Quel partigiano di Alzano Lombardo salvato da un soldato tedesco... per amore
Costantino Suardi dopo l’8 settembre 1943 fuggì da una caserma piacentina con l’inganno, camminò fino a casa e si unì alla Resistenza

di Clara Scarpellini
«La speranza è l’ultima a morire», raccontano gli alzanesi Paolo e Carlo, figli di Costantino Suardi, oggi ultrasessantenni. L’8 settembre 1943 l’Italia firmava l’armistizio e si spaccava in due: il Sud veniva liberato dagli Alleati, mentre il Nord cadeva sotto il controllo dei nazisti e della Repubblica sociale italiana (Rsi) di Mussolini.
In un Paese allo sbando, nacque la Resistenza: uomini e donne si organizzarono in bande partigiane per combattere l’oppressione. Tra loro c’era anche un giovane di Alzano, Costantino Suardi.
Costantino si trovava a Piacenza, arruolato in una caserma ormai sotto controllo tedesco. «Erano i primi giorni dopo l’armistizio e nostro padre era lì con altri militari italiani - raccontano i figli Paolo e Carlo -. Tutti loro si trovarono davanti a una scelta: aderire alla Rsi oppure rifiutare e finire deportati nei lager tedeschi».
Chi si opponeva veniva ucciso o spedito in Germania, dove lo attendevano fame e lavori forzati per sostenere l’economia di guerra.
Ma il destino, a volte, si traveste da Croce Rossa. «Un amico di nostro padre, che ne faceva parte, gli disse di procurarsi una fascia bianca, disegnare una croce rossa sopra e aspettarlo». Con quella finta divisa, attraversarono insieme il cancello della caserma, nessuno li fermò.
Costantino era libero, ma la libertà vera era ancora lontana (...)
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