S'è aperto il passaggio a Nord-Ovest Ovvero la scorciatoia polare
Il passaggio a Nord-Ovest è ora percorribile dalle navi mercantili. Il valico che servì da ponte alle migrazioni che portarono al popolamento delle Americhe, ben prima della loro scoperta, ha perso molto del suo manto ghiacciato a causa delle alte temperature che si sono registrate quest’estate, del riscaldamento globale e del periodo dell’anno. Nella prima metà di settembre, infatti, il passaggio registra i livelli più bassi di copertura ghiacciata. Non è naturale, tuttavia, il fatto che il braccio di mare che separa l’estremità orientale del continente euroasiatico dall’Alaska presenti ben due zone transitabili. Le zone “libere” si trovano all’estremità meridionale e settentrionale del passaggio. La prima coincide con lo stretto di Lancaster, il canale di Parry e lo stretto di McClure, ed è rimasta sgombra per diverse settimane fin dall’estate, come testimoniano le foto satellitari. La seconda, invece, è talmente ampia da lasciare passare, per la prima volta nella storia, i mercantili. Il Governo canadese permette il transito soltanto a trenta navi l’anno, poiché la presenza di iceberg rende piuttosto pericolosa la navigazione.
Una via di transito elusiva. Il valore economico associato a una via relativamente breve che collega l’Oceano Atlantico a quello Pacifico fu riconosciuto già agli albori della grande stagione delle esplorazioni per mare. Gli spagnoli si riferivano a questo passaggio come allo “stretto di Aniàn” e nel 1539 Francisco de Ulloa cominciò a cercarlo in area californiana, ovviamente senza successo. Anche gli inglesi non sortirono alcun risultato, quando Martin Frobisher, John Davis e Henry Hudson tentarono l’elusiva rotta tra la fine del ‘500 e gli inizi del secolo successivo. Servì la perizia di uno scozzese, combinata a un caso fortunato, per trovare e, soprattutto, per sopravvivere al famigerato passaggio a Nord-Ovest. Verso la metà del XIX secolo, Robert McClure passò attraverso lo Stretto di Bering con l’intenzione di navigare attraverso l’Atlantico. La sua imbarcazione fu tuttavia intrappolata tra i ghiacci. Il capitano e la sua ciurma riuscirono a mantenersi in vita per tre inverni e alla fine furono salvati da una snella scialuppa appartenente alla flotta di Sir Edward Belcher.
L’impresa di Amundsen e di altri. Il primo a solcare il passaggio senza riportare incidenti fu il norvegese Roald Amundsen, che nel 1906 riuscì a sfuggire dai creditori prima che fermassero la sua spedizione. L'esploratore scandinavo usò un peschereccio per le aringhe appositamente convertito e passò attraverso quella che oggi, grossomodo, è la zona meridionale percorribile del passaggio. Dopo tre anni di navigazione approdò nella città di Circle, in Alaska, e fece sapere al mondo di essere riuscito nell’impresa attraverso un telegramma. La via da lui seguita, tuttavia, non rivoluzionò i commerci tra i due Oceani. Era troppo lunga e le acque erano troppo basse per consentire il passaggio di navi mercantili.
[Roald Amundsen]
Grazie a Henry Larsen, che nel 1944 sperimentò una rotta più breve, e a tre navi della Guardia Costiera statunitense, che nel 1957 trovarono punti di passaggio dalle acque profonde, il passaggio a Nord-Ovest sembrò potersi aprire al commercio. La prima nave capace di trasportare un carico merci significativo fu la SS Manhattan, nel 1969. Era accompagnata dalla rompighiacci canadese John A. MacDonald. L’equipaggio, tuttavia, giudicò che il passaggio fosse ancora poco conveniente per i commerci e dunque si preferì utilizzare la zona per costruire l’oleodotto dell’Alaska.