«Tanto coraggio o troppa paura»

Il viaggio incredibile di Ahmad A 98 anni sbarcato in Sicilia

Il viaggio incredibile di Ahmad A 98 anni sbarcato in Sicilia
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Tutto quello che sappiamo di lui è che si chiama Ahmad, ha 98 anni e arriva dalla Siria. Come racconta la coordinatrice di Medici Senza Frontiere Sicilia Chiara Montaldo, si è imbarcato 13 giorni fa in Egitto, per cominciare la sua fuga verso le coste dell’Europa, finita mercoledì sera assieme ad altri 234 migranti salvati dalla Guardia Costiera al largo di Augusta, in Sicilia. «Tanto coraggio o troppa paura» lo hanno spinto a rischiare questo viaggio, spiega via Twitter la cooperante italiana. Non ci sono foto, né altri dettagli su quest’uomo: si sa soltanto che, una volta sbarcato, è stato assistito da alcuni uomini di Save The Children - quasi uno scherzo del destino - e si è subito messo a giocare coi suoi nipoti.

 

 

 

Profughi giovani. Non si sa altro di Ahmad. Ma basta per immaginarselo e interrogarsi sui di lui e il suo viaggio. La crisi umanitaria dell’immigrazione ci ha messo di fronte un’infinità di storie, ma mai c’eravamo trovati a leggere di un profugo tanto anziano. Tutt’altro, ciò che ha stupito giornali e analisti dell’infinito flusso di arrivi è l’età giovane di chi arrivava. Ventenni spesso, molte volte anche più giovani, non di rado persino qualche neonato. Famiglie che hanno una vita davanti e un futuro cui consegnare le proprie speranze, ma anche, e soprattutto, tante persone da sole: ragazzi con alle spalle nulla da perdere, un inferno da cui scappare senza indugi. Sogni di giorni migliori mixati alla baldanza di chi ha l’età per rischiare.

   

 

Il viaggio del 98enne. Aveva commosso tutti, poi, la storia di Adou: 8 anni, era stato nascosto in una valigia per passare la frontiera di Ceuta, enclave spagnola in Africa. Una scelta – quella del padre – tanto assurda quanto disperata, pur di poter offrire al proprio figlio una speranza un po’ più verde di quella africana. Di un profugo 98enne, però, non avevamo mai sentito parlare. Per questo il viaggio di Ahmad fa riflettere. Assieme a quel «tanto coraggio o troppa paura» che lo hanno portato ad imbarcarsi, salire su un peschereccio malconcio e affrontare la morte in mare. Due stati d’animo opposti e correlati nelle tante fughe del Mediterraneo, ancor più estremizzati nella vicenda di quest’uomo. Sarà stato soltanto il timore di morire nel fuoco siriano ad averlo spinto a sfidare l’acqua? O forse qualche aspirazione di più, ad accompagnare i suoi passi nel deserto del Medio Oriente? Non è dato saperlo, ed è giusto così. Fosse stato anche solo il desiderio di morire in pace.

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