Suor Angelisa di Grassobbio: abbiamo disubbidito, così è nata la scuola laggiù
La missionaria ha raccontato la sua esperienza in Africa da ventinove anni. Con lei partirono altre due bergamasche di Ponte San PIetro e Seriate

di Stefano Nava
Mettere la propria vita al servizio degli altri con attenzione, nel nome del Signore: questo è quanto sta facendo suor Angelisa Pagani, religiosa di Grassobbio dell’Istituto delle Suore Orsoline del Sacro Cuore di Gesù di Asola (MN) che da ventinove anni vive la propria vita di missionaria in Burundi, Africa.
Domenica 19 gennaio, nel corso delle messe, suor Angelisa ha parlato dall’ambone della nuova chiesa parrocchiale di Grassobbio della propria esperienza: «È iniziata il 9 febbraio 1996, quando, sui gradini dell’aereo, partivo per il Burundi. Per una persona che, per la prima volta, si trova a vivere l’esperienza missionaria l’impatto con il nuovo ambiente è importante: ti aspetti un’accoglienza festosa con musica, balli e cibo tipico del luogo magari preparato dalle famiglie della missione a cui sei stato destinato».
L’accoglienza per suor Angelisa, nel 1996, è stata diversa e tutt’altro che positiva, come ci racconta lei stessa: «Sono arrivata in piena guerra, mancava acqua ed elettricità nel mio villaggio sulle colline del Burundi, lo stesso da dove provengono le mie sorelle (suor Elianne e suor Jeanne, ndr). E il mio “benvenuto” è stato a colpi di cannone. Sinceramente non è stato facile, non c’era infatti modo di comunicare con nessuno perché non c’era il telefono, non ho quindi potuto sentire nemmeno i miei fratelli (Elio e Piera, uno volontario nella parrocchia di Grassobbio come organista autodidatta; l’altra maestra d’asilo in pensione)».
Parla poi del suo rapido inserimento nella realtà burundese: «L’ambientamento comunque l’ho superato abbastanza presto, anche grazie alle mie consorelle della missione, una mantovana e due bergamasche: una infatti era di Ponte San Pietro, l’altra del Cassinone (zona della città di Seriate, ndr). Abbiamo passato delle notti in bianco per colpa delle possibili aggressioni di banditi e sbandati (...)