l'iniziativa

"Storie al telefono", per far vincere alle persone fragili la solitudine del lockdown

Chiamando il numero di BergamoAiuta, le persone che si sentono sole possono usufruire del nuovo servizio a cura di Pandemonium Teatro, grazie al quale un attore propone racconti divertenti ed emozionanti, tratti dalla tradizione popolare

"Storie al telefono", per far vincere alle persone fragili la solitudine del lockdown
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Alle persone più fragili e gli anziani basta anche solo una chiacchierata di mezz’ora al telefono con un operatore per combattere la solitudine del lockdown. Da alcuni giorni, attraverso il numero di BergamoAiuta, le persone che si sentono isolate possono usufruire di Storie al telefono, un nuovo servizio a cura di Pandemonium Teatro grazie al quale un attore propone racconti divertenti ed emozionanti, tratti dalla tradizione popolare.

«L’emergenza sanitaria in corso costringe tutti noi a limitare gli incontri e le relazioni. Per le persone più fragili la solitudine sta diventando un tema di particolare rilevanza, come dimostra la stessa esperienza di BergamoAiuta dove i volontari registrano quotidianamente chiamate di persone che esprimono un bisogno di ascolto sempre crescente – osserva l’assessore alle politiche sociali Marcella Messina – L’opportunità offerta da Pandemonium Teatro nasce dalla partecipazione al bando Artemisia del Programma Rinascimento, messo in campo per favorire lo sviluppo delle organizzazioni del terzo settore e rafforzare la coesione sociale, il benessere collettivo e il welfare a Bergamo».

Per prenotare una “storia al telefono” è necessario chiamare il numero unico di BergamoAiuta 342.0099675, attivo dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17. Il servizio è gratuito.

«La pandemia non ha mutato la necessità di cultura per la vita dell’uomo – commenta Tiziano Manzini, attore e cofondatore di Pandemonium Teatro -. Ci occupiamo da sempre di infanzia, di gioventù, di rapporto tra le generazioni e di inclusione sociale e ci siamo messi al lavoro per far sì che non si interrompesse il rapporto fra teatro e società. Crediamo sia necessario in questo momento dove ad essere in difficoltà sono proprio le relazioni sociali e le categorie più fragili».

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