80 anni, d'origine spagnola

Conchita, la donna che per 35 anni ha protestato alla Casa Bianca

Conchita, la donna che per 35 anni ha protestato alla Casa Bianca
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Al secolo era María de la Inmaculada Concepción Martín, ma tutti la conoscevano come Conchita, o Connie. Aveva 80 anni, era di origine spagnola, aveva sposato un italiano, e per oltre 30 anni ogni giorno ha manifestato contro le armi nucleari davanti alla Casa Bianca. È morta il 25 gennaio scorso, in una casa per donne senza fissa dimora. Qualche giorno prima aveva subito una brutta caduta, ma secondo i medici le cause della morte non hanno niente a che vedere con il capitombolo e sono ancora tutte da verificare.

 

 

Cittadina del mondo. Ai turisti che le chiedevano da dove venisse mentre leggevano i suoi cartelli contro la guerra, questa piccola donna diceva che era cittadina del mondo e declinava il suo nome in base alla lingua del suo interlocutore. A volte era Conchita, a volte Conception, a volte Concetta. Perché questa decana dei pacifisti di tutto il mondo era in grado di farsi capire da tutti ed era aggiornatissima sulla situazione politica dei ogni angolo del mondo. Dall’Italia alla Russia, passando per l’Africa e la Palestina, Conchita aveva un occhio critico e idee ben chiare su quello che stava accadendo ovunque.

 

 

Una vita burrascosa. Quella di Conchita è la storia di un’istituzione per gli attivisti di tutto il mondo e non solo: il suo nome figura anche tra le guide turistiche della città di Washington. L’arrivo di Conchita negli Stati Uniti dalla Spagna risale al 1960, quando l’ambasciata iberica di New York la volle per lavorare come receptionist. Nove anni dopo conobbe un imprenditore di origine siciliana e lo sposò. Con lui ebbe una figlia, ma l’amore finì e il marito la abbandonò. Conchita ha sempre sostenuto che l’ex marito intrattenesse una relazione ambigua con una cugina in Italia, mentre lui e la sua famiglia riuscirono a convincere il giudice che Conchita non era una madre affidabile. Nel 1979 la fine definitiva e burrascosa del loro matrimonio, con la perdita da parte della donna di tutto ciò che aveva. Casa, soldi, lavoro. Ma soprattutto della sua unica figlia, che le venne tolta e che mai potè rivedere. Conchita ci fece una malattia da cui non riuscì mai del tutto a guarire, e considerò la sua separazione come una congiura contro di lei orchestrata dal marito in combutta con medici, avvocati e dipendenti governativi. Secondo la donna tutti lavorarono affinché lei non vedesse mai più sua figlia. Questo fu il motivo che fece scattare in lei la decisione di protestare davanti alla Casa Bianca, da senza fissa dimora.

La svolta. Nel 1981 incontrò William Thomas, filosofo e poeta che come lei che credeva negli ideali di pace e disarmo. Conchita decise che quella poteva essere la sua missione di vita e lo affiancò nella sua causa per la pace nel mondo. Nel corso dei suoi anni di militanza ha visto alternarsi ben cinque Presidenti, da Reagan a Obama, e secondo lei a prescindere dal colore politico sono stati tutti più o meno uguali. Ciascuno di loro quando si affacciava alla finestra poteva vederla brandire i suoi cartelli per la pace, ma non ci sono prove che uno di loro sia mai uscito per parlarle.

 

 

Una tenda di fronte alla Casa Bianca. Dall'incontro con William Thomas, Conchita si stabilì su Lafayette Park, usando l’ufficio dell'uomo lì vicino per i suoi bisogni. Ogni giorno da allora ha manifestato pacificamente. Con il suo foulard variopinto in testa che copriva il casco che usava per proteggersi dalle aggressioni di chi non la pensa come lei e dalle cariche della polizia, che l’ha arrestata sette volte. Dal copricapo lasciava uscire una zazzera castana, i suoi occhi neri e vispi spiccavano in un viso solcato da rughe e sofferenza. Bottiglia d’acqua in mano e noccioline per sfamare gli scoiattoli, non ci sono state condizioni meteo che le abbiano impedito di portare avanti la sua personale battaglia. Magrolina e minuta, per oltre 30 anni Conchita ha vissuto accampata in una tenda a Lafayette Square, issando cartelli per la pace e contro le guerre, diventando la veterana degli attivisti. Nessuno più di lei ha manifestato per una causa in cui credeva e nessuno come lei ha fatto della protesta pacifica la ragione di vita. Perché non ha mai desistito dalla sua personale missione di mostrare al mondo che passava davanti alla Casa Bianca gli orrori della guerra.

 

 

Le apparizioni al cinema. Oltre a essere citata dalle guide turistiche, Conchita è balzata agli onori del grande schermo con un cameo nel film di Michael Moore sugli attentati dell’11 settembre, “Farenheit 9/11”, ed è stata una dei protagonisti di “The Oracle of Pennsylvania Avenue”, il documentario diretto da Tim Wilkerson e commissionato da Al Jazeera Documentary Channel.

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