Insegnava all'Università di Edimburgo

Chi era Sherlock Holmes che è esistito per davvero

Chi era Sherlock Holmes che è esistito per davvero
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Sherlock Holmes, il detective infallibile descritto da Arthur Conan Doyle, è esistito davvero. Il suo nome era Joseph Bell (1837 -1911) ed era un medico, insegnava all’università di Edimburgo ed era il professore dello stesso Doyle, che nella sua autobiografia ammise di essersi ispirato al suo vecchio mentore per creare il personaggio dell’investigatore: «ho pensato al mio vecchio insegnante Joe Bell, alla sua faccia aquilina, ai suoi modi curiosi, ai suoi trucchetti per scoprire i dettagli. Se (Bell) fosse stato un detective, avrebbe sicuramente ridotto questa disorganizzata professione in qualcosa di simile a una scienza esatta». E ancora, in una lettera spedita al professor Bell nel 1892, ammise: «è a te che devo Sherlock Holmes».

Bell applicava il metodo scientifico, basato sulla deduzione e sulla verifica delle ipotesi, con una precisione e arguzia non comuni. Lo chiamava «l’accurato e veloce riconoscimento delle piccole cose che differenziano la situazione del paziente dallo stato di salute». Raramente si sbagliava nella diagnosi medica e spesso, a lezione, rivelava particolari della vita delle persone che sarebbero sfuggiti a occhi meno attenti dei suoi. Un giorno, ad esempio, entrò in aula una donna e Bell le chiese subito dove avesse riposto la sua pipa d’argilla. Dinanzi allo stupore di lei e dei suoi studenti, il medico spiegò come era giunto alla sua conclusione, portando l’attenzione dei presenti sull’ulcera del labbro inferiore della donna e sulla cicatrice da bruciatura sulla guancia sinistra. «Sono tutti segni di una piccola pipa tenuta vicino alla guancia mentre si fuma — un comportamento tipico di una contadina, che fuma mentre siede vicino al focolare».

A un paziente, poi, chiese se gli era piaciuta la passeggiata lungo il fiume. L’uomo assunse un’ espressione costernata e Bell allora disse di averlo capito dall’argilla rossa di cui erano sporche le sue scarpe, aggiungendo che un argilla simile, a Edimburgo, si trovava soltanto lungo le rive del fiume. Arthur Conan Doyle avrebbe citato questo aneddoto in The Five Orange Pips. Sebbene nei romanzi le abilità deduttive di Sherlock Holmes sembrino talvolta rasentare la divinazione, nella realtà la perspicacia del dottor Joseph Bell non era niente di soprannaturale o di anomalo. Consisteva in una capacità di osservazione allenata a rilevare i più piccoli dettagli, che il medico riusciva a “fare parlare”, ponendoli in relazione con il contesto ambientale.

Sherlock Holmes comparve in uno Studio in Rosso (1887), prima opera di Arthur Conan Doyle. Il suo personaggio, accompagnato dalla fedele spalla Watson, piacque fin da subito. La sua indole controversa e chiaroscurale, benché non inquietante, lo rese interessante e gli accattivò le simpatie dei lettori. I londinesi, passando davanti al 221 B di Baker Street, avevano gioco facile ad immaginarsi un uomo alto e allampanato, sprofondato nella poltrona con la sua pipa o intento a suonare il violino, mentre l’amico dottore, Watson, gli girava intorno occupato nella lettura del giornale mattutino. Holmes piacque tanto al pubblico che vi fu una vera e propria protesta quando Doyle decise di sbarazzarsene, facendolo precipitare dall’alto di una cascata insieme al suo acerrimo nemico, Moriarty (in L’ultima avventura, 1893). L’autore dovette così scrivere un altro racconto, Il mastino dei Baskerville, che uscì tra il 1901 e il 1902 ed era ambientato prima della morte dell’investigatore. Conan Doyle fu poi costretto dalle pressioni crescenti dei lettori a fingere che Holmes non fosse morto affatto, ma che si fosse tenuto nascosto per svolgere servizi segretissimi al servizio della Corona britannica (L’avventura della casa vuota).

Le avventure di Sherlock Holmes continuano ancora oggi: dopo il film del 2009 con Robert Downey Junior, nei panni del detective, e Jude Law, nelle vesti di Watson, la BBC ha messo in onda una serie televisiva, con Benedict Cumberbatch (Sherlock Holmes) e Martin Freeman (Watson).

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