È morto il 5 marzo, a 74 anni

Come avvenne che Ray Tomlinson inventò la chiocciolina (e la mail)

Come avvenne che Ray Tomlinson inventò la chiocciolina (e la mail)
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Se state leggendo questo articolo, il merito è tutto di Ray Tomlinson. È grazie a lui che è stato possibile inviare lo scritto alla redazione e pubblicarlo. Stiamo parlando, infatti, dell'inventore della famosa @, la chiocciolina grazie alla quale prese vita lo scambio di e-mail. Il buon Ray è morto lo scorso 5 marzo, a causa di un attacco di cuore, a 74 anni. Molto già gli dobbiamo, e chissà quanto ancora gli dovremo, considerato il continuo progresso informatico. Nel frattempo, a mo' di piccolo tributo, vale la pena raccontare la storia sua e della sua invenzione.

 

 

La nascita di @. Per onor di cronaca, bisogna dire che le e-mail esistevano già prima che Tomlinson inventasse la chiocciolina, ma si trattava di un servizio estremamente limitato, che permetteva lo scambio di messaggi solo fra utenti collegati alla medesima rete. Tomlinson, olandese, era un ingegnere elettrico, che lavorava allo sviluppo del progetto Arpanet, una sorta di antenato più che primitivo del moderno internet. Nello svolgere la sua mansione di sviluppatore, Ray riuscì ad elaborare la possibilità di inviare messaggi tramite web non solo all'interno della medesima rete, ma a chiunque disponesse di un account registrato. Formalmente, fu sufficiente inserire un simbolo fra il nome dell'utente e il server a cui quest'ultimo era registrato. Il simbolo, ovviamente, fu la celebre @. Che, di per sé, esisteva già: ci sono infatti testimonianze risalenti addirittura al settimo-ottavo secolo dopo Cristo che ne certificano l'uso nell'ambito commerciale, come unità di misura di peso e capacità delle anfore. Successivamente, venne utilizzato anche nel mondo anglosassone, sempre nel settore mercantile, come abbreviazione per dire “al prezzo di”.

 

 

La prima e-mail. Non è chiarissimo il motivo per cui Tomlinson scelse proprio quel curioso e arzigogolato simbolo; a tal proposito ebbe modo di dichiarare: «Ho scelto di aggiungere un segno 'at' e il nome host al nome dell'utente. Spesso mi hanno chiesto perché ho scelto quel simbolo, ma il simbolo 'at' è quello giusto. Lo scopo della chiocciola, nella lingua inglese, è indicare un prezzo unitario (per esempio, 10 articoli @ 1,95 dollari). Ho usato il simbolo 'at' per indicare che l'utente era 'at' qualche altro host piuttosto che in locale». Ma tant'è. Nel 1971, dunque, Ray inviò la prima e-mail della storia: lo fece dal proprio computer di lavoro, e il destinatario fu un collega seduto al medesimo tavolo. Cosa ci scrisse dentro quella mail nemmeno lo stesso Tomlinson lo ricordava: «Era qualcosa di totalmente dimenticabile e, di conseguenza, mi sono scordato cosa fosse». In un'altra occasione confessò di avere scritto qualcosa tipo “QWERTYUIOP” nel messaggio, ma semplicemente per dire che probabilmente si era trattato di una serie di lettere messe in fila senza un particolare senso. Fu così che nacque la leggenda metropolitana secondo cui la prima e-mail con @ contenesse al suo interno la sequenza della prima fila di lettere di una tastiera QWERTY.

 

 

Un successo non immediato. L'invenzione di Tomlinson non scaldò fin da subito i cuori della comunità scientifica. Cosa tutto sommato comprensibile: in un'epoca in cui la tecnologia informatica, i computer e la rete web erano appannaggio esclusivamente di specifici addetti ai lavori, la possibilità di inviare messaggi come le e-mail non apparì particolarmente affascinante. Ma con il progredire dell'informatica e la sua divulgazione come mezzo e strumento quotidiano di gran parte della popolazione mondiale, ecco che improvvisamente la @ diventa imprescindibile. Con tutti gli sviluppi e le implementazione del caso, anche dannose: negli anni Ottanta viene introdotta per la prima volta la mailing list, mentre nel 1994 si verificò il primissimo caso di virus impiantato in un computer proprio tramite e-mail. D'ora in poi dunque, o almeno oggi, quando inviate o ricevete una e-mail regalate un pensiero alla memoria di Ray Tomlinson: se lo è davvero meritato.

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