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In pochi punti, cosa va e cosa no nel centro piacentiniano di Bergamo

In pochi punti, cosa va e cosa no nel centro piacentiniano di Bergamo
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Rilanciare il centro città. Da due anni a questa parte, ovvero da quando Giorgio Gori ha preso residenza a Palazzo Frizzoni, lo sentiamo ripetere spesso. L'Amministrazione comunale, infatti, non ha mai nascosto che uno dei suoi principali obiettivi è riportare la vita nel bellissimo centro piacentiniano di Bergamo, una ricchezza decisamente poco sfruttata dalla nostra città. La crisi che nell’ultimo decennio ha colpito città bassa, infatti, è conclamata. Attività in fuga, cittadini che preferiscono andarsene, assenza di luoghi di ritrovo: una difficoltà evidente, a cui ancora nessuno è riuscito a mettere fine. I motivi di questa crisi sono molteplici e, per certi versi, difficili da analizzare complessivamente. Altrettanto complicato è capire le contromosse adatte. Tutte le sporadiche e temporanee iniziative messe in campo fino ad oggi, infatti, si sono dimostrate inutili: al di là di qualche raro e ricorrente evento, Bergamo bassa è rimasta un “non-luogo”. La nota positiva è che la Giunta Gori, per la prima volta, ha concretamente affrontato la questione, provando a trovare una soluzione. La strada è complicata, ma il sindaco è sempre più convinto che sia necessario muoversi. E infatti il Comune bandirà un concorso internazionale sulla base degli esiti del programma di analisi e partecipazione svolto nei mesi scorsi.

 

 

L'indagine di TradeLab. Intanto, però, s'indaga. Si cerca di capire cosa e dove migliorare, quali sono le necessità e le richieste della gente. Proprio con questo obiettivo, il Comune di Bergamo e il Distretto Urbano del Commercio hanno commissionato uno studio a TradeLab, società del professor Luca Zanderighi della Statale di Milano. Come ha spiegato Gori, l'intenzione «era fotografare la situazione, con punti di forza e debolezze». La ricerca svolta da TradeLab, presentata il 24 maggio, si basa su un campione di 900 intervistati, di cui 500 residenti e 400 non residenti in città. Riassumendo all'estremo, possiamo dire che lo studio ci racconta di un centro cittadino che gode di buona salute, se si esclude il commercio. Peccato che il lato commerciale sia uno dei più importanti per la vita di un'area. Quindi qualcosa che non funziona c'è. Ma vediamo quali sono i risultati della ricerca di TradeLab attraverso alcuni semplici punti.

 

1) Reputazione

Partiamo dalle note liete. Il centro di Bergamo piace e, per tanta gente, assume una funzione sociale importante, godendo anche di una buona affluenza di persone in misura continuativa: la frequenza di visita, infatti, è particolarmente elevata, tanto per i residenti quanto per i non residenti. Complessivamente, il 45,6% degli intervistati dichiara di recarsi in centro più volte la settimana, percentuale che sale al 54,6 se si considerano i soli residenti a Bergamo. Il 73% lo considera attrattivo, il 78% addirittura «altamente vivibile» e per molti intervistati (più del 30%) nell’ultimo anno il centro è ulteriormente migliorato (solo l’8% sostiene che sia peggiorato). Tutte le iniziative messe in campo dall’Amministrazione, dunque, hanno ottenuto un ottimo riscontro tra gli intervistati, ma sono soprattutto il WiFi ampliato, l’Accademia Carrara e il sistema di informazione sui parcheggi a riscuotere il più alto gradimento.

 

2) Chi lo frequenta

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A frequentarlo sono soprattutto, tra i residenti, le donne e gli over 45, mentre tra i non residenti gli uomini e i giovanissimi. E già questo è un dato che inizia a far riflettere. La scarsa affluenza di giovani bergamaschi per le vie del centro piacentiniano lascia trasparire un'assenza di attrattiva dell'area, soprattutto dal punto di vista dell'intrattenimento. I giovani, infatti, richiedono luoghi di ritrovo e aree di aggregazione, elementi che mancano tra via XX Settembre, Sentierone e dintorni. Per chi arriva da fuori, invece, il discorso cambia: un pomeriggio in città, infatti, è spesso già di per sé uno svago quando si è ragazzi e per questo i giovanissimi non residenti amano fare quattro passi per le vie del centro. Ma viverlo e passeggiarci sono due concetti ben diversi. A ciò dobbiamo aggiungere che sono pochi gli intervistati che descrivono il centro di Bergamo come una meta di frequentazione abituale.

 

3) Come ci si arriva

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Affinché un posto sia frequentato c'è bisogno che sia anche facilmente raggiungibile. È così per il centro di Bergamo? In parte sì, in parte no. Pochi degli intervistati, infatti, hanno dichiarato di usare i mezzi pubblici per raggiungere l'area (solo il 27% usa l'autobus). Il mezzo preferito, dunque, è la macchina, almeno per il 46,3% di coloro che hanno risposto alle domande. Di questi, però, soltanto il 38,5% sosta nei vari multipiano, tanto che Gori sottolinea come, nei giorni feriali, il 30% dei posti auto presenti in queste strutture rimanga libero. La maggior parte preferisce parcheggiare per strada. La conseguenza di questa abitudine è logica: il tema della mobilità rappresenta la principale richiesta di miglioramento. Nello specifico gli intervistati chiedono di risolvere il problema del traffico (57,2%), dell'inefficienza del trasporto pubblico (31,7%) e soprattutto vorrebbero più parcheggi (30,4%). Cosa che a Gori non va molto giù: «Vorrei far notare contraddizioni nei comportamenti dei cittadini, che si lamentano di file e intasamento e poi si ostinano a usare mezzi privati, pur avendo alternative».

 

4) Cosa si fa

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Abbiamo visto che, nonostante alcune criticità, sono tante le persone che si concedono un giro in centro. Ma a fare cosa? Ci si va soprattutto per passeggiare (75,4%), andare nei bar (64,3%) o fare acquisti (64,3%). Attività generiche, ma che, di fatto, non riescono a trattenere a lungo i visitatori: il 74% degli intervistati, infatti, ammette di rimanerci da una a tre ore, quasi mai di più.

 

5) Commercio

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La nota dolente, però, arriva dalla voce commercio. Quello che dovrebbe rappresentare il centro nevralgico del commercio cittadino infatti (tanto che il 64,3% degli intervistati ammette di andarci per fare acquisti), in realtà fatica ad esserlo. Quasi un quarto del campione intervistato, infatti, non riconosce un'identità precisa all'area, che per qualcuno è punto di riferimento (25,9%) e per pochi altri di ritrovo (19,9%), nulla più. Vivibile, attrattivo, ma con scarso appeal in termini di acquisti: il 76,4% dei residenti sceglie, per fare compere, altri quartieri (50,1%) o Comuni (21,4%), se non addirittura l'e-commerce (4,9%). L’attrazione esercitata su chi vive fuori Bergamo si aggira attorno al 20% e non riesce a compensare la spinta in uscita. Alla domanda “Cosa manca al centro cittadino?”, emerge chiaramente l’esigenza di trovare i grandi marchi della distribuzione, della moda e della ristorazione, che invece nel centro città mancano. Per questo i competitor principali dal punto di vista commerciale sono i grandi shopping center, in particolare Curno e Orio, frequentati dall’82,9% delle persone e scelti da sempre più clienti per intrattenimento e tempo libero. Quasi un terzo delle persone ci va almeno una volta la settimana.

Le due sfide commerciali. Soffermandoci soprattutto sull'ambito del commercio (spesso vero volano per la ripartenza di un'area), se ne deduce che l’offerta di pubblici esercizi del centro città, avendo un carattere prevalentemente diurno, risulta adeguata a soddisfare una domanda soprattutto di tipo funzionale (consumi di residenti e lavoratori nell’area, frequentazione da parte di visitatori in concomitanza ad altre attività), ma meno in grado di attrarre domanda "spontanea" (frequentazione dell’area come destinazione per i consumi fuori casa, specie serali). Il professor Zanderighi spiega che, a suo parere, sono due le sfide che l'Amministrazione deve affrontare: riportare le «grandi insegne» in centro e impostare una «regia» per il futuro. Poi aggiunge: «La gente va fuori perché non trova risposta alle proprie esigenze. L’offerta è valida, ma è rimasta quella di 10 anni fa e va rinnovata: a volte chi vorrebbe spendere non ha modo di farlo, serve un cambiamento di mentalità».

 

 

Collaborazione con la cittadinanza. Gori si dice ottimista, sottolineando come le potenzialità del centro piacentiniano di Bergamo siano enormi. E ha ragione. Ma bisogna fare attenzione: rilanciare il commercio è fondamentale, ma come unica iniziativa non basta. Non può bastare. In tal senso diventa quasi obbligato ricordare il progetto Visioni Possibili, una proposta di rilancio e rivitalizzazione del centro piacentiniano di Bergamo redatta da un gruppo di cittadini coalizzati attorno ad associazioni ambientaliste e comitati di quartiere. Non solo fumo, ma anche tanto arrosto, come dimostra il fatto che Visioni Possibili sia stata selezionata per la 53° edizione del Congresso internazionale IFLA (International Federation of Landscape Architecture) andato in scena a Torino dal 20 al 22 aprile col titolo “Tasting the Landscape”. Ad esporre le linee guida della proposta è stata l’architetto Mariola Peretti a Il Giornale dell’Architettura. La professionista, infatti, è la presidente della sezione bergamasca di Italia Nostra, un’associazione di volontariato culturale che, sin dal 1955, organizza iniziative tese a diffondere nel Paese la «cultura della conservazione» del paesaggio urbano e rurale, dei monumenti e del carattere ambientale delle città. La sezione di Bergamo di Italia Nostra, attiva dalla fine degli anni ’50, può contare oggi sul sostegno di circa 100 soci iscritti presso la sede di via Ghislanzoni e sull’impegno attivo di un certo numero di loro che dedicano parte del loro tempo a proporre, programmare e seguire le diverse attività. Una collaborazione attiva tra Amministrazione e cittadinanza potrebbe essere l'arma giusta per rilanciare il centro città. Questa volta per davvero.

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