«Riaprirò la mitica trattoria della polenta taragna a Ponte Merlo»
«La gestiva mia madre, si trovava dopo l’Orrido di Bracca ed era famosa in tutta la Bergamasca anche per il brasato e i casoncelli». La figlia Roberta - avvocato - è console onorario dell’Italia in Arizona
di Paolo Aresi
Giuseppe Gentili ha un sogno: riaprire la trattoria di sua madre, la mitica trattoria di Ponte Merlo, quella della polenta taragna. Gentili ha ottantatré anni ed energia da vendere: non se ne sta con le mani in mano, ha ricomprato lo stabile, laggiù, dopo la Galleria. Ma oggi, qui al Giopì e la Margì, in Borgo Palazzo, trattoria che in qualche modo gli ricorda quella di sua madre, racconta anche altre cose.
Per esempio racconta di un ragazzo americano, Michael Purcell, che voleva tornare nel Paese di origine di suo nonno Pietro, il padre della sua mamma. Michael viveva in Arizona, i suoi avevano un ranch. Sapeva che suo nonno Pietro era originario di Costa Serina, e che proprio da Bracca era partito alla volta dell’America, in quegli anni di miseria. Partì da Bracca perché nel paese all’inizio della Val Serina viveva un uomo che cercava di aiutare i giovani volonterosi che cercavano fortuna nelle Americhe, li aiutava per i documenti, ma anche economicamente. Nonno Pietro Gherardi riuscì a partire, raggiunse il Michigan, fece il minatore, conobbe una ragazza, Mary, pure figlia di italiani, si sposò. Mary era figlia di locandieri: Pietro smise di fare il minatore e insieme misero su uno di quei ristoranti all’americana, hamburger, uova al prosciutto e via. Gli affari andarono molto bene. Ebbero due figli, un maschio e una femmina che sposò un ingegnere: dal loro matrimonio nacque Michael.
Giuseppe Gentili è felice di raccontare. Lui oggi è direttore del Bim (Bacino imbrifero montano), ma è stato per tanti anni sindaco di Bracca e del suo paese conosce ogni storia. Gentili ha anche scritto un libro con le vicende della sua gente. Ma le peripezie di Michael lo riguardano molto da vicino. Racconta: «Michael è cresciuto nel ranch in Arizona. Poi, un giorno di fine anni Novanta, si è messo in viaggio. Ha preso l’aereo, il treno, poi la corriera ed è sceso, per sbaglio, a Oltre il Colle. Ma non sapeva l’italiano e faceva fatica a capire dove si trovasse».
Cercasi traduttrice. Gentili sorride, dice che il destino è strano, ma che alla fine i conti tornano. Dice che la sua gente la chiamano: “I litiganc de Braca”. «Ci chiamavano così - dice - perché la proprietà a Bracca è molto spezzettata e quindi anche la litigiosità... Ma il frazionamento dei terreni ci ha salvato dai grandi interventi edilizi, è stato una fortuna. Bracca, in fondo, si è conservata abbastanza bene a differenza di altri paesi vicini». Poi, l’ex sindaco torna a parlare di Michael: «Quel ragazzo, insomma, è riuscito a raggiungere Bracca, prima del buio; ha preso una camera in un alberghetto del paese. E sono venuti a chiamarmi perché io ero il sindaco e si cercava una persona che sapesse bene l’inglese... allora ho chiesto a mia figlia Roberta se poteva prestarsi e lei ha accettato».
Ecco perché la storia di Michael è così importante per Gentili. I due giovani avevano più o meno la stessa età: traduci oggi e traduci domani, hanno scoperto di trovarsi molto bene l’uno con l’altra. Si sono sposati nel 2003.
Nel ranch. E qui comincia la seconda parte della storia, narrata per telefono dalla stessa Roberta, che oggi vive in Arizona, nel ranch, ma fa l’avvocato a Prescott che era l’antica capitale dello Stato di cui Phoenix è la città più conosciuta. Racconta Roberta: «Dopo il matrimonio con Michael mi sono trasferita qui, in Usa. La vita nel ranch è bellissima, è un posto grande, con gli animali, i cavalli, un’immensa fattoria. Certo, l’America è un mondo diverso dal nostro, meno legato alla tradizione, alle relazioni familiari e alle relazioni in generale. È un mondo se vogliamo più libero, più dinamico, e anche più individualista. Sono arrivata nel ranch con l’idea di fare comunque il mio lavoro di avvocato, a Bergamo avevo già lavorato nello studio Zonca... ma la mia laurea non era considerata valida negli Stati Uniti, e si può capire, perché ordinamenti e leggi sono differenti. Allora mi sono messa di nuovo a studiare e mi sono presa la mia laurea anche qui. Ho cominciato a lavorare, mi sono capitati casi riguardanti nostri emigrati italiani e sono entrata in contatto con il consolato generale».
La collaborazione di Roberta è stata preziosa, al punto che il console ha proposto che Roberta diventasse console onorario dell’Italia negli Stati Uniti, in Arizona: la proposta è stata approvata. I fili della storia si annodano e riannodano. Cento anni fa il nonno di Michael arrivava negli Usa da Bracca, oggi la moglie di Michael è diventata console onorario in Arizona. E pure arriva da Bracca. «Non so che cosa dire, sono coincidenze, sono storie che alla base hanno certamente la provenienza geografica, ma anche la volontà, il desiderio di fare qualcosa di buono, attraverso il lavoro». Nelle settimane scorse, Roberta ha scoperto un giro di prenotazioni e biglietti dei musei italiani a prezzi maggiorati da parte di un’agenzia viaggi che organizzava visite in Italia: una truffa che è stata smascherata. Ha ricevuto i complimenti da parte del direttore degli Uffizi di Firenze, Eike Schmidt.