Luciano De Crescenzo, ovvero un insaziabile desiderio di vita

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È del quartiere San Ferdinando nella zona di Santa di Lucia a Napoli. Lì è nato ottantasei anni fa, compagno di scuola di un tale Carlo Pedersoli che se tradotto in Bud Spencer tutto si chiarisce. Dopo vent’anni passati all’IBM dove fa pure carriera, si scopre scrittore e filosofo. Pianta tutto e si dà anima e corpo a questa nuova attività che lo appassiona, trovando in Maurizio Costanzo un sostenitore della sua effervescente e colta vena ispirativa nonostante l’apparente leggerezza. Così Parlò Bellavista diventa un best seller da seicentomila copie, con edizioni tradotte anche in giapponese e l’ingegnere Luciano De Crescenzo debutta alla grande nell’universo degli scrittori che contano acclamato come un vero e proprio caso letterario.

Tra il 1977 e il 2000, De Crescenzo diviene autore di successo internazionale grazie ai suoi ventiquattro libri, tradotti in diciannove lingue e venduti in diciotto milioni copie in tutto il mondo, di cui sette milioni in Italia. Innumerevoli le sue apparizioni televisive nelle vesti di sapiente divulgatore ma anche di ameno intrattenitore accanto ad amici di sempre come Renzo Arbore, animatori entrambi di trasmissioni televisive destinate a fare epoca. Attore e regista ha firmato quattro film e sette sceneggiature riscuotendo sempre incondizionato successo di critica e pubblico. 'Gesù è nato a Napoli', 'Garibaldi era comunista' e ' Ti porterà fortuna, guida insolita di Napoli' sono le sue ultime fatiche letterarie edite da Mondadori.

Professore, ci parli delle grandi sfide della vita...

«La prima tra tutte è confrontarsi con la propria famiglia, poi con quella che si verrà a costruire: entrambi possono essere assai difficili da gestire e sopportare. Per evitare questo inconveniente ho deciso di vivere per conto mio da molto tempo. A tutti gli amici che mi annunciano il loro fidanzamento raccomando: vivete in case separate. Questa sì che è una bella sfida!».

Una persona che non avrebbe mai voluto conoscere.

«Non esiste, ho sempre desiderato conoscere chiunque».

Il gusto di essere se stessi.

«L’ho sempre praticato anche senza accorgermene perché non potrei essere diverso da quello che sono. Inammissibile».

Gesti che hanno significato.

«Se parliamo di quelli scaramantici che per alcuni hanno un senso, non ne parliamo neppure: sarei proprio una schifezza di ingegnere! Tuttavia pur non credendo nel destino sono sicuro dell’importanza del caso. Tutti gli altri gesti fanno parte di quel genere di relazioni che cerco di moderare».

Che cosa non ha senso?

«In realtà tutto, anche se la percezione diventa una esperienza relativa. È sempre soggettivo attribuire questo o quel valore alle cose».

Goloso di cosa?

«Della vita certamente anche se sono avido di solitudine. Per quanto riguarda il cibo sono invece un disastro: una volta mi hanno preparato per scherzo una cotoletta di cartone e io, indifferente, l’ho mangiata».

Meglio insaziabili o esistenzialmente anoressici?

«La felicità sta nel desiderio ed è proprio quando inizia a mancare questa pulsione che ti senti una vera schifezza. Desiderare è dunque un aspetto fondamentale della vita e una buona dose di insaziabilità può fare da ottimo stimolante».

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