensione all’affascinante mondo della mitologia antica.

 

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I riferimenti nell’Eneide. Le brezze bramate crescono ed ormai più vicino si apre / il porto, e sulla rocca appare il tempio di Minerva; / i compagni raccolgono le vele e girano le prore ai lidi. In questo terzetto di versi del Terzo Libro dell’Eneide, Virgilio descrive l’arrivo di Enea e dei suoi, in fuga dalla città persa di Troia, in Italia. E cita espressamente un tempio dedicato alle dea Minerva, ben visibile già dal mare essendo stato eretto in posizione elevata (da una “rocca”). Fino a pochi giorni fa, non c’era alcuna certezza storica circa la reale esistenza di questo santuario, e si poteva solo ritenere che fosse un’immagine utilizzata dall’autore per simboleggiare la tutela che Minerva, protettrice per eccellenza di Enea, riservava costantemente a quella compagnia di viaggiatori, soprattutto in momento delicato e significativo come la fine delle loro peripezie per mare. E invece, la scoperta del busto della statua della divinità latina dà storicità a quanto narrato da Virgilio, oltre che consegnare a filologi e letterati la certezza del luogo di approdo che il poeta romano aveva immaginato per Enea e i suoi.

 

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Gli scavi e il ritrovamento. La zona, vista l’imponente quantità di reperti greco-romani che presenta, è costantemente setacciata da scavi archeologici durante tutto l’arco dell’anno. È toccato ad Amedeo Galati e al suo team, questa volta, compiere la grande scoperta: un busto femminile di circa un paio di metri, nascosto a tre metri di profondità nel sottosuolo, rinvenuto nei pressi della cittadina di Castro, in provincia di Lecce. La statua è sprovvista della testa e di altri particolari anatomici, ma il busto ed il braccio recuperati finora lasciano pensare ad una figura alta più di quattro metri. La ricerca di ulteriori dettagli è importante per la definitiva identificazione del reperto: la dea Minerva infatti veniva tradizionalmente raffigurata con un gufo, l’ulivo, l’egida (il mitico scudo indistruttibile forgiato con la pelle caprina del gigante Pallante) e una lancia.

A confermare ulteriormente, però, che si possa trattare davvero del tempio virgiliano, ci sono alcuni scavi avvenuti nel 2007 sempre dalle parti di Castro e che hanno portato alla luce i resti di un santuario la cui identificazione è stata finora molto difficile. Il ritrovamento di settimana scorsa potrebbe suggellare l’ipotesi che si tratti proprio del tempio di Minerva narrato nell’Eneide. Gli indizi per sancire definitivamente il tutto, dunque, cominciano ad essere davvero parecchi. Prossimamente saranno effettuate ulteriori indagini, in collaborazione con la Sovrintendenza dei beni archeologici, l’Università del Salento e il Comune di Castro. Intanto, gli archeologi hanno confermato la datazione dell’opera, che risalirebbe ad un periodo compreso fra il V e il IV secolo avanti Cristo.

 

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