Uno che non se la tira

Merckx, che oggi ne compie 70 e fa ancora 7mila km all'anno

Merckx, che oggi ne compie 70 e fa ancora 7mila km all'anno
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Cosa vuoi, l'età avanza per tutti, e non ha risparmiato nemmeno quel suo corpo di bufalo inarrestabile e forte. Adesso gli capita di mettere un piede giù dal letto e di sentire il ginocchio scricchiolare un po'. «Beh, se non fa male alla mia età vuol dire che sei morto». Sorride Eddy Merckx, nei suoi nuovi e lucenti settant'anni di gigante con le rughe e di mito intramontabile. Fa ancora 7mila chilometri all'anno, la bicicletta non la vuole lasciare. Però adesso, quando cade, il dolore si sente. Nel 2014 gli era successo durante una scampagnata e il ginocchio da quella volta ha iniziato a lamentarsi un po'. Cose che capitano, non è questo che riuscirà a scalfire la sua voglia di combattere. Nel 1997 Merckx aveva accompagnato il suo socio in affari Wolfagang Renner in un viaggio nel Tibet. Dice oggi Renner: «Eravamo a 4.500 metri e io mi sentivo ogni giorno più debole, Eddy sempre più forte».

 

 

Cosa insegna il "Cannibale". È questo che ci insegna tutti i giorni Merckx, l'uomo-cannibale, a non lasciare mai che la vita ti travolga con le sue debolezze e la noia. Ha sempre voluto vincere lui, per questo continua a tenere la strada con tanta sicurezza. Al Tour de France del 1969, la sua prima Grande Boucle, Merckx indossò la maglia gialla per venti giorni, attaccò sui Pirenei, staccò il suo rivale Roger Pingeon e arrivò a Parigi con un vantaggio di quasi diciotto minuti. Oltre alla maglia, vinse la classifica a punti, quella per scalatori, quella combinata, e ovviamente il Premio della Combattività. Ha vinto Giri d'Italia, Tour, le grandi classiche. Come tutti i più grandi, anche Merckx è sempre stato prigioniero dei confronti. Chi è stato il migliore, tu o Coppi? «La verità è che poi ognuno sceglie con irrazionalità, seguendo il cuore. Coppi probabilmente ha fatto sognare più del sottoscritto. Le sue sono diventate romanzo, le mie cronaca».

 

 

525 successi in 13 anni. Continua a stupirci l'idea che un uomo possa aver voluto vincere tanto, senza conoscere davvero (o quasi mai) la sconfitta. Vincere, Merckx lo ha fatto calcolando precisamente ogni mossa. Dal '65 al '78 ha conquistato 525 corse, nessuno ha fatto meglio. «Vedi, sono anche io su questa terra, non sono un extraterrestre», ha detto. Anche se per certi non è stato normale. A Bruxelles c'è una stazione della metropolitana con il suo nome, la sua faccia sta su un francobollo e dal 1996 è stato insignito del titolo di barone. Disse: «Un onore, non mi darò arie». In questa sorprendente semplicità, il mito del belga ha alimentato la grinta di generazioni di corridori. Per molti è stato un dio, per altri solo il Cannibale. Lui invece si accontenta di avere con sé la moglie Claudine, i figli Axel e Sabrina, i cinque nipoti. E oggi anche una bella birra gelata. Come regalo di compleanno può bastare.

 

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