Regione e Aler concedono 11 alloggi a titolo gratuito a donne vittime di violenza a Bergamo
Presentata questa mattina nella sede dell'Azienda. Otto appartamenti in Bergamasca, tre nel Lecchese. Paolo Franco: «Dalla Regione un appoggio concreto per riprendere a vivere»
di Wainer Preda
Undici alloggi, di cui otto in Bergamasca e tre nel Lecchese, in cui andranno a vivere donne vittime di violenza. È l'esito di un'importante collaborazione fra i centri antiviolenza, le associazioni e gli assessorati alla Famiglia e all'Housing sociale di Regione Lombardia.
L'iniziativa è stata presentata questa mattina (12 febbraio) nella sede di Aler Bergamo, dagli assessori regionali Elena Lucchini e Paolo Franco.
«Siamo partiti da un dato di fatto - ha spiegato Lucchini -. Le donne vittime di violenza domestica spesso non escono di casa, talvolta non denunciano nemmeno, perché un'abitazione alternativa non ce l'hanno e dunque sono costrette a rimanere accanto al loro aguzzino, o addirittura a tornarci dopo essere state per mesi in alberghi o case di fortuna».

Per questo la Regione si è mobilitata con un sostegno concreto. Mettendo a disposizione di queste donne alloggi di varie metrature (simboleggiati dalla consegna delle chiavi) in cui possano andare a vivere da sole o con i loro figli. «Le case saranno concesse a titolo gratuito - ha spiegato Lucchini -. Nei tre milioni che abbiamo investito, trecento mila euro andranno al pagamento delle utenze domestiche. Accanto a questo investimento sulle vittime, che tornano a vivere dopo un periodo buio e oscuro senza prospettive, abbiamo messo in campo un percorso che porterà queste donne all'autonomia lavorativa. Abbiamo preparato un bando apposito».
Dunque alloggi, lavoro e la possibilità di avere una via d'uscita reale, dopo anni di angherie subite. «Siamo consapevoli di quanto sia sentito questo tema sociale - ha aggiunto Franco -, per questo da parte del mio assessorato non c'è stato alcun dubbio nell'appoggiare quest'iniziativa, mettendo a disposizione alcuni dei nostri alloggi. Fermo restando che il problema della violenza sulle donne è anche culturale e, permettetemi, vergognoso».
«La nostra società non si può macchiare di queste violenze - continua l'assessore -. Per questo abbiamo deciso, come in altri casi, di dare una casa a chi ne ha davvero bisogno, per consentire a queste donne di avere un punto di rinascita, restituire la dignità che qualcuno voleva toglier loro. Abbiamo scelto un'iniziativa concreta: casa e poi lavoro. Perché vanno bene i gesti simbolici come le panchine rosse, ma non servono a nulla se non seguiti da passi veri, tangibili».

«Aler Bergamo, Lecco e Sondrio è orgogliosa di partecipare a questa iniziativa, che consegna alle donne un rifugio dall'esterno, importante anche psicologicamente» ha aggiunto il presidente Corrado Zambelli. Mentre dai Centri antiviolenza si congratulano perché «è da 25 anni che ascoltiamo il territorio e abbiano sempre avuto difficoltà a parlare con le istituzioni: questa sensibilità, per donne che hanno l'inferno dentro, finalmente è arrivata. Consideriamo questa iniziativa come una sperimentazione - aggiungono - e lanciamo un appello perché oltre alla Regione si uniscano altre istituzioni pubbliche, visto che il problema ha dimensioni notevoli».
A farsi garante dell'impiego degli alloggi saranno proprio i centri antiviolenza accreditati in Regione. Nella fattispecie, per questa operazione in Bergamasca Aiuto Donna , Generazione Fa e Sirio Csf. Mentre per il Lecchese, l'Altra metà del Cielo-Telefono donna. Nei prossimi giorni sarà aperto un nuovo bando per l'assegnazione di altri alloggi.
Consolante, poco, ma qualcosa di buono, non siamo poi così menefreghisti