Paranoie da fumo (di spinello)

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Dopo una montagna d'anni di distanza e silenzio, ho avuto notizie di Daniele. Complice i benedetti, infernali social le ho avute. E mi ha fatto piacere perché Daniele, nome di battaglia acquisito durante i fervorosi ed iconoclasti anni '60, ha adesso pubblicato un libro intrigante, che gli somiglia. Molto di più della foto che adesso ritrae con un barba da filosofo greco il professore di filosofia Tindaro Pintagro. Il volumetto si intitola Paranoie da Fumo e affronta con una serie di brevissime storie l'argomento dibattuto, delicato e anche travisato del cosiddetto "spinello". Tema di grande attualità, oggetto di dibattiti parlamentari e già da tempo sdoganato nella sostanza in molti ambiti medici nei quali la marijuana è usata a scopi ritenuti scientificamente terapeutici. Tuttavia il libro non affronta queste tematiche. O per lo meno, lo fa in un modo tutto suo.

Il professor Pintagro usa il metodo induttivo e parte semmai dal piccolo per indicare il grande, dal particolare all'universale, non so se strizzando l'occhio più a compare Aristotele piuttosto che a Hume o Comte. Racconta storie "minime" per lasciare al lettore il compito di dedurre e trarre conclusioni. Daniele col pugno chiuso e a braccio teso lancia sassi nello stagno. Storie di giorni qualunque con personaggi dai nomi più comuni per  sottolineare l'ordinarietà in cui si svolgono fatti enfatizzati solo dallo stato d'animo dei protagonisti a cospetto di una morale sempre fatalmente transeunte.

Tutti ugualmente vittime di una catena infinita di pregiudizi e di disinformazione. Il pregio maggiore, quello che dà scatto e ritmo metrico ai racconti, è l'arte del narrar breve: uno scrivere in cui si annusa molto da vicino l'influenza Bukowskiana, nel ripetersi lento e ipnotico, capitolo dopo capitolo, di cose ordinarie fatte passare per eccessi riprovevoli. "Tutto ciò che non ci spieghiamo assume contorni mitologicamente oscuri e, per ciò stesso, spesso, forieri di pericoli". Il senso di colpa aleggia potente e il "grande fratello" spesso rappresentato dal vicino impiccione o dalla vecchietta spiona incombe. Il professore parla giustamente di un latente bisogno di punizione che sovente accompagna ogni possibile trasgressione e fa del protagonista di turno una specie di Raskolnicov, in attesa e in cerca della propria espiazione. C'è finezza nel trattare la materia e le parole sono usate con misura quando non con parsimonia. Paranoie da Fumo è una metafora intelligente della nostra epoca ed è una lettura contemporanea per lettori di oggi. Il professor Tindaro Pintagro non smetterà mai di essere Daniele.

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