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«Piove, governo ladro!» 10 frasi diventate modi di dire

«Piove, governo ladro!» 10 frasi diventate modi di dire
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Vi proponiamo dieci frasi proverbiali che usiamo molto spesso, per commentare situazioni comuni con spirito ironico e pure un po’ saputo. Ma forse non di tutte conosciamo origine, storia e aneddoti. Alcune sono state pronunciate per commentare eventi decisivi, come incoronazioni e battaglie, da farsi o da disfarsi; una è apocrifa (ma ugualmente bella e importante); un’altra ancora è diventata famosa per essere stata ripetuta da una personalità di spicco della nostra storia politica. Ecco quelle che abbiamo scelto, in rigoroso ordine cronologico.

 

«Veni, vidi, vici»

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Si usa quando vincere è facile, non perché la situazione giochi in nostro favore, ma perché siamo così abili e competenti da rendere ogni battaglia una vittoria anticipata. L’espressione fu pronunciata da Cesare, che così annunciò la vittoria riportata il 2 agosto del 47 a.C. contro l'esercito di Farnace II a Zela, nel Ponto.

 

«Chi fa trenta può far trentuno»

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L'1 Luglio 1517 Papa Leone X (1513 – 1521) nominò nel concistoro trenta nuovi cardinali. Si accorse però di essersi dimenticato di un prelato di cui aveva molta stima e decise allora di aggiungerlo alla lista. Qualcuno si stupì della modifica tardiva e il Pontefice risposte con la celebre frase.

 

«Parigi val bene una messa»

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Oggi lo diciamo quando rinunciamo a qualcosa in vista di un bene e di un profitto più grande. Ma la “paternità” della celebre frase spetta a Enrico di Navarra, il capo degli Ugonotti che abiurò la fede calvinista per essere incoronato re a Parigi, nel 1594. Era uno dei tre “Enrichi” entrati in conflitto per la guida della Francia: gli altri due erano Enrico di Guisa, cattolico, e Enrico III, formalmente sovrano del Paese.

 

«E pur si muove»

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Galileo Galilei venne processato dall’Inquisizione per avere pubblicato un’opera, il Dialogo dei massimi sistemi del mondo, in cui sosteneva, tra le altre cose, la teoria copernicana (eliocentrica). Per evitare la scomunica, lo scienziato decise di abiurare la sua tesi. Giuseppe Baretti ricostruì il processo per il pubblico inglese e, volendo difendere la dignità di Galileo, gli mise in bocca una frase che intendeva ribadire, ad abiura compiuta, la convinzione che sia la Terra, e non il Sole, a muoversi. Oggigiorno «e pur si muove» si dice quando ci vengono offerte rassicurazioni che non ci persuadono del tutto.

 

«Volli, sempre volli, fortissimamente volli»

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Vittorio Alfieri lo scrisse nella Lettera responsiva a Ranieri de’ Casalbigi, inviata da Siena il 6 settembre 1783. Il poeta espresse in questa forma l’impegno intaccabile che assunse allorché, dopo la rappresentazione applauditissima della Cleopatra, determinò di volere essere un autore di tragedie.

 

«Vedi Napoli e poi muori»

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Agli inizi dell’Ottocento, Wolfgang Goethe, compì un tour in Italia. Come molti altri artisti del suo tempo, voleva ammirare e studiare le bellezze artistiche del nostro Paese. Nel corso del suo itinerario, raggiunse anche Napoli. Il poeta rimase talmente folgorato dalla bellezza e dall'opulenza della città da esclamare: «Vedi Napoli e poi muori».

 

«Piove, governo ladro!»

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Nel 1861 i mazziniani avevano preparato a Torino una dimostrazione. Ma quando venne il giorno fissato, incominciò a piovere così tanto da indurli a rinviare la manifestazione. «Il Pasquino», rivista satirica, commentò il caso pubblicando una vignetta di Casimiro Teia: tre mazziniani al riparo della pioggia dirotta, con sotto la legenda: "Governo ladro, piove!”. Secondo altri, però, l’esclamazione ha un’origine più antica e risale a quando il Granduca di Toscana mise la tassa sul sale. Allora la pesa avveniva nei giorni di pioggia. Il sale, ovviamente, pesava di più perché bagnato. Un’altra ipotesi, attribuisce la nascita dell’espressione ai contadini del Regno Lombardo-Veneto: quando pioveva prevedevano un raccolto più abbondante, e dunque tasse in proporzione più salate da versare al governo.

 

«Obbedisco!»

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Come ben sappiamo, a dirlo (o meglio, a telegrafarlo) fu Giuseppe Garibaldi il 10 agosto 1866. Con questa formula, il capo dei Cacciatori delle Alpi accettò l’ordine inviatogli dal generale Alfonso La Marmora, che gli aveva intimato di fermare l’avanzata verso Trento, durante la Terza guerra di indipendenza.

 

«Non c’è trippa per gatti»

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Come a dire: niente da fare, gira alla larga. In realtà il modo di dire nacque quando il sindaco di Roma Ernesto Nathan sospese l’acquisto mensile di trippa destinato ai gatti del Campidoglio. Sul libro del Bilancio Comunale qualcuno scrisse la frase passata alla storia: Nun c’è trippa per gatti.

 

«Il potere logora chi non ce l’ha»

++ E' MORTO GIULIO ANDREOTTI ++

Lo disse Giulio Andreotti, il quale a sua volta attribuì la citazione a un suo amico siciliano, rimasto anonimo.

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