Su un sito le interviste ai cardinali

"Ser alégres", lo stile di lavoro chiesto dal Papa al Sinodo

"Ser alégres", lo stile di lavoro chiesto dal Papa al Sinodo
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“Dàje Francesco”, si leggeva sulle magliette in occasione della visita del papa a Guidonia nel marzo scorso. Tifo diffuso e dominante, se oggi basta digitare quelle due parole su Google che in 0,32 secondi vengon giù circa 602.000 risultati nei quali il riferimento al papa prevale di gran lunga su quello al re della stessa Urbe, er pupone Totti. Daje che ce 'a famo (forza che ce la facciamo) viene da dire al secondo giorno del Sinodo straordinario (in tutti i sensi, ma soprattutto in quello di “meraviglioso”) sulla famiglia. Daje che ce 'a famo, Francé, perché a partire dalla messa di domenica qualcosa deve essere successa se le facce dei “padri sinodali” sono cambiate e le loro parole anche.

La relazione introduttiva del cardinale Péter Erdő (ma bisognerebbe dire Erdő Péter, perché in ungherese il cognome precede rigorosamente il nome) è stata di per sé un evento stupefacente, nel quale si è visto chiaramente come il Sinodo non si proponga come un convegno di teologi sulla famiglia cristiana, ma come una presa di responsabilità della Chiesa nei confronti delle famiglie del mondo. Una lucidità incredibile quella del cardinale di Budapest. La relazione è in rete, si può leggere tranquillamente, è per tutti e fa posto a tutti. La Chiesa ha a cuore i suoi figli e anche, si potrebbe dire, quelli degli altri se in realtà non si capisse che nessuno è di altri, perché tutti gli uomini - come conclude la relazione - appartengono a Cristo. Davvero il Sinodo sembra voler essere la proposta della bellezza di questa appartenenza che ha nella famiglia - ma detto così è un po’ astratto. Meglio - nelle famiglie, nelle tante famiglie innamorate, un riverbero inoppugnabile, che bisogna proprio mettersi l’avambraccio di fronte agli occhi per non vederlo.

Dunque, forza Erdő, che ‘n c’a famo (versione testaccina della forma precedente). Ma la Sala Stampa vaticana ha regalato al mondo anche un’altra occasione di tifo, approntando un sito che presenta una serie di brevi video nei quali vescovi, cardinali, laici e altri personaggi rispondono a due domande semplicissime: Qual è la sensazione dopo la prima giornata; Quali le sfide che la famiglia sta affrontando nel paese dell’intervistato.

Bene: chi risponde non ha una faccia “da messa”. Tutti hanno facce che, mentre parlano, brillano. Non sembrano affatto preteschi: sono uomini e donne da battaglia, ma lieti. Tutti che sottolineano due cose: come il papa abbia raccomandato di parlare con libertà e di ascoltare con disponibilità - e sembra che la cosa abbia prodotto un effetto dirompente, come di una cappa che si squarcia, di una nebbia che si dirada. Come sia importante la “sinodalità”, altra parola francesc- (come si dice: “di Francesco”, senza che si pensi al santo di Assisi?) la “sinodalità" che papa Francesco ha gettato su un terreno evidentemente buono, se tutti dicono che la bellezza di questo sinodo è che se la stanno giocando insieme, unitariamente, come padri e madri affiatati, questa bella battaglia dello spirito cui sono stati convocati.

Chi scrive predilige, fra le tante, l’Entrevista al Cardenal Lluís Martínez Sistach, Arzobispo de Barcelona, ma è probabile che c’entri molto l’amore per lo spagnolo. Il presule, che già nella schermata iniziale del video ha la faccia di chi sta per dire una cosa bella, racconta di come, richiesto di tenere una breve meditazione all'inizio dei lavori, abbia proposto alcuni versetti di san Paolo, in cui - fra mille altre sollecitazioni - si esortano i cristiani ad adottare un particolare stile di lavoro, uno stile che avrebbe certamente informato anche i contenuti. E questo stile consiste nell’essere alégres per essere stati chiamati a lavorare per la Chiesa. Per costruire la chiesa anche per il papa attuale è importante ser alégres (essere lieti, gaudere, come dice Paolo nella lettera ai Filippesi). Per le famiglie di tutto il mondo è importante che i genitori siano alégres, lieti di essere stati chiamati a svolgere un compito importante: quello di testimoniare, nel loro amore, l’amore che Dio ha per la sua Chiesa e per gli uomini tutti suoi figli.

Ci attendono almeno due settimane liete, dunque. E dopo? più liete ancora, crediamo.

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