Campioni orobici

Martina di Torre Boldone, un salto sulle rotelle più in alto del dolore

Martina di Torre Boldone, un salto sulle rotelle più in alto del dolore
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Riuscire a esprimere l’armonia e l’eleganza di un gesto tecnico nella fragilità di un istante: è questa l’impresa del pattinaggio artistico. Uno sport che, sia che sotto i piedi ci siano delle lame per volare sul ghiaccio o delle rotelle per scivolare sulla pista, sa regalare delle istantanee di pura bellezza. Ma il pattinaggio è materia effimera per definizione e – come la vita – spesso è fatto di cadute, talvolta dolorose. Per questo un vero campione si nota non tanto dall’abilità di stare in piedi, ma dalla capacità di sapersi rialzare.

Una campionessa. Lo sa bene Martina Rota, 18enne di Torre Boldone, brillante talento del Pattinaggio Artistico in Linea. Martina si dedica a questa specialità (che prevede l’utilizzo di pattini a tre ruote) da poco meno di due anni, eppure non è per niente azzardato definirla già una campionessa. Le sue prestazioni – del resto – parlano da sole, come dimostra la recente conquista della medaglia d’argento ai Campionati Italiani andati in scena dal 23 luglio al 4 agosto a Folgaria; un risultato che è la ciliegina su una torta ben farcita di successi. Questa medaglia, inoltre, possiede un valore speciale: in primis perché l’edizione di quest’anno è stata la prima a introdurre la specialità in linea nel programma di gara, ma soprattutto perché centrare il podio era un obiettivo difficilmente pronosticabile alla vigilia della competizione, visto che la pattinatrice bergamasca si è presentata all’appuntamento clou della stagione ben lontana dalla forma migliore.

 

 

Nonostante gli infortuni. «Pochi giorni prima delle gare, durante uno stage di preparazione, ho subito un infortunio ai legamenti della caviglia – racconta Martina –. È stato un momento molto brutto, perché ho avuto l’impressione di veder svanire davanti ai miei occhi l’obiettivo dei Campionati Nazionali». Ma invece di costringerla a gettare la spugna, il guaio alla caviglia non ha fatto che rinvigorire il suo spirito battagliero e, benché il dolore le impedisse di allenarsi per più di un’ora al giorno, Martina si è presentata al via del torneo: «Avevo basato tutta la preparazione in funzione di questo appuntamento e non volevo vanificare i miei sforzi. Purtroppo a causa dell’infortunio non ero in condizione di esprimermi al meglio, per questo sono ancora più soddisfatta di essere riuscita a ottenere la medaglia d’argento. È stata un’emozione grandissima».

Ma questa storia non deve stupire, visto che la carriera della giovane è costellata di bruschi stop e altrettanto rapide ripartenze. Il suo percorso sportivo è partito alla tenera età di 7 anni, quando ha iniziato a cimentarsi nel pattinaggio su ghiaccio per seguire le orme di mamma Barbara. Uno sport praticato con eccellenti risultati fino al 2015, quando un brutto infortunio sembrava sul punto di metterla ko: «Alcuni ortopedici mi avevano addirittura detto che avrei dovuto smettere di pattinare – ricorda –. In quel periodo facevo parte della Nazionale e dopo quella notizia è come se mi fosse crollato il mondo addosso». Ma, come nelle migliori cronache di rinascita sportiva, quell’infortunio non è stato uno stop, ma, al contrario, si è rivelato una sliding door decisiva per il prosieguo della sua carriera. Dopo essere stata operata da un bravo specialista e aver rispettato il necessario periodo di riposo e riabilitazione, Martina ha infatti sentito che era giunto il momento di rimettersi in pista: «Ho scoperto per caso il Pattinaggio Artistico in Linea. Inizialmente volevo farlo solo per tenermi in forma, ma alla fine mi sono ritrovata di nuovo a partecipare alle competizioni agonistiche».

 

 

Impegno e volontà. Del resto è una ragazza abituata ad andare oltre i propri limiti e – a proposito di sfide stimolanti – questa per lei è stata un’estate molto intensa, visto che, dopo aver superato con successo gli esami di maturità, a luglio ha partecipato ai Mondiali Open disputatisi a Cork, in Irlanda, dove ha conquistato una medaglia di bronzo nella categoria senior, bissando così l’argento ottenuto l’estate precedente nella categoria juniores. Dei risultati eccezionali, impossibili da raggiungere senza una massiccia dose di impegno, costanza e disciplina: «In questo sport salta subito agli occhi l’eleganza delle atlete, ma – aggiunge – serve anche tanta forza di volontà perché negli allenamenti si cade mille volte, ma bisogna sempre rialzarsi».

Allenamenti per i quali non ha esitato a sobbarcarsi anche le fatiche della vita da pendolare, recandosi per diversi giorni a settimana presso la palestra della società SportCulture di Monza. Qui ha conosciuto Marta Bravin e Fabio Mosca, i due allenatori che, in gara e negli allenamenti, la seguono come due angeli custodi, aiutandola a esprimere tutto il suo potenziale. «Con Martina abbiamo lavorato molto sulla costanza e sulla mentalità: l’obiettivo è quello di non arrendersi mai, perché finché la musica non si interrompe la gara non è finita – spiega Marta Bravin, che ha 35 anni e vive in simbiosi con i pattini da quando ne aveva quattro –. Martina è una ragazza determinata e pretende molto da sé. Siamo molto fieri di lei, perché nonostante gli infortuni e gli impegni scolastici che ha dovuto affrontare quest’anno, ha sempre saputo reagire alle difficoltà superando le sue paure».

 

 

Grandi sogni. Grazie alle sue imprese sportive Martina ha conquistato tutta Torre Boldone e, in occasione di ogni sua gara, il gruppo Facebook del paese si riempie di lodi e applausi. Un entusiasmo contagioso che, naturalmente, fa lievitare anche le aspettative sul suo conto: «Dopo i successi di quest ’anno, la prossima stagione punteremo ad alzare l’asticella ancora di più – dichiara la sua allenatrice –. L’obiettivo è conquistare la chiamata della Nazionale e ben figurare ai World Roller Games, le olimpiadi di pattinaggio che si disputeranno nel 2019 a Barcellona». Con la velata speranza, un giorno, di partecipare anche alle olimpiadi più note: «È il mio sogno – rivela Martina –. Per il momento il pattinaggio a rotelle non fa parte degli sport olimpici, ma spero che in futuro le cose possano cambiare». Un sogno che è alla portata di un’atleta abituata a saltare sempre più in alto. L’imp ortante è atterrare sulle proprie gambe e, quando si cade, rialzarsi prontamente: «In fondo le cadute fanno parte del gioco – conclude –. L’importante è avere sempre la voglia e la determinazione per conquistare i propri obiettivi».

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