Sorpresa, le stelle fanno musica!
Chi l’avrebbe mai detto, e forse neppure sospettato, che anche le stelle hanno un loro suono. Talmente sottile e di frequenza così elevata da non essere percepibile dall’udito umano, e neppure dagli mammiferi che hanno una potenza acustica decisamente superiori. Peraltro, i suoni non sono percepibili nello spazio, che è praticamente vuoto, mentre, al contrario, le onde sonore hanno bisogno di un mezzo per propagarsi. Allora come è possibile il fenomeno? A spiegarlo sono i ricercatori dell’Università di York, in Inghilterra, che lo hanno scoperto e descritto in un affascinante lavoro scientifico pubblicato su Physical Review Letters.
La scoperta è stata casuale. In un laboratorio dell’Università inglese di York mentre si facevano esperimenti di fisica. Nel corso di uno di questi, analizzando le interazioni di luce laser ultra-intensa diretta contro un bersaglio di plasma, che è il gas ionizzato di cui sono composte per la maggior parte le stelle, gli studiosi hanno notato qualcosa di veramente particolare: un’emissione di onde sonore che i ricercatori hanno attribuito appunto al ‘rumore’ delle stelle.
Per spiegare meglio che cosa è accaduto, si è osservato che nel bilionesimo di secondo successivo all’impatto della luce laser, quindi con una velocità nemmeno immaginabile (dato che ancora prima di essere pensata è già trascorsa), il plasma mutava rapidamente da regioni di alta densità a zone di densità più bassa, formando una sorta di ingorgo. Come quello che avviene nel traffico, nelle strade cittadine, all’ora di punta. E esattamente come la gente spazientita che si mette a suonare il clacson, anche le stelle, trovandosi imprigionate tra questi due stati, generano una serie di impulsi di pressione, cioè delle onde sonore. Così elevate, con una frequenza pari all’incirca a oltre un bilione di Hertz, da non essere udibili né dall’uomo né da animali molto più sensibili acusticamente, come il delfino o i pipistrelli (dato che la frequenza sonora delle stelle è di ben 6 milioni di volte superiori a quella che sono in grado di percepire).
Bisogna semplicemente crederci, al suono delle stelle. Non si può fare altrimenti, perché nessuno può portarne vera testimonianza. Infatti i rumori non possono propagarsi nello spazio e, di conseguenza, anima viva non potrà sentirli. A meno che un giorno, come è avvenuto per il suono di Saturno spedito a terra dalla sonda Cassini o i crepitii delle pulsar (stelle di neutroni), si riesca a fare altrettanto. Per il momento bisogna accontentarsi di quanto attestano i ricercatori inglesi, ovvero che l’unico luogo al mondo in cui potrebbero avvenire interazioni simili a quelle simulate in laboratorio è la superficie delle stelle. Dove i suoni non possono che essere celestiali. Almeno così vogliamo pensare.