Ecco come sarà il Grande Circolino E forse arriva anche il Conservatorio
Chiamarlo Circolino sarà sempre più in contrasto con la realtà delle cose. Il diminutivo affettuoso ha senso, viste le origini, ma dall’ultimo ampliamento già è diventato eccessivamente minimizzante. Presto diventerà un gigante, triplicando praticamente gli spazi a sua disposizione. Una storia di successo partendo dal fatto di essere un punto di riferimento per la Città Alta dei piani bassi: gli anziani, che lì hanno un punto di ritrovo; i giovani che ci vanno il sabato sera perché è bello, e perché ci si può arrivare coi mezzi pubblici; le famiglie, perché lo spazio è comodo e accogliente; le associazioni, poi, e ultimamente tantissimi turisti. Il Circolino, poi, non offre solo ristoro sotto la frasca del suo giardino, ma si occupa di inserimento lavorativo di soggetti fragili ed è attento alle iniziative culturali. Gestito dalla Cooperativa Città Alta, sarà al centro della rinascita dell’ex carcere di Sant’Agata, con un ampliamento si tre livelli (1.200 mq in più) e un’operazione da 3 milioni e 600mila euro.
Conservatorio in pole position. Non solo: nella restante porzione di quello che nacque come convento dei Teatini – 2.200 mq - ci sarà probabilmente, anche se la certezza ancora non c’è, il Conservatorio: un suo ritorno in Città Alta – era in via Arena, poi si è trasferito in via Palazzolo – è auspicato da più parti: Comune, Soprintendenza, Ministero dei Beni culturali. E dal direttore stesso dell’Istituto Superiore di Studi Musicali «Gaetano Donizetti», Emanuele Beschi, fratello del vescovo. «Ci proviamo — dice il sindaco Giorgio Gori —. Siamo aspettando da un anno e mezzo che venga approvato il decreto della disposizione di legge che assegna un finanziamento di 30 milioni per l’edilizia destinata agli istituti di alta formazione artistica e musicale. Quando quella disposizione si concretizzerà, bisognerà comunque procedere a un bando». Come soluzioni di riserva ci sono: la realizzazione di un contenitore per associazioni che promuovono attività sociali e culturali, già attivato in forma transitoria in questo anno e mezzo; o, in alternativa, un ostello rivolto a un turismo low-cost, più calzante con l’attuale domanda.
L’accordo siglato ieri. Comune di Bergamo, Agenzia del Demanio, Mibact (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) e Soprintendenza hanno siglato un accordo che prevede nuove funzioni e destinazioni per il complesso realizzato dai padri Teatini nel XVII secolo, carcere fino al 1977. Viene raggiunta quindi, a poco meno di 5 anni dall’accordo precedente (datato maggio 2012) una nuova intesa. Un nuovo accordo che nasce dall’esigenza di superare l’intesa raggiunta durante l’Amministrazione Tentorio: le indicazioni del programma di valorizzazione sottoscritto nel maggio 2012 (Sant’Agata come struttura turistico-ricettiva e alberghiera di alto livello, un unico compendio composto dai complessi dell’ex carcere di Sant’Agata ed ex convento del Carmine, percorsi di carattere archeologico e storico artistico da realizzare mediante itinerari tematici) si sono dimostrate impraticabili, come ha anche confermato l’insuccesso dell'avviso di manifestazione d'interesse promosso nel 2015, con una valorizzazione troppo gravosa per i possibili gestori e declinata soprattutto su un’attività privata di lusso, oggi non più percorribile. L’attuale Amministrazione ha deciso quindi di perseguire un diverso percorso, condiviso con tutti i soggetti coinvolti, scindendo in primis i destini dei due complessi quali Sant’Agata e il Carmine, andando poi a creare un mix di funzioni in grado di promuovere un progetto di alto livello qualitativo improntato soprattutto su destinazioni pubbliche/culturali e garantendo una maggiore sostenibilità economica all’intera operazione.
Come sarà il «Grande Circolino». Il progetto per l’ampliamento è stato firmato dagli architetti Melania Licini, Angelo Colleoni e Paolo Belloni. Demanio e Soprintendenza l’hanno approvato, con qualche modifica. Cambia innanzitutto l’ingresso del locale: sarà spostato più a destra come nella chiesa originaria, in asse con vicolo Sant’Agata, quindi visibile dalla Corsarola (oggi è nascosto dietro l’angolo dell’edificio di fronte). A piano terra restano bar e la pizzeria: nell’abside ci va la cucina. Al primo piano, un locale ristorante tutto nuovo e gli uffici della Cooperativa. Spettacolare l’ultimo piano, destinato a sala multiuso aperta alla città, con gli affreschi del pittore Salvatore Bianchi ben visibili sulla volta. I progettisti tengono a sottolineare l’importanza di percepire la volumetria del complesso non appena superata la soglia d’ingresso: per questo si vuol realizzare un pozzo-luce – una vasta asola nei soffitti, sostanzialmente, attraverso cui poter spingere l’occhio fino alla volta, 12 metri più sopra – rimuovendo parte della campata dell’ex chiesa. La Soprintedenza, però, ha fatto capire il direttore Giuseppe Napoleone, potrebbe chiedere di ridurre l’ampiezza di tale asola. I lavori – tenendo conto dei tempi per la progettazione preliminare e definitiva, per il rilascio delle autorizzazioni, per il cantiere vero e proprio – dovrebbero terminare entro il 2019.
Convenzione di 50 anni tra Comune e Cooperativa Città Alta. Per ottenere il finanziamento necessario per fare i lavori, la Cooperativa ha bisogno di certezze economiche. Certezze date dagli incassi. Per questo il Comune è pronto a stipulare una convenzione di lungo corso per l’utilizzo dei locali, forse addirittura 50 anni. «Abbiamo già fatto la richiesta alla Bpm e abbiamo trovato ascolto, attenzione e disponibilità — ha detto Aldo Ghilardi al Corriere della Sera Bergamo, presidente della Cooperativa, emozionato per l’accordo —. Non so se riesco a far capire la mia felicità: da 35 anni eravamo precari, con il nostro sogno di diventare più grandi. Abbiamo fatto dei lavori, ma eravamo sempre in bilico. È un motivo di orgoglio e di responsabilità: la Cooperativa farà tutti gli sforzi possibili per realizzare il progetto».