La partita perfetta del burbero Gasp

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È proprio vero, siamo nati per soffrire e sempre soffriremo, com’è nel Dna di questa Atalanta che, in ogni tempo della sua epopea, sovente deve rotolare sull’orlo del burrone per ritrovare se stessa. Dopo Crotone, Gasperini si era lamentato perché, a suo dire, la critica aveva evidenziato soltanto gli errori dei nerazzurri che, sul 3-1, avevano rischiato di incassare anche una seconda rete dai calabresi il che è incontrovertibile e ogni allenatore, anche il burbero signore di Grugliasco, deve farsene una ragione, sennò può cambiare mestiere.

Ecco perché, nella stessa misura, in calce alla splendida vittoria sul Napoli s’impone l’elogio della squadra che ha spezzato l’imbattibilità dell’unica formazione senza sconfitte prima di giocare allo stadio Achille e Cesare Bortolotti e che, soltanto quattro giorni fa, aveva rifilato 4 gol al Benfica.

Alla buon’ora, grazie a una difesa finalmente più attenta e più coperta (il 3-4-3 in realtà diventa 3-5-2, con Conti e Dramé pronti a scalare in retroguardia e Kurtic lesto a dar loro man forte), l’Atalanta ha cambiato passo e proprio contro l’avversario più forte che potesse incontrare nella settima di campionato. È stata la partita perfetta, quella che ogni tecnico desidera disputare: per questo è doveroso rendere merito all’allenatore che ha azzeccato tutte le mosse. A cominciare da Caldara, alla seconda gara in Serie A e da Gagliardini, alla quarta da titolare nel massimo torneo, per non dire di Petagna, terzo gol in quattro gare, uno più pesante dell’altro e capace di una micidiale media balistica (tre tiri nello specchio della porta, 3 reti).

Alla vigilia, nemmeno il più ottimista fra i tifosi atalantini avrebbe scommesso non solo sulla vittoria, ma anche sulla possibilità che i nerazzurri dominassero i rivali sotto l’aspetto del gioco. Perché è il gioco il tratto distintivo del Napoli di Sarri. Gasperini ha firmato la più bella prova dell’anno chiudendo le fonti della manovra napoletana, chiedendo e ottenendo dai suoi un pressing forsennato sin dal calcio d’inizio, giocando uomo contro uomo e lasciandosi trascinare da un irresistibile Gomez, vero incubo della difesa avversaria. C’è un altro aspetto da evidenziare, e qui l’allenatore sfonda non una porta aperta, ma un ponte levatoio abbassato: è la valorizzazione dei giovani. Caldara, Gagliardini, Grassi e Petagna hanno risposto splendidamente alle attese, tenuto conto che mancava anche Kessié, squalificato. Questa è la strada da seguire, coniugata a un pragmatismo tattico che esalti le doti dei giocatori a disposizione. E su questa strada, Gasperini troverà sempre l’Atalanta e la sua gente pronti a seguirlo.