Il più grande genio della storia

Cinque cose poco note di Leonardo che moriva il 2 maggio, 500 anni fa

Cinque cose poco note di Leonardo che moriva il 2 maggio, 500 anni fa
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Moriva in un giorno come oggi, il 2 maggio di cinquecento anni fa: Leonardo, forse più straordinario genio della storia umana, se ne andava nel suo letto nel castello di Amboise, in Francia, che il re Francesco I gli aveva messo a disposizione dopo averlo convinto nel 1516 a lasciare Milano e l’Italia. Un addio per sempre. Racconta Vasari che era stato lo stesso re ad accompagnarlo in quell'estremo passo, tenendogli la testa tra le mani. Ma probabilmente è leggenda. Non sono leggende invece questi cinque dettagli della sua vita, che possono sorprendere.

Leonardo era figlio illegittimo, nato da una relazione tra suo padre, ser Piero da Vinci, notaio, con un’umile contadina Caterina. Era il 15 aprile del 1452. Piero poi avrebbe sposato un’altra donna, Albiera. Ma fu il nonno Antonio a provvedere ad aggiustare le cose con un battesimo in cui chiamò a testimoni tutti i maggiorenti del paese. La giovane mamma (aveva 16 anni) ricevette una dote che le permise di sposare un altro uomo mentre il bambino venne cresciuto dalla famiglia del padre e dalla sua prima moglie, Albiera di Giovanni Amadori.

 

 

 

Il primo ricordo che Leonardo aveva registrato della propria vita, lo riferisce in un foglio del Codice atlantico: è il volo di un nibbio visto mentre stava nella culla. Un ricordo traumatico, in quanto il nibbio, un rapace simile al falco, gli percuoteva la bocca con la sua coda. È stato Freud a interpretare questo suo ricordo: era in realtà l’allattamento dal seno della madre naturale, mentre già Leonardo viveva con la matrigna Albiera.

Leonardo era omosessuale e non si sposò mai in vita sua. Nel 1476 a Firenze venne coinvolto in un processo per sodomia: avrebbe infatti abusato di un ragazzo, Iacopo Saltarelli che faceva da modello nella bottega del Verrocchio dove Leonardo stava imparando l’arte. Venne assolto, anche perché coperto dal giro di Lorenzo il Magnifico. Ma intanto, per cautelarsi, aveva studiato uno strumento capace «d’aprire una prigione di dentro». Leonardo comunque morendo aveva lasciato tutti i suoi beni ai due aiutanti/amanti che si era portato in Francia: Francesco Melzi e il celebre Salaino.

 

 

Buona parte della sua vita attiva Leonardo la trascorse in realtà a Milano: arrivò nel 1482 e in due riprese vi restò oltre 20 anni. A Milano Ludovico il Moro gli aveva dato una casa in quello che oggi è il Palazzo reale, poi una vigna, fuori le mura. Le cronache raccontano che girasse per la città con il codazzo di aiutanti, esibendo spesso un vistoso mantello rosa. A proposito di abiti, Leonardo se ne era fatti confezionare con tanto di tasca su misura per i suoi taccuini che portava sempre con sé, per disegni e annotazioni. Sono i celebri Codici, oggi gelosamente custoditi nei più importanti musei del mondo (l’unico fuori dimensioni è, come dice il nome stesso; il Codice Atlantico, che aveva il formato da atlante e che è conservato fortunatamente in Italia, all’Ambrosiana).

Leonardo era un uomo di straordinaria curiosità. Soprattutto era ansioso di vedere tutto di persona. Per questo negli anni milanesi aveva molto girato la Lombardia, esplorando in particolare l’Adda, i cui paesaggi ispirarono la Vergine delle Rocce. Ma varcò anche l’Adda, entrando in territori veneziano. Francesco Melzi era di Vaprio e Leonardo venne ospitato dalla sua famiglia. In alcuni disegni conservati nelle raccolte reali inglesi si riconoscono poi paesaggi le rappresentazioni cartografiche della Valle Brembana, della Valle Imagna, della Valle Camonica e del Lago d’Iseo.

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