Aveva 97 anni

In memoria di Giulia Maria Crespi, donna coraggiosa e controcorrente che fondò il FAI

Usava dire che «chi ha avuto molto, deve dare molto»: per questo, nel 1975, diede vita al Fondo Ambiente Italiano. Una realtà divenuta oggi un successo culturale per il nostro Paese

In memoria di Giulia Maria Crespi, donna coraggiosa e controcorrente che fondò il FAI
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di Francesca Fenaroli

Ci sono donne che nella storia hanno lasciato il segno, con pensieri, parole, opere e azioni. Giulia Maria Crespi è una di queste. Nata nel 1923, appartenente a una delle principali famiglie industriali lombarde (quella di Crespi d'Adda, per intenderci), usava dire «chi ha avuto molto, deve dare molto» ed è per questo che nel 1975 fondò il FAI-Fondo Ambiente Italiano con Renato Bazzoni. Ma chi era questa donna? Cosa fece prima di arrivare all’idea di creare il Fondo Ambiente?

Dagli anni ’60 fu a capo del Corriere della Sera come accomandataria al posto del padre gravemente malato. Famosa alle cronache per l’allontanamento nel 1973 di Indro Montanelli, che la definì una «dispotica guatemalteca» per la virata a sinistra del giornale, fu sempre sensibile e attenta alle tematiche ambientali ed ecologiche, tant'è che nel 1975 fondò il FAI con Renato Bazzoni, conosciuto durante gli anni ’50 grazie a Italia Nostra. Un sodalizio cementificato durante la mostra fotografica del 1967 che per prima denunciava il degrado urbanistico e ambientale dell’Italia del boom economico. Cosa spinse una donna dell’alta borghesia, con figli e nessun problema economico, a lanciarsi in quest’impresa? L’amore per il proprio Paese e un intimo desiderio di far riscoprire luoghi italici dimenticati e trascurati.

Giulia Maria Crespi al Giardino della Kolymbethra, Valle dei templi (AG). Foto Peppe Lopilato

Fu lei a dotare il FAI dei 500 milioni di lire iniziali e a versare il denaro per acquistare, e donare immediatamente al FAI, il Monastero romano-longobardo di Torba (VA) nel 1976, il primo bene importante del Fondo e la manifestazione concreta che non solo in Inghilterra un’associazione di privati (il National Trust) poteva gestire un bene destinato alla fruizione pubblica. Giulia Maria Crespi affermò spesso che nei primi anni di vita non credeva nel FAI, ma fu la donazione dell’Abbazia e del borgo di San Fruttuoso (GE) da parte dei principi Doria Pamphilj a convincerla di essere sulla buona strada e ad assecondare l’entusiasmo contagioso di Bazzoni. Arrivarono, nel corso degli anni Ottanta, altri beni di rilievo, come il Castello della Manta (CN), la Villa del Balbianello sul lago di Como e Villa Della Porta Bozzolo a Casalzuigno (VA).

A fronte di una "crisi di crescita", Crespi ebbe l’idea di fondare un gruppo di sostegno, "I 200 del FAI", e chiamò a presiederlo l’amica Marella Agnelli. Fu in quegli anni che, per sostenere lo sviluppo, volle, accanto a Bazzoni, Marco Magnifico, allora poco più che trentenne. Fu ancora il suo spirito pionieristico che le fece accettare la scommessa di acquistare il Castello di Masino (TO), una delle più importanti regge piemontesi, che allora versava in uno stato di rovina, contribuendo ancora in prima persona. Nel frattempo, nascevano le Giornate FAI di Primavera e altre manifestazioni che resero popolare il FAI, facendogli perdere lo spirito elitario delle origini, e orientarono la missione della Fondazione nella difesa e nella promozione del nostro patrimonio artistico e ambientale a fianco dello Stato.

Giulia Maria Crespi con il Presidente della Repubblica di allora, Ciampi, all'inaugurazione di Parco Villa Gregoriana, Tivoli (RM), 2005

Ma madame Crespi non si è fermata al FAI, anzi… Anche se l'impegno con il FAI è stato preponderante nella seconda parte della sua vita, la Crespi è stata anche colei che ha introdotto l’agricoltura biodinamica in Italia ed è sempre stata un punto di riferimento nelle grandi battaglie ambientaliste del nostro Paese. Nel 2010 divenne presidente onoraria del FAI, lasciando il suo posto a Ilaria Borletti Buitoni, così come più tardi approvò la scelta e sostenne l’opera di Andrea Carandini, attuale (e terzo) presidente del Fondo. Il FAI nel frattempo aveva raggiunto i centomila iscritti, poi i duecentomila, i beni erano divenuti oltre sessanta, allargando il campo delle sue esperienze e dei suoi impegni. La Crespi continuò a partecipare alla vita del FAI, occupandosi della formazione delle nuove generazioni e accogliendo ogni mese di dicembre il sempre più grande mondo del FAI nella sua casa di corso Venezia a Milano, con un discorso il cui senso era di non cullarsi sui risultati raggiunti e di continuare a puntare lo sguardo al futuro, come lei aveva sempre fatto.

Una donna tosta, a volte spigolosa, che però come lascito ci ha regalato a testimonianza una delle realtà culturali e ambientali più belle e autentiche in Italia: scoprire dimore sconosciute, diroccate e rimesse a nuovo nel nostro bel Paese.

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