Caravaggio

Gioachino, che dopo l’incubo del Covid dona il suo plasma per aiutare gli altri a guarire

Cinquantotto anni, in pensione da un mese, non si è tirato indietro

Gioachino, che dopo l’incubo del Covid dona il suo plasma per aiutare gli altri a guarire
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Ha visto l’inferno del Covid con i suoi occhi da un letto della terapia intensiva, oggi a un anno di distanza sta per raggiungere le dieci donazioni di plasma iperimmune per contribuire alla lotta contro il Coronavirus.  Cinquantotto anni, in pensione da un mese, il caravaggino Gioachino Danesi non si è tirato indietro e ha offerto il proprio sangue – o per meglio dire il proprio plasma – per aiutare i malati che ancora oggi lottano contro questa malattia, come scrive PrimaTreviglio.

Una donazione al mese: il livello di anticorpi è molto alto

Da giugno a marzo, Danesi ha donato plasma senza sosta, al ritmo di una donazione al mese grazie al sistema attivato dall’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. E questa settimana si appresta a effettuare la decima, ma non certo l’ultima. Il livello di anticorpi nel sangue è ancora molto alto, una copertura maggiore di quella garantita dai vaccini, che gli ha permesso di aderire alla campagna di raccolta del plasma iperimmune utilizzato per la cura del Covid-19. L’incubo di Danesi era iniziato il 20 marzo scorso quando, dopo alcuni giorni di febbre e malessere, è stato ricoverato d’urgenza alla Multimedica di Sesto San Giovanni. Le sue condizioni sono apparse subito gravi e il giorno successivo è stato trasferito in terapia intensiva dove è stato intubato e mantenuto in coma farmacologico per oltre dieci giorni.

Leggete l’intervista completa sul Giornale di Treviglio in edicola, oppure QUI sullo sfogliabile online
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