Il miracolo della tregua

Stille Nacht, un canto di speranza che ha appena compiuto 200 anni

Stille Nacht, un canto di speranza che ha appena compiuto 200 anni
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Chi l’avrebbe detto che quella canzoncina semplice scritta duecento anni fa da un giovane sacerdote ausiliare di Salisburgo sarebbe diventata uno dei motivi più cantati e più tradotti della storia? Eppure quel testo senza fronzoli, scritto dal reverendo Joseph Mohr e poi consegnato, nel Natale del 1818, al compositore e maestro di scuola Franz Xaver Gruber, è ancora in testa alla hit parade dei canti natalizi più richiesti e quindi più amati.

Una ninnananna contro il dolore. Stille Nacht non era nato per caso. Quelli intorno al 1817 erano anni durissimi per l’Europa uscita dal ciclone napoleonico: un continente travolto da guerre, da capovolgimenti politici e crisi economiche che per decenni avevano traumatizzato e dissanguato la popolazione. Oltretutto nel 1816 era accaduto un fenomeno meteorologico che aveva piegato le gambe alla popolazione, specie quella più povera: era stato un anno senza estate, un’incredibile anomalia climatica in gran parte del pianeta (e in modo particolare Europa e Nord America) con freddo e maltempo fuori stagione al punto da provocare fame e carestie.

 

 

Stille Nacht nasce proprio come un canto per consolare gli uomini impauriti che il reverendo Mohr vedeva attorno a sé. È un canto nato da un impeto di solidarietà. Dal desiderio di dare un po’ di serenità a quella popolazione stremata. Questo spiega anche l’estrema semplicità del testo e del motivo, così facilmente orecchiabile. Stille Nacht non è altro che una dolce ninnananna cantata al piccolo Gesù Bambino «Holder Knabe im lockigen Haar, schlaf in himmlischer Ruh» (Grazioso bimbo dai capelli ricci, dormi in pace celeste), perché il suo sonno tranquillizza il cuore degli uomini.

Un successo intramontabile. La canzone fece breccia immediatamente, sin dalla prima esecuzione in cui Mohr era la voce tenorile mentre Gruber intonava la parte del basso. Leggenda vuole che quella notte di Natale del 1818 l’organo della chiesa di San Nicola di Oberndorf vicino a Salisburgo fosse rotto, così Mohr avesse adattato l’arrangiamento introducendo la chitarra. Il tema musicale si fece presto largo in tutt’Europa, tradotto nelle tante lingue nazionali (ad oggi sarebbero ben 140 le versioni). A volte il testo è stato riscritto com’è il caso dell’Italia: Astro del ciel infatti non è una traduzione del testo tedesco (Stille Nacht infatti andrebbe tradotto “notte luminosa”) bensì un testo originale scritto dal prete bergamasco Angelo Meli e pubblicato nel 1937 dalle Edizioni Carrara di Bergamo.

 

 

Un miracolo. Stille Nacht è anche una canzone capace di fare miracoli. Come quello avvenuto il 24 dicembre 1914. Da circa cinque mesi l’Europa era in Guerra. Sul fronte occidentale erano già caduti o rimasti feriti oltre un milione di soldati. La notte del 24 dicembre, sul fronte delle Fiandre, alcuni soldati tedeschi decisero infatti di esporre piccoli alberi di Natale illuminati oltre il bordo della trincea, come segno di pace: su entrambe le linee del fronte, per un tratto lungo circa 50 chilometri, i combattenti deposero armi ed elmetti e intonarono Stille Nacht nelle rispettive lingue. Da quell’episodio è nata anche una tradizione che per fortuna ogni tanto si rinnova: quella della tregua di Natale.

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