Signor Questore, venga a prendere un caffè al Baretto dello stadio
Uno legge il titolo d’apertura dell’Eco di Bergamo e sobbalza: «Linea dura contro tifosi e movida». Magari ti saresti aspettato che il nuovo Questore di Bergamo la linea dura l'annunciasse contro le croniche carenze d’organico che costringono i poliziotti a turni massacranti; contro i furti, le rapine, le malversazioni, la corruzione per combattere la quale, peraltro, si annuncia una task force. Del resto, si sa, Alfano una task force non la nega a nessuno. Come quando disse, l’8 agosto 2014: «Restituiremo gli stadi alle famiglie e tratteremo i violenti come i mafiosi». S’è visto. Roma-Cska in settembre, Italia-Croazia in novembre, lo scempio di Campo de’Fiori e della Barcaccia in Piazza di Spagna in marzo, sempre aspettando di sapere chi abbia assassinato Ciro Esposito e di chi sia la responsabilità nella catena di comando dell’ordine pubblico di quando accadde il 3 maggio 2014 a Roma, finale di Coppa Italia fra Napoli e Fiorentina, dentro e fuori lo stadio Olimpico.
Il nuovo Questore è stato catapultato in fretta e furia da Sondrio e, certamente, ha bisogno di tempo per conoscere Bergamo e i bergamaschi. È auspicabile ne abbia in abbondanza e molto più del predecessore, silurato in ventiquattro ore e, naturalmente innocente sino a prova contraria dalle accuse che gli vengono mosse dalla magistratura. Come innocenti sino a prova contraria, giova ricordarlo sempre ai benpensanti e ai velinari, sono i tifosi nerazzurri schiaffati in galera ed esposti al pubblico ludibrio per gli incidenti post Roma-Atalanta del 22 novembre, poi scarcerati senza nemmeno le scuse e ora sono così pericolosi che devono sottostare al mero obbligo di firma.
Come non sta né in cielo né in terra la chiusura del Baretto dello Stadio in concomitanza con 4 partite interne dell’Atalanta, decisa ricorrendo a una norme del regime fascista dal predecessore del nuovo Questore. Come è stato indecente e un autentico sopruso il bando per tre mesi delle trasferte dei tifosi atalantini armati di Valcalepio e pane e salame. Come insopportabile è stata la criminalizzazione dell’intera Curva Nord e dell’intera tifoseria atalantina, discriminata dalla grida prefettizia sulla base di chi possedeva o non possedeva la mitologica tessera del tifoso, il più micidiale sfollagente mai inventato a memoria d’uomo per svuotare gli stadi.
Ecco, Signor Questore, augurandole miglior fortuna di chi l’ha preceduta, vorremmo dirle che siamo perfettamente d’accordo su stangare i violenti e imporre il rispetto della legalità. Parole sante. Ma basta con le misure liberticide perché Bergamo non è una caserma. Venga a prendere un caffè al Baretto, quando vuole. E viva la movida. Sempre.