Bergamopost, un anno insieme Ed è il momento delle novità

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C'eravamo posti un obiettivo, un anno fa, all'inizio dell'avventura di Bergamopost: provare a fare un giornale allegro. Non superficiale: allegro. Cioè confezionato col sorriso sulle labbra e che guardasse il mondo, tutte le cose del mondo, senza i toni consueti da apocalisse imminente e senza prendersi troppo sul serio. Non vorremmo peccare di presunzione, ma un po’ ci siamo riusciti. Un po’.

Proprio nei giorni scorsi un esperto cronista alla vigilia della pensione ci ha mandato a dire che andando avanti così non conquisteremo mai i bergamaschi, “perché fate un giornale da belle f***e”. Intendeva dire che non diamo adeguato spazio a morti, polemiche, ammazzamenti e tribunali, argomenti che notoriamente scatenano l’interesse - e in molti casi la morbosità - dei lettori. Avrà forse ragione lui. Ma a parte il fatto che non abbiamo mai pensato di conquistare i bergamaschi (casomai di esserne conquistati), volentieri lasciamo ad altri il compito di raccontare, con dovizia di dettagli, il lato negativo delle cose. Abbiamo in mente un giornalismo che raccontando i fatti della vita faccia respirare, anziché togliere il fiato, e per noi è già una vittoria essere qui e poter continuare a fare quello che ci piace fare.

E a conti fatti non si può nemmeno dire che sia andata così male se avevamo collocato l’asticella a una certa altezza e siamo riusciti a saltarla a più del doppio del previsto. Qui entrano in campo - con la solita e doverosa prepotenza - i numeri. Quanti lettori abbiamo raggiunto? Parliamo di “utenti unici”, come si dice nel gergo web, cioè di persone singole che ci seguono e che vengono contate una sola volta (la spiegazione del resto – pagine viste, ecc - sarebbe complessa). Ebbene: quante teste hanno cliccato su Bergamopost? Il picco, cari amici, è stato di 20mila in un solo giorno. Lo abbiamo raggiunto in gennaio. E non si è trattato di un caso isolato. Ancora più sorprendente, però, è il tempo di lettura riservato agli articoli, che è davvero notevole.

Insomma, per un giornale nato in sordina e che propone l'approfondimento e una selezione di notizie come sue linee guida ("più del quotidiano", recita il nostro slogan) è un bel risultato, crediamo. Segno che non è sempre vero che il web si consumi in uno sguardo veloce. Di tutto questo siamo ovviamente molto contenti. Tanto più per il fatto che siamo nati a Bergamo per parlare in modo nuovo di Bergamo e ci troviamo ad avere tanti affezionati lettori a Milano, Roma, Napoli e così via. Per non parlare di quelli che ci seguono dai posti più diversi, Stati Uniti e Inghilterra in primis. Per loro, in futuro, abbiamo in serbo una bella sorpresa.

Che cosa ha funzionato? Prima di tutto un clima positivo all’interno della redazione, fatta di giovani intelligenti e appassionati. E poi, per stare sugli argomenti, pensiamo soprattutto a tre cose. L'articolo settimanale di Vecchio Daino - in realtà è un leone e si chiama Ezio Foresti - sui modi di dire e di essere bergamaschi, che si è rivelato un vero e proprio fenomeno editoriale (basta guardare le migliaia di condivisioni). Quelle frasi in dialetto, che coniugano formule simpatiche e commenti arguti, sembrano quasi aver chiamato a raccolta i bergamaschi di ogni dove e aver costituito una piacevole sorpresa anche per migliaia di lettori che bergamaschi non sono.

In secondo luogo l'Atalanta, orgoglio della nostra terra, che Xavier Jacobelli e Fabio Gennari hanno raccontato con competenza e originalità, spesso guardando più verso gli spalti che a quanto succedeva in campo, perché a Bergamo i tifosi rappresentano un vero e proprio mondo che fa tutt’uno con squadra e società.

In terzo luogo, Bergamo. O meglio, il bello di Bergamo: persone, monumenti, ricchezze, arti e mestieri. Una ricchezza incredibile, che tutto sommato non è stato neppure troppo difficile vedere e raccontare. Accanto a questo ci sono tanti altri articoli rilanciati dai social e altri ancora che siamo orgogliosi di avere pubblicato, in una ricerca continua del far meglio: ma abbiamo appena cominciato...

 

Oggi è il primo compleanno di Bergamopost. Un anno è un tempo brevissimo per un giornale. Ma ora che la fase di rodaggio è conclusa, abbiamo in agenda tante novità, la prima delle quali – lo avrete già notato dall’invito a registrarvi – è l’apertura ai commenti dei lettori. Si tratta di uno scoglio difficile per tutti i giornali web, che vorremmo superare con la stessa baldanza con cui abbiamo messo mano al sito. Quello che vi chiediamo è di partecipare tenendo alta la bandiera della positività, cosa che non significa rinunciare alle critiche, ma argomentarle con misura e possibilmente in maniera costruttiva. Iscrivendovi potrete anche ricevere la newsletter settimanale con le notizie più lette e consigliate, partecipare a sondaggi, concorsi a premi e a iniziative che metteremo in campo nei prossimi mesi. Altre novità in vista riguardano i contenuti, ma su questo non facciamo anticipazioni. Diciamo solo che cercheremo di entrare sempre più nel merito di Bergamo, dell’economia, della politica, della scuola e di tutto il resto. Un po’ alla volta, sempre di più.

L’ultimo paragrafo è per dire grazie a ciascuno di voi, agli inserzionisti che ci hanno dato la loro fiducia (sul piano pubblicitario ora ci siamo attrezzati e partiremo, perché non si vive di belle idee), e all’azienda che supporta e sopporta il lavoro della nostra piccola ma impegnativa redazione. Il grazie più sentito, ovviamente, va a chi ha creduto e continua a credere in questa iniziativa controcorrente: Antonio Percassi. Sembrerà una ruffianata, ma siamo abbastanza liberi e adulti da poter dire con sincerità che lui e la sua famiglia stanno facendo davvero tanto per dare un respiro nuovo a Bergamo. Aver dato fiducia e sostegno a Bergamopost è parte di questo coraggio da veri imprenditori.

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