La seconda settimana

Ecco perché il Sinodo segnerà una svolta nella storia della Chiesa

Ecco perché il Sinodo segnerà una svolta nella storia della Chiesa
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La Relatio post disceptationem, ossia la sintesi della prima settimana di lavoro del Sinodo sulla famiglia, sarà certamente ricordata come un momento tra i più significativi della storia della Chiesa universale assieme, si capisce, al documento cui prelude, la relazione finale che sarà consegnata a papa Francesco la settimana prossima.

È divisa in tre parti. La prima (L’ascolto) è dedicata alla presa in carico della condizione effettiva della famiglia sotto i diversi cieli del mondo d’oggi. Ci son dentro tutti: quelli che si sposano “dopo un fidanzamento /durato tanti anni / da sembrare ormai d’argento”, come cantava De André; “quelli che …” come cantava quell’altro, Jannacci, cioè più ancora di tutti, oh yeh!

La seconda (il Vangelo sulla famiglia) mostra la rinnovata volontà della Chiesa di “accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito e smarrito, ridonando fiducia e speranza, … (a) coloro che hanno smarrito la rotta o si trovano in mezzo alla tempesta”.

Qui c’è una cosa - una lettura della storia alla luce di Cristo - che ci accompagnerà per anni: il Sinodo ha voluto sottolineare come il Signore sia sempre pronto - conoscendo bene il cuore dell’uomo - a venire incontro alla sua “durezza”, ossia all’incapacità umana di lasciarsi andare alla tenerezza nei confronti propri e degli altri. Teneri sono coloro che, tra la fragilità connessa con l’accettare di essere amati e la decisione di armarsi per non soccombere all’ostilità del mondo, scelgono la prima. Come dovrebbe accadere sempre, ma come in realtà succede solo raramente. E il Sinodo, invece di redarguire coloro che non sono ancora perfetti nell’amore, ha deciso di adottare nei loro confronti il metodo paziente e misericordioso con cui Dio ha preparato l’umanità all’incontro col Suo Divin Figlio, come recita la formula.

La terza indica uno per uno i punti su cui tutti i cristiani saranno chiamati ad operare d’ora in poi:  Guidare i nubendi [questa è l’unica parola “in latinorum” dell’intero documento: “Le persone intenzionate a sposarsi”] nel cammino di preparazione al matrimonio; Accompagnare i primi anni della vita matrimoniale [e qui si sente tutto il peso - santo e dolorante - che nella preparazione del sinodo devono aver avuto i parroci o comunque i sacerdoti alluvionati, in questi anni, dai matrimoni che vanno in crisi dopo pochi mesi dalle nozze]; Il positivo nelle unioni civili e nelle convivenze [e qui siamo alla rivoluzione vera e propria nel modo di considerare il cammino dell’uomo dalla Creazione fino ad oggi. Leggere l’originale, se si può]; Curare le famiglie ferite (separati, divorziati non risposati, divorziati risposati) [è il segmento della relazione in cui si nota di più cosa significa guardare al mondo con la logica della misericordia invece che con quella della legge]; Accogliere le persone omosessuali [il passo in cui, senza bisogno di chiedere formalmente perdono, la Chiesa si mostra contrita per il ritardo con cui ha affrontato la questione (non ci sarebbe bisogno di raccomandare l’accoglienza degli omosessuali se non si ammettesse implicitamente di averli esclusi per anni) e nello stesse tempo lieta per il nuovo terreno offerto al suo operare]; La trasmissione della vita e la sfida della denatalità [un modo accorato di guardare alla situazione di solitudine che ha generato lo stop alla vita in questi anni. Ma dalla solitudine si può uscire: coraggio!]; La sfida sull’educazione e il ruolo della famiglia nell’evangelizzazione [amici: fate vedere - sul serio, nel vostro quotidiano - che il matrimonio è una cosa meravigliosa e tutto il resto andrà a posto da sé. Col tempo, ma andrà a posto].

Conclusione: “58. Le riflessioni proposte, frutto del dialogo sinodale svoltosi in grande libertà e in uno stile di reciproco ascolto, intendono porre questioni e indicare prospettive che dovranno essere maturate e precisate dalla riflessione delle Chiese locali nell’anno che ci separa dall’Assemblea Generale [...] prevista per l’ottobre 2015. Non si tratta di decisioni prese né di prospettive facili [sottolineatura nostra]. Tuttavia il cammino collegiale dei vescovi e il coinvolgimento dell’intero popolo di Dio sotto l’azione dello Spirito Santo potranno guidarci a trovare vie di verità e di misericordia per tutti. È l’auspicio che sin dall’inizio dei nostri lavori Papa Francesco ci ha rivolto invitandoci al coraggio della fede e all’accoglienza umile e onesta della verità nella carità”.

 

Synod14 - 11a Congregazione generale: "Relatio post disceptationem" del Relatore generale, Card. Péter Erdő, 13.10.2014

 

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