12 anni dopo la finale persa con la Grecia

Quella profezia di Cristiano Ronaldo all'eroe per caso del Portogallo

Quella profezia di Cristiano Ronaldo all'eroe per caso del Portogallo
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Per capire le lacrime di Cristiano Ronaldo al termine della finale di Euro 2016 vinta contro la Francia padrone di casa, bisogna fare un salto indietro nel tempo. Precisamente agli Europei giocati in Portogallo nel 2004. Italia vittima del biscotto svedese, Spagna e Germania fuori ai gironi e i portoghesi che sognano raggiungendo la finale davanti al proprio popolo: è il loro anno, lo sanno bene. In squadra ci sono fuoriclasse del calibro di Figo, Deco, Rui Costa e un giovane (allora 19enne) Cristiano Ronaldo. Di fronte la Grecia, ultimo ostacolo da superare per salire sul trono d’Europa. A rovinare la festa ad un intero popolo ci pensò Aggelos Charisteas - ai tempi giocatore del Werder Brema, oggi in pensione - con un colpo di testa che gelò lo stadio Da Luz di Lisbona. Ecco, quella è stata la più grande delusione calcistica della storia del Portogallo. Cristiano Ronaldo uscì dal campo in lacrime, ma nella sua testa sapeva già che, un giorno, avrebbe alzato al cielo quella coppa.

 

eder gol in finale europei

 

Eroe per caso. Quel giorno è arrivato 12 anni più tardi, in Francia. A segnare il gol del vantaggio per il Portogallo, a dieci minuti dalla fine del secondo tempo supplementare, ci ha pensato Eder, guineense naturalizzato portoghese che nell’ultima stagione ha vestito la maglia del Lille. Il più classico degli eroi per caso. «Tu, entra e segna», gli dice Cristiano Ronaldo, in panchina dopo l'infortunio che lo ha costretto a lasciare il campo dopo appena 25 minuti di gioco. «Io? Ma se avrò giocato 50 minuti in questo Europeo!» sembra rispondere Eder. Ma la fiducia da parte del leader lusitano è bastata al numero 9 per tirare quella legnata dal limite dell’area e battere Lloris. Portogallo campione, con un eroe per caso nato in Guinea ma dall'infanzia trascorsa in Portogallo con il pallone tra i piedi. Il 10 luglio la partita più importante, il giorno più bello della sua vita. Un eroe per caso, nulla di più. Se Dio esiste, sicuramente ama il calcio. E ha guardato giù nel momento decisivo.

 

Portugal's players celebrate with the trophy after their team's 1-0 win in the Euro 2016 final football match between Portugal and France at the Stade de France in Saint-Denis, north of Paris, on July 10, 2016. / AFP / PHILIPPE LOPEZ (Photo credit should read PHILIPPE LOPEZ/AFP/Getty Images)

 

Boa sorte. Certo, anche la fortuna ha fatto la sua parte. Il girone dei lusitani era sicuramente il più facile della competizione: Ungheria, Islanda ed Austria, con la squadra di Fernando Santos che è riuscita a qualificarsi agli ottavi soltanto come una delle migliori terze grazie a tre pareggi. Poi la fase ad eliminazione diretta: prima la Croazia, eliminata ai supplementari grazie ad un gol dell’ex Inter Quaresma; ai quarti la Polonia, col passaggio del turno arrivato ai calci di rigore; in semifinale il Galles, spedito a casa solo con due lampi nella ripresa dopo un primo tempo anonimo. Fino ad arrivare alla finale contro la Francia, vinta al 110’. Ma la differenza tra chi è forte e chi entra nella storia è data proprio dalla fortuna: probabilmente nessuno si sarebbe ricordato di questa squadra se avesse avuto un girone più difficile o se, a maggior ragione, fosse finita dal lato sbagliato del tabellone (quello dell’Italia, con Germania, Francia e Spagna).

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Portugal v France - UEFA Euro 2016 - Final - Stade de France
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Il più forte del mondo. La finale ha probabilmente consacrato Cristiano Ronaldo come il giocatore più forte del mondo. “Ma ha giocato solo un quarto d’ora”, penserete. E avete ragione. Ma il campione si differenzia da tutti gli altri calciatori anche per quello che riesce a dare fuori dal campo. Idolo di un Paese intero, si è caricato la squadra sulle spalle fin dalla prima partita. Il passaggio del girone è arrivato grazie ad una sua doppietta (contro l’Ungheria). Al momento dell’uscita dal campo durante la finale, le lacrime, che sembravano non voler smettere di scendere. Sogno infranto? No. Ronaldo si siede in panchina, sconsolato, con la tremenda paura di dover rivivere una giornata simile a quella di 12 anni prima. Ma intanto carica i suoi compagni, li spinge a dare il massimo, profetizza il gol di Eder. Poi, ai supplementari si alza in piedi. Decide che da quel momento l’allenatore sarà (anche) lui. Soffre, tantissimo. Glielo si legge in volto. Poi, al fischio finale, si butta di nuovo a terra. Altre lacrime. Ma questa volta è solo gioia. L’immagine più quella di questi Europei.

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