Bergamo commossa

Tante le richieste d’adozione per Noemi, ma ci sono già 350 famiglie pronte

Inutili le telefonate all’ospedale: centinaia gli aspiranti genitori in attesa. La mamma ha dieci giorni per ritornare sui propri passi

Tante le richieste d’adozione per Noemi, ma ci sono già 350 famiglie pronte
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Noemi, com’è stata chiamata dai volontari della Croce Rossa che l’hanno accolta alla Culla per la vita di via Broseta, è in ottima salute. Mangia e dorme, all’ospedale Papa Giovanni, e ha tutte le coccole e le cure del caso. La madre che non se l’è sentita di tenerla con sé, dunque, può stare tranquilla.

Tante le richieste d’adozione

In ospedale sono già arrivate le prime richieste d’adozione, ma ovviamente andrà seguita la procedura del Tribunale dei minori, che ha competenza territoriale anche sulla nostra provincia e su quelle di Cremona e Mantova. La presidente Cristina Maggia – intervistata da L’Eco di Bergamo – fa notare che sono 350 le famiglie in lista d’attesa, dopo aver seguito un lungo e preciso percorso per l’adozione.

Venti l’anno i parti in anonimato

“Culle” a parte, in tutti gli ospedali italiani esiste la possibilità di sottoporsi al cosiddetto “parto in anonimato”. La partoriente può scegliere di non riconoscere il neonato, che viene preso in carico dal personale sanitario. I casi di questo tipo, nelle province di riferimento del Tribunale, sono una ventina, e complessivamente sono 35 circa (comprendendo quelli non riconosciuti perché nati con gravi problemi di salute) i bambini adottabili l’anno: solo una famiglia su 10 ce la fa, quindi.

La mamma ha dieci giorni per ripensarci

Se la madre scegliesse di tornare sui suoi passi, le sarebbe garantita assistenza fisica, materiale e soprattutto psicologica: il Centro di aiuto alla vita (Cav) è pronto a fare tutto il possibile, anche perché la decisione della donna è stata cosciente e matura, ma estremamente dolorosa. La sede del Cav è in via Conventino 8, tel. 035.4216300-301 o 331.760732.

Accertamenti della polizia

In modo discreto, ma gli accertamenti della polizia, in casi come questi, sono una prassi: la decisione potrebbe legarsi a una storia di violenza domestica, ad esempio. Al vaglio della Digos c’è il biglietto che la neomamma ha lasciato nella Culla per la vita. Un testo scritto con mano ferma, in stampatello, in corretto italiano: traspare l’immagine di una persona giovane e ben istruita.

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