Quando le coppie durano di più Consigli degli anziani ai giovani
Un articolo di Natalie Shoemaker su Big Think (Old Couples Tell Researchers the Secrets to a Happy Marriage) ripreso da Linkiesta.it riporta i risultati di uno studio americano - del gerontologo Karl Pillemer, della Cornell University - su 400 coppie formate da anziani over 65 felici del loro matrimonio unico e durato tutta la vita. Quali le risultanze dell’indagine?
- Durano di più le coppie in cui ci si parla. Tenersi tutto dentro fa male. Prima o poi si deflagra.
- Durano di più le coppie che hanno aspettato un po’ prima di decidersi. Meglio conoscersi bene, e magari poter fare qualche confronto con esperienze pregresse finite male.
- Possono sperare di aver successo le coppie che si sposano non pensando che il matrimonio durerà fino a tanto che durerà la passione, ma assumendolo come un impegno del tipo “fine coppia mai”. In questo caso i periodi di magra o di calma piatta vengono risolti sul modello di chi si trovi in mezzo al mare e non possa sperar di salvarsi abbandonando la zattera.
- Nello stesso modo felice procede il viaggio delle coppie in cui ciascuno si fa carico delle debolezze o delle sofferenze dell’altro. In questo modo è più facile superare difficoltà (contentious issues) quali un diverso modo di intendere l’educazione dei figli, opinioni divergenti circa la gestione del budget familiare, l’appartenenza religiosa, le feste da passare coi miei o con i tuoi. O altrove.
Questo, in sintesi, quel che risulta dall’indagine. Da rovescio la questione si presenta così:
- non crediate di potervi sempre tener tutto dentro, perché gli anni continuano a passare imperterriti, mentre il palloncino delle memorie grame ha un limite di elasticità piuttosto basso. Pufff! e i piatti decollano.
- Non sposatevi al primo giro di valzer degli ormoni e non prendete niente a scatola chiusa, perché potreste trovarvi davanti, come dice la canzone, a un mellone uscito bianco, un’anguria acerba, invece di una matura, rosso fuoco. In aggiunta, se non avete mai percorso le strade che portano alla fine di un amore vi troverete messi male quando la prospettiva di una fine immediata della festa si presenterà con la faccia bianca e tremenda che fa dire: “Ah, ma io non pensavo proprio che dovesse andare così”, o “Io mi credevo tutt’altro”. Proverbio latino: Lo stolto si riconosce dal fatto che continua a dire “Ma io pensavo…”.
- I matrimoni tipo Messico e Nuvole, quelli che si inventano posti strani - cioè si danno motivazioni acrobatiche - per pronunciare un sì, ma un sì che forse è no; i matrimoni nati da situazioni di contrabbando, per restare con Jannacci, si squagliano presto, come nuvole (appunto) al vento. Per evitarlo fate piuttosto come Ibn al-Tariq sulla spiaggia di Gibilterra: quando decidete di sposarvi, incendiate le navi dietro di voi. Nelle parole di un’altra tradizione: bruciate l’aratro quando capite dove porta la vita, non volgetevi indietro. C’è una cosa peggiore che far le cose sbagliate: farle sbagliate a mezzo. Un santo sacerdote, anni fa, usava l’espressione: fermarsi alle tette.
E poi: guardate che tutto ciò che accade a quello con cui avete deciso di vivere, non riguarda solo lui. Riguarda la vostra unità. Non è una cosa soltanto “spirituale”, tanto è vero che se resistete pervicacemente nel mettervi un profumo che l’altra metà non tollera non state bene voi e male l’altro: state male in due. Lui (o lei) per via dell’odore che non tollera, voi per la faccia che fa, per il muso che tiene per tutta la sera. Dice: ma il profumo me lo metto io. Non è vero, il profumo si spande. Come si spandono i problemi dei figli, i rendiconti della banca, la capacità dell’armadio delle scarpe o delle cravatte e i giorni in meno di vacanza. Dunque: le strategie o sono comuni o non sono strategie. Son solo occasioni per farsi la guerra. Dei Roses come di qualunque altro.
Lo studio del gerontologo, rovesciato, dice questo. Ma lo dice ad esperienza felicemente protrattasi, per non dire conclusa. Sarebbe interessante capire come si fa, quando ci si trova in mezzo, a scegliere la strada giusta senza che questo comporti una pesantezza tale da indurci, al passo seguente, a mollar tutto. Perché anche fare le cose giuste, alla lunga, pesa da maledetti, se la loro giustizia non ci appartiene.
Cosa che, del resto, capita piuttosto di frequente. A chiarir questo punto delicato non bastano però gli studi sul vecchietti. Entra in campo un altro fattore, più importante di tutti, che taluni chiamano “fortuna di aver incontrato la persona giusta”, altri “la grazia di aver incontrato qualcuno che non ha smesso un secondoo di tenerci la propria mano sulla testa”. Che vuol dire sulle spalle, lo stomaco e, giù giù, tutto il resto.