Prima davanti alla Vonn

La rinascita di Nadia Fanchini la sciatrice d'oro a La Thuile

La rinascita di Nadia Fanchini la sciatrice d'oro a La Thuile
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Chissà che cosa avrà pensato Nadia Fanchini dopo aver tagliato il traguardo di La Thuile col tempo di 1.24.80. Chissà se i pensieri nella testa dell’atleta, che sabato ha vinto la discesa libera davanti alla regina Lindsay Vonn e a Daniela Merighetti, saranno corsi alle sfortune che hanno attraversato la sua carriera, agli infortuni, le riabilitazioni e la paura di non farcela. Oppure chissà se la 30enne nata a Lovere e cresciuta in Val Camonica avrà molto semplicemente fatto da parte tutti i ricordi negativi, per gustarsi fino in fondo quel successo, con la voglia di levarsi gli sci e condividere il primo posto coi suoi cari, come le sue sorelle, che come lei amano gettarsi giù dalle piste da sci a tutta velocità.

 

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Terza il giorno prima. Quesiti che lasciano il tempo che trovano di fronte al successo della sciatrice bresciana, scorrono via rapidi quanto i 14 centesimi che l’hanno separata dalla Vonn, un battito di ciglia impercettibile ma decisivo. Ciò che resta è il gradino più alto del podio di una atleta che forse più di chiunque altro se lo meritava, dopo che il giorno prima aveva maturato un brillante terzo posto nella discesa uno, sempre sulle nevi di La Thuile. Solo un’altra volta era successo a Nadia Fanchini di arrivare prima in Coppa del Mondo: era il dicembre 2008, lei aveva 22 anni ed alzava i pugni al cielo nel bianco di Lake Louise, in Canada. Sono passati più di 7 anni, un’eternità dentro la quale la vita di Nadia aveva preso la piega peggiore.

 

 

L'infortunio del 2010. Era il 31 gennaio del 2010 quando la bresciana perse l’equilibrio e sbatté a tutta velocità contro una porta della pista di St. Moritz, durante una prova della Coppa del Mondo. Chi seguì quel giorno la discesa ricorda ancora le urla di dolore di Nadia: la ragazza rimediò la lesione di entrambi i legamenti crociati e collaterali delle ginocchia. Significava, prima di tutto, dover rinunciare alle Olimpiadi di Vancouver ma ancor di più significava mettersi sulle spalle una croce pesantissima, capace di mettere in dubbio la sua carriera sugli sci. E significava per un anno sedere in carrozzella, imbarcarsi in una lunga riabilitazione col timore che non finisse mai. L’ha affrontata Nadia, ma poi, quando il cielo sembrava schiarirsi, ecco il secondo crac: stavolta succede a Cortina, dove la Fanchini si rompe il legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Tutte le sfortune lì, una dietro l’altra, senza lasciarle il tempo di prendere fiato.

 

Women's Alpine ski downhill in La Thuile

 

Lei e la Vonn. Si è ripresa poi Nadia, ha spinto i suoi sci giù dalle piste di mezzo mondo col desiderio di tornare grande, o per lo meno con la voglia di riconciliarsi con quella neve che tanto le aveva fatto sognare quanto poi le aveva tolto. Sabato a La Thuile finalmente è arrivato il successo più atteso: «Non ho parole, è troppo bello», ha spiegato in maniera semplice,  «ero convinta di poter fare una buona gara, ma non pensavo di andare così bene. Non potevo credere di essere arrivata davanti alla Vonn, ne provo quasi vergogna, Lindsey è la migliore di tutti i tempi, l'ho battuta e mi sembra un sogno».

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