Treviglio

Un doppio trapianto “impossibile” ha regalato a Daniela una seconda vita

È l'intervento eccezionale che ha salvato la vita a Daniela Vanoli, 50 anni, trevigliese, impiegata alla Same, che così ha ricominciato a vivere

Un doppio trapianto “impossibile” ha regalato a Daniela una seconda vita
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Un doppio trapianto di polmoni, con una plastica dell’arteria polmonare e l’impianto di una valvola polmonare artificiale. È l’intervento che ha salvato la vita a Daniela Vanoli, 50 anni, trevigliese, impiegata alla Same, che così ha ricominciato a vivere.

Un doppio trapianto le ha salvato la vita

Una vita ritrovata, quella di questa coraggiosa trevigliese, che lo scorso 30 dicembre è stata sottoposta a un intervento unico al mondo: un doppio trapianto di polmoni, con una plastica dell’arteria polmonare e l’impianto di una valvola polmonare artificiale. Cinquant’anni, operaia, Daniela Vanoli lottava ormai da quindici anni contro una malattia rara e spietata, l’ipertensione arteriosa polmonare idiopatica: una patologia cronica che ispessisce progressivamente le arterie polmonari, causando un sovraccarico di lavoro per il cuore.

Era arrivata ormai allo stadio terminale, con anche una forte dilatazione dell’arteria polmonare. Non poteva più lavorare, e qualunque spostamento era diventato impossibile.

Donatori introvabili, ma…

«La soluzione era il trapianto, sia dei polmoni che del cuore – spiega la paziente, che da anni ormai era in cura prima a Bergamo e poi al Policlinico San Matteo di Pavia, dove è stata operata dal primario di Cardiochirurgia Stefano Pelenghi -. Purtroppo però non c’erano molti donatori del blocco cuore polmoni. E visto che il quadro clinico stava precipitando, è stato necessario trovare una soluzione alternativa».

Le strategie operatorie sono state pianificate usando un modello in 3D dell’area interessata, realizzato dal Laboratorio clinico di stampa 3D (3D4Med) del San Matteo. Un laboratorio nato nel 2018 dalla collaborazione con l’Università di Pavia. Primo caso al mondo, i cardiochirurghi hanno impiantato a Daniela, a cuore battente, una protesi valvolare polmonare e contemporaneamente hanno anche effettuato una plastica dell’arteria polmonare, utilizzando una porzione di arteria di un donatore il cui cuore non era idoneo per un trapianto completo. E hanno infine effettuato anche un trapianto bilaterale di polmoni.

Dodici ore di intervento con un’equipe di 20 specialisti

In totale, dodici ore di operazione: dalle tre di notte alle tre di pomeriggio del 30 dicembre. Al lavoro c’erano 20 specialisti dell’equipe. Il 4 febbraio, Daniela era già a casa sua, in via Isonzo a Treviglio.

«I medici, sia a Bergamo che poi a Pavia, sono stati eccezionali – racconta ancora -. Nel giro di 35 giorni ero a casa, e adesso posso dire di stare bene. Potrò ricominciare a vivere, a fare cose che fino a poco tempo non avrei mai potuto pensare. Negli ultimi tempi non riuscivo nemmeno a raccogliere qualcosa da terra, per l’affanno. Ero sempre stanca. Non credo, onestamente, che senza quell’intervento sarei arrivata a questo gennaio».

Inutile dire che nel mezzo ci si è messa anche la pandemia in seguito alla quale, ovviamente, Daniela ha dovuto “blindarsi in casa”. “Si può dire che non ho vissuto per un anno interno – conclude la 50enne -. E anche adesso, chiaramente, in casa mia non può entrare assolutamente nessuno”. Ma la sua vita è davvero appena ricominciata.

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