Era il 13 febbraio 1966

Sanremo proprio cinquant'anni fa Sul palco Il ragazzo della via Gluck

Sanremo proprio cinquant'anni fa Sul palco Il ragazzo della via Gluck
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Era il 13 febbraio del 1966. Sul palco di Sanremo saliva Adriano Celentano insieme al Trio del Clan (Gino Santercole, Ico Cerutti e Pilade), cantando una canzone imprevista e strana. Si intitolava Il ragazzo della via Gluck. Una canzone fuori da ogni stereotipo, in cui lui raccontava di fatto di se stesso: era nato proprio al numero 14 di via Gluck, il 6 gennaio 1938, quinto e ultimo figlio di papà Leontino e mamma Giuntina. Il Molleggiato, incredibile a dirsi, venne scartato alla prima serata (anche se aveva alle spalle successi clamorosi come Ventiquattromila baci). Ma consumò subito la sua rivincita: il disco ebbe un enorme successo radiofonico e fu capace di smuovere per le prime volte una coscienza ambientalista ed ecologista diffusa. Quella di Celentano era una straordinaria ballata antimoderna, polemica contro le massicce speculazioni edilizie che stavano trasformando Milano, come altre città italiane, in quegli anni Sessanta.

 

 

Via Gluck è una via stretta e lunga, parallela ai binari sopraelevati che escono (o entrano ) dalla stazione Centrale. Una via a senso unico, senza un gran traffico, sul limitare però di una zona caotica della città. È una via ancor oggi sofferente per quegli interventi che la trasformarono negli anni del boom senza però garantirle uno sviluppo. Povera era e povera resta. Ma prima aveva una sua bellezza che poi le era stata sottratta. In via Gluck la casa di Celentano in realtà resiste ancora: lui abitava al piano terra, nel cortile. E c’è ancora il bagno esterno usato allora da quella famiglia numerosa. Era zona di trattorie di pesce, perché nella vicina via Sammartini, sotto i binari dei treni, c’era il mercato ittico di Milano: quella che si chiamava «Terzilio», oggi ha preso il nome di «Antica Osteria di via Gluck» ed è sempre frequentatissima dai fans.

 

https://youtu.be/iS--74RJDfk

 

Celentano a 13 anni però dovette traslocare, per spostarsi con la famiglia in via Cesare Correnti, cioè molto più in centro. La ballata quindi narra questa circostanza vera della sua vita, quella del distacco. Canta infatti Celentano: «Mio caro amico, disse, qui sono nato, e in questa strada ora lascio il mio cuore. Ma come fai a non capire, è una fortuna per voi che restate, a piedi nudi a giocare nei prati, mentre là in centro respiro il cemento». Quando poi la sua famiglia tornerà ad abitare da quelle parti, in via Zuretti, il panorama è profondamente cambiato. Così, seguendo la biografia, la canzone a quel punto lancia il suo doloroso atto d’accusa. Il protagonista «torna e non trova gli amici che aveva, solo case su case, catrame e cemento... Se andiamo avanti così, chissà come si farà. Chissà...».

 

 

Sono passati 50 anni e quella via continua ad essere un simbolo. Nel 2013 la giunta Piaspia aveva chiesto il vincolo paesaggistico. Ma incontrò l’opposizione netta e decisa di Celentano. «Decisione inutile, oggi via Gluck è una delle vie più brutte di Milano», disse. Ma c’è chi non si è perso d’animo. Come l’associazione «Amici della Martesana Greco» che ha lanciato una petizione promossa anche da Legambiente: «Chiediamo al sindaco e agli assessori ai Lavori pubblici e alla Mobilità e all’Ambiente la riqualificazione di via Gluck, già inserita dall’amministrazione comunale tra i beni paesaggistico-culturali ma ora in una situazione di forte degrado». E per il giorno dell’anniversario, 13 febbraio, dalle 15 alle 17 di sabato, davanti alla casa natale di Adriano Celentano, c’è la possibilità di firmare la petizione. Ma sarà anche giorno di festa, con tanto di flash mob. «Portate chitarre, tamburelli, flauti, violini, bassi, contrabbassi e tutti gli strumenti che volete», hanno raccomandato gli organizzatori. «Incontriamoci in via Gluck a Milano per cantarla insieme a squarciagola». Vien voglia di correre a sentirli…

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