Storie belle di due colpi di fulmine che han fatto innamorare il web
Il 24 maggio le strade di Berlino sono invase dai suoni, dai colori e dai sorrisi del Carnevale delle Culture. Giovanni, un giovane di Romano Veneto, osserva dalla finestra della casa dei fratelli quel fiume di gioia in piena. Non è di Berlino, ma conosce bene la città: i suoi fratelli vivono e lavorano lì e lui va spesso a trovarli. Mentre il suo sguardo contempla la felicità, si accorge di una ragazza che balla su di un tavolo. La fissa, rimane con gli occhi incollati alla fanciulla. Lei, quasi come se si accorgesse di quello sguardo puntato su di sé, alza lo sguardo e vede Giovanni. Gli sorride, lo invita a scendere. Lui, imbarazzato, accetta.
[Un fotogramma di un video in cui Giovanni e la ragazza vengono colti nell'attimo del bacio]
Il fotogramma successivo ritrae Giovanni e la bella ragazza tedesca mentre, sorridenti, ballano al ritmo della musica, attaccati l’uno all’altra. All’improvviso i loro volti s’incontrano e, quasi per caso, si baciano. Lei gli chiede il nome, lui nicchia. Vorrebbe dirle non solo il nome, ma tutto sulla sua vita. Invece tace, non vuole un seguito. O meglio, lo vorrebbe, ma sa che tornerà in Italia a breve mentre lei resterà lassù, lontani centinaia di chilometri, e la testa volerebbe di continuo a quel bacio, a quel nome, a quel volto, togliendogli il sonno e la pace. No, meglio che non ci sia un seguito. Al cuor, però, non si comanda, e nonostante Giovanni non abbia voluto sapere nemmeno il nome della ragazza, la mente (o il cuore, appunto), torna sempre e comunque lì, a quel pomeriggio di Berlino. Decide di cercarla, ma come? Chiede così aiuto ai social, attraverso l’hashtag #AiutiamoGiovanni, e ad alcune testate e blog, come Berlino Cacio e Pepe.
Questa è la storia che, negli ultimi giorni, ha fatto il giro del web. Molti pensano che sia una trovata pubblicitaria, un “fake”, anche perché Giovanni aveva anche realizzato un video poi tolto dalla rete («Si stava diffondendo, ma ho letto troppi commenti negativi ed offensivi. Non è piaciuto. Mi dispiace, ho preferito toglierlo» ha spiegato) e ha chiuso la sua pagina Facebook. Strano per uno che punta a trovare l’amore della sua vita proprio attraverso la rete. Ma la maggior parte ha creduto e crede alla storia di Giovanni e al suo sogno di un amore lontano. Del resto non è la prima volta che la folle ricerca di un amore sfiorato, accarezzato giusto per un istante, diventa social.
Era, ad esempio, il novembre 2012 quando Giorgio De Luca, giovane partenopeo a Milano, camminando per il capoluogo meneghino si imbatté in quella che, senza margine d’errore, era la sua anima gemella: «“Scusami mi sono perso, la metropolitana è qui vicina?” – scrive Giorgio nel suo blog –. E tu, chiusa nel tuo cappotto e nel tuo cappello marrone, in un brivido, ti sei scrollata di dosso la diffidenza che trasmette quel luogo. “Non è lontana, saranno 200 metri. Scendi qui a destra e ci sei”. Una frase di due secondi che mi ha dato il tempo di dividerti in mille fotogrammi. Le mie labbra invece, si chiusero in un banale “Ok grazie”. E tu di tutta risposta, senza lasciare trasparire nessuna timidezza... “Se ti perdi fai un fischio” E io tirai fuori il peggior sorriso che avevo a disposizione. Finì così, quasi fosse un colpo di vento in alta montagna. Ma ora nella mia testa non c’è che quella immagine di pochi secondi, che moltiplico per arrivare a sera». Iniziò veramente a cercarla Giorgio, oggi autore per Radio 24. La cercò con gli occhi, con le parole e con i social, lanciando l’hashtag #LaDonnaDiGiorgio. Ci volle un attimo perché tutti si appassionassero a quella storia.
Sei tu la mia fine del mondo #ladonnadigiorgio
— Giorgio De Luca (@Giorgio_DeLuca) 21 Dicembre 2012
Gli amici di Giorgio erano stati i primi a volerlo aiutare, ma ben presto la “caccia al tesoro” ampliò i propri confini. La notizia apparve su La Repubblica, poi addirittura in un servizio di Studio Aperto. Giorgio, seppur timido, accettava, nella speranza che tutto questo servisse a ritrovare quella ragazza che gli aveva rubato un po’ di cuore.
«Ok forse ho esagerato – scriveva pochi giorni dopo che la notizia era diventata di dominio pubblico, sotto Natale, quando tutti hanno voglia di ascoltare belle storie –. Sono troppo romantico ed è troppo anche per me. Ma una risata, concedimi una risata. Scrivimi qualcosa. Fammi sentire che ci sei. Ci beviamo una birra, una cedrata, una spuma e poi mi racconti che sei già fidanzata, che sei sposata, che hai 78 figli, che quella sera sei partita per il giro del mondo in bici. Sono quel che si dice "un tipo a posto". Sono simpatico, estroverso, vorrei un mondo senza guerre e amo gli animali. Insomma sono tipo Miss Italia, anzi Mister. La cosa è partita quasi per gioco, ma ora ci sono dentro e devo giocare. Il gioco si è fatto lotta e indietro non si torna. Sono come un gladiatore dentro al Colosseo. Alza questo pollice!».
I giorni passano, passano le settimane. Giorgio viene intervistato, addirittura gli propongono di realizzare un film sulla sua storia. Ma Giorgio voleva solo ritrovare quella ragazza, voleva solo tornare indietro e, eccheccavolo, fare un fischio per richiamarla a sé. Passano i mesi, passano gli anni. Giorgio non l’ha mai ritrovata, i media hanno smesso di parlarne e lui, forse, di cercare. O forse no, forse ha solo capito che la vita e l’amore, in realtà, non funzionano come nei telefilm. Anche se tutti lo speriamo, perché tutti, più o meno dichiaratamente, siamo innamorati dell’amore.
Quelle di Giovanni e Giorgio, che siano storie vere o costruite ad arte, sono storie belle. Sono storie che portano un tocco di romanzo nel libro della quotidianità, colore negli scatti in bianco e nero della vita di tutti i giorni. E ognuno di noi, in fondo, cerca questi lampi di romanzo e di colore. È bello, ma è anche una sorta di condanna che ci siamo auto-inflitti sorbendoci milioni di puntate di quelle dannatissime serie tv americane. La colpa, come scrive una simpatica blogger di Cosenza, è di Mister Big che nell'ultimo episodio di Sex and the City vola dagli Stati Uniti fino a Parigi solo per dire alla sua bella «è te che voglio!»; è di Logan che, in Una Mamma per Amica, si inventa una pioggia di meteoriti pur di far salire Rory sul terrazzo del suo palazzo e lì, a sorpresa, si fa trovare ad aspettarla di ritorno da un lungo viaggio di lavoro; è di Dawson's Creek, di Joey, Pacey e della notte che trascorrono all'interno di un supermercato; è di Derek Shepherd e Meredith Grey che si giurano amore eterno scarabocchiando due frasi terribilmente melense su un post-it. La colpa è loro, né di Giovanni né di Giorgio. Questi due tizi, al massimo, hanno un merito: ricordarci che la storia più bella che ci possano raccontare è quella che scriviamo noi giorno dopo giorno.