Il padre fondatore fu Achille Marozzo

Perché siam forti nella scherma? Forse il segreto sta in una santa

Perché siam forti nella scherma? Forse il segreto sta in una santa
Pubblicato:

Perché noi italiani siamo tanto forti nel tirar con fioretto, spada o sciabola? I mondiali di scherma a Lipsia si sono chiusi con il nostro Paese in testa al medagliere, ultima di una lunghissima serie di trionfi. Alle Olimpiadi, le medaglie complessivamente vinte sono state 117, ai campionati europei 142, mentre ai mondiali, con questa edizione, abbiamo toccato quota 315. Resta da rispondere a quel “perché”, tanto più che una buona quota di quei successi vengono dalla scherma femminile. L’Italia non è un Paese che abbia un numero di praticanti fuori dalla norma: sono diciannovemila, un terzo di quanti ne può vantare la Francia. È nelle classifiche del Coni la scherma non è tra i 25 sport più praticati. Pochi ma buoni, anzi buonissimi, anche perché i successi italiani sono nella maggior parte successi di squadra, quindi prescindono da talenti individuali particolarmente eccezionali.

 

 

La storia ci dice che la forza della scherma italiana è dovuta ad un primato tecnico, consolidato da una lunga storia. Pensate che il primo trattato risale al 1409: lo scrisse il maestro d’arme Fiore dei Liberi da Premiaricco. Maestro. I maestri d’arme italiani erano contesi in Europa e le spade forgiate in Italia erano considerate le migliori. Ma la scherma italiana ha un vero padre fondatore: si chiama Achille Marozzo e nel 1536 pubblicò un testo fondamentale proprio sui principi e la tecnica della scherma. Nonostante i tanti cambiamenti avvenuti, molti di questi principi sono rimasti costanti e contraddistinguono lo stile italiano: alcune tecniche nelle azioni difensive, il modo in cui ci si esercita nelle posizioni di guardia, con un uso specifico delle braccia, e l’allenamento a tempo.

 

 

La forza della tradizione italiana, poi, deriva da scuole che si sono affermate tra le migliori e più organizzate del mondo. Storicamente, la più famosa è stata la Scuola Magistrale di Roma, dove gli allenamenti prendevano nove ore al giorno e dove la ginnastica ricopriva un ruolo fondamentale. Ai nostri giorni, quella certamente più famosa è quella di Jesi, dove si sono formate le star del fioretto femminile italiano, a cominciare da Valentina Vezzali, che con le sue tre medaglie d’oro olimpiche può a buon diritto essere definita la miglior schermitrice di ogni tempo. Sono le campionesse di Jesi ad aver indotto un effetto imitazione, grazie al quale l’Italia a questi mondiali ha vinto due ori di squadra, nel fioretto e nella sciabola, portando sul podio più alto otto eredi della Vezzali.

 

 

Squadre forti anche perché alle loro spalle hanno una patrona. Un Decreto pontificio di poche settimane fa ha infatti proclamato Santa Veronica Giuliani «patrona presso Dio degli sportivi dell’arte della scherma in Italia». Una patrona dunque davvero su misura. Ma che cosa ci fa una Santa in mezzo alle spade? «Santa Veronica, da ragazza», ha spiegato l'Arcivescovo di Urbino (lei era nata qui nel 1660) durante la cerimonia, «ha praticato l’arte della spada, ma quel che più conta è che l'immagine della spada appare molto spesso nelle visioni mistiche della Santa con vari significati, che riguardano il cammino spirituale del cristiano e la lotta contro il male». Di qui la decisione di farla patrona di schermitori e schermitrici, che in realtà non combattono contro il male ma contro avversari, in genere meno bravi di loro..

Seguici sui nostri canali