Settant'anni di Reja, il ricostruttore

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Uno che compie 70 anni e, per festeggiare, sfida la bora di Trieste, andando in Barcolana, è decisamente una persona speciale. Senza ombra di dubbio, Edoardo Reja lo è. E non è un caso che il più felice avvio di stagione dell’Atalanta nell’arco degli ultimi sei campionati disputati in A porti il nome del signore goriziano che ai bergamaschi piace tanto anche perché somiglia tanto al loro carattere. Settant’anni di Reja, cioè cinquant’anni di calcio vissuti alla grande. Da quando, nel ’65, vinse il titolo Primavera con la Spal che allineava in squadra un certo Fabio Capello, destinato a divenire uno dei suoi più grandi amici e uno dei più grandi allenatori in circolazione. Reja non è né un difensivista né un offensività. Reja è un ricostruttore: chiedere referenze ai tifosi di Napoli e Lazio.

Il 4 marzo scorso prese il posto di Colantuono e Dio solo sa quanto fosse costata a Percassi la scelta di esonerare il tecnico laziale dopo 1.723 giorni nerazzurri incorniciati  da record senza precedenti, ma non c’erano alternative. Pierpaolo Marino lo presento così: «Reja salverà l’Atalanta e l’anno prossimo ci farà divertire». Nei giorni scorsi, ho incrociato Pierpaolo in uno studio televisivo. Senza nemmeno nominare Reja, appena mi ha visto, ha sbottato sorridendo: «Visto che su Reja non mi ero sbagliato?». No, non si era sbagliato Marino e nemmeno l’Atalanta.

La verità è che quando la passione ti guida, puoi avere anche 90 anni, ma smuovi le montagne. Il veterano degli allenatori in attività in Europa ha rifatto i connotati all’Atalanta, cambiandole letteralmente pelle. Ha voluto Bollini accanto a sé, insieme con Porrini, ha impresso una svolta al gioco e alla mentalità di una squadra che dopo 7 giornate è decima in classifica, a 7 punti dalla capolista Fiorentina e con 7 punti di vantaggio su Verona e Frosinone penultimi davanti al Bologna. E ancora: l’Atalanta ha 2 punti in più del Milan che sul mercato ha speso 92 milioni di euro e addirittura 3 in più sulla Juve campione d’Italia. E se è molto presto per emettere giudizi definitivi non è mai troppo tardi per evidenziare i meriti di un tecnico che ai tifosi ha restituito la loro vera squadra, dopo i patemi e le sofferenze dell’ultima stagione.

Buon compleanno, signor Reja cui sono bastate poche settimane per capire che cosa sia l’Atalanta per Bergamo e Bergamo per l’Atalanta. «Ho allenato in diverse altre grandi piazze, ma un legame del genere fra la squadra e la sua gente, non l’avevo mai visto». Sono cose che, a settant’anni, si apprezzano ancora di più.

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