Qualche regola base da seguire se ci si vuole addormentare presto

La difficoltà ad addormentarsi, o semplicemente anche decidere che è l’ora di andare a letto, è spesso un problema di connessione elettronica e mentale o anche di troppa comodità. Pare però che qualche stratagemma semplice e partico ma soprattutto efficace per forzare un po’ il sonno esista.
Niente caffé e niente smartphone. Ovvero niente tazzine di caffè nel dopocena, soprattutto se avete un rapporto un po’ burrascoso con Morfeo. È ormai scientificamente provato che la caffeina non solo ha in sé una componente eccitante, ma che questa andrebbe ad influire anche sull’orologio circadiano, ritardando cioè le lancette della nostra voglia di sonno. Un fatto tanto più probabile se alla caffeina si unisce pure la connessione a dispositivi elettronici. Un'indicazione, dunque, a dire stop all’invio di mail, uso di internet e di fonti di luce luminosa artificiale nelle ore immediatamente precedenti l’addormentamento. Almeno se non si vogliono perdere 40 minuti circa di buon sonno.
Uno studio condotto dall’Harvard Medical School di Boston, negli Stati Uniti, in collaborazione con altri istituti americani, e pubblicato su Science Translational Medicine, avrebbe infatti attestato che bere un doppio espresso, tre ore prima di andare a dormire, continuando poi a lavorare mentalmente connessi ai propri impegni lavorativi, altera sensibilmente il cronometro interno, quello cioè preposto a segnalare all’organismo che è giunto il momento di staccare la presa da ogni attività elettronica e andare a dormire o anche di riconnetterla svegliandosi. La caffeina e i suoi effetti e il post lavoro costringerebbero in buona sostanza l’orologio biologico del sonno-veglia a spostare in avanti di 40 minuti le lancette. Questo però se, la sera e dopo il caffè, ci si espone a fonti luminose lievi. Con effetti molto peggiorativi, pari anche a 105 minuti di ritardo, se nelle tre ore successive alle tazzine, lo schermo di computer, tablet o pc emana invece una sorgente di luce molto intensa.
Accendete la lavatrice. Sembra impensabile, addirittura contradditorio, invece accendere un frullatore, la lavastoviglie, la lavatrice o un qualsiasi altro elettrodomestico disturbante può essere utile a predisporre il cervello al sonno. Questi suoni vengono infatti definiti rumori bianchi, i quali, oltre ad attutire suoni presenti nell’ambiente davvero eccitanti per la mente, verrebbero letti dal cervello, e a livello psicologico, come rumori associati al momento di chiudere baracca e burattini e andare a letto. La spiegazione secondo gli esperti della Johns Hopkins americana sarebbe riconducibile a un riflesso condizionato. Ovvero l’ascolto di questi rumori (elettro)domestici indurrebbe sul cervello lo stesso effetto benefico di alcuni altri rumori pacificanti naturali e tali da stimolare il sonno, come ad esempio il rumore delle onde dell’oceano, un ruscello o anche le pale di un ventilatore.
Non spalmatevi sul divano. Qualunque attività post-serale vogliate fare, guardare la televisione, sferruzzare o leggere un libro, progettatela in un contesto poco confortevole. Ovvero una poltrona che non sia ergonomica, avvolgente, morbida, in una parola: comoda. Essere infatti seduti in un luogo che costringa a spostarsi continuamente, come ad esempio una sedia da cucina dura e legnosa, andando alla ricerca di una posizione che metta a proprio agio, invoglierebbe, sempre secondo gli esperti della Johns Hopkins americana, a interrompere l’attività in corso, qualunque essa sia, e a desiderare di stendersi per chiudere finalmente palpebre e orbi.