Tutti quei bambini in Malawi salvati dalla piccola Cecilia
Cecilia: un nome che non può non rimandare all’episodio manzoniano raccontato nei Promessi sposi. E questa storia è davvero iniziata con una tragedia: Cecilia, tredici mesi, è stata strappata all’affetto di papà Dario e mamma Paola il 23 aprile del 2006. Una meningite fulminante le ha tolto il sorriso in poco più di dodici ore. A essersi spento è stato anche il futuro dei due genitori: «Cecilia, arrivata dopo oltre venti anni di matrimonio, aveva rappresentato per noi la realizzazione di un desiderio rimasto inappagato troppo a lungo», racconta Dario Carrara.
Oltre il dolore. Una prova certamente difficile, che però la coppia zanichese ha saputo superare. Fondamentale la loro riflessione: «In molti ci hanno consigliato di fare causa. Ma cosa avremmo ottenuto? Forse soldi, certamente rancore, avvocati, processi, transazioni economiche. Magari per scoprire proprio che quanto accaduto si poteva evitare. E poi cosa ne avremmo fatto di quei maledetti soldi? Ci saremmo comprati scarpe alla moda, belle vacanze, ristoranti di lusso? Abbiamo deciso di percorrere una via che ritenevamo più utile per il nostro benessere; quella alternativa al colpevolizzare qualcuno, quella che porta verso la solidarietà, l’aiutarsi a vicenda, in quello che si prospettava un futuro pieno di incognite sulle quali campeggiava una sola certezza: il dolore». Da qui, una volta passate le nubi che avevano oscurato il loro cuore, la scoperta che anche il dolore può avere un senso, se si ha il coraggio di vederlo. Quello di rendere più vivi e più attenti alla sofferenza altrui.
A casa di Cecilia. E questo è ciò che è successo a Dario e Paola, che esattamente a un anno da quel tragico evento hanno dato il via al progetto A casa di Cecilia. Oggi, a dar manforte ai genitori, è presente anche la loro secondogenita, Agnese. L’associazione è nata grazie al pensiero dei due genitori che hanno cercato di canalizzare la loro sofferenza in qualcosa di positivo. Qualcosa che potesse essere fatto per i bambini. Il pensiero è subito volato al continente africano: «Da quella parte c’erano bambini senza genitori, mentre noi eravamo genitori orfani di una figlia. Abbiamo quindi cercato di aprirci a queste situazioni. Dopo aver vagliato alcuni progetti, abbiamo scelto quello portato avanti dai padri Monfortani di Bergamo: si tratta di un aiuto concreto a dei bambini residenti a Balaka, in Malawi». Si tratta di un Paese tra i più poveri al mondo, se non il più povero. Terreno fertile per una missione alla quale partecipa padre Angelo. Le donazioni sono iniziate dalla coppia, che è stata poi raggiunta dal desiderio di solidarietà da parte di molti zanichesi: sapendo della storia di Cecilia, quel piccolo gesto ha fatto sì che a Zanica si mettesse in moto una grande movimento di solidarietà rivolta ai piccoli malawiani.
In quasi undici anni, l’associazione ha portato alla realizzazione di una casa che ha dato alloggio a quasi quattrocento bambini residenti nella cittadina africana. Come testimoniato da una ragazza incontrata da Dario, oggi si parla di alcuni bambini ospitati che sono una sorta di seconda generazione: «La scorsa estate, quando ci siamo recati a Balaka, abbiamo conosciuto una ragazza che nei primi anni di attività era ospite del centro. Oggi è una mamma la cui figlia, a sua volta, frequenta la casa di Cecilia». Un aiuto importante, che ha permesso a quei piccoli di poter usufruire di un centro dotato di una biblioteca, di una scuola e di alcune strutture che favoriscono l’autosufficienza economica della fondazione. Grazie ad altri sforzi di solidarietà, poi, è stato possibile costruire due ospedali in alcuni villaggi isolati, posti poco lontano dalla sede principale della casa. Proprio in questi centri, poi, i ragazzi di Balaka tengono una specie di Cre per i più piccoli nel periodo estivo.