Tavecchio, quanti santi in paradiso devono avere gli ultrà dell’Atalanta?

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La notizia è positiva: la giustizia sportiva ha sospeso la squalifica delle curve juventine disponendo un supplemento d’indagine sulla bomba carta lanciata contro i tifosi del Toro durante l’ultimo derby con i bianconeri, disputato all’Olimpico di Torino. La notizia è positiva perché, l’abbiamo detto cento volte e cento volte lo ripeteremo: non bisogna mai criminalizzare intere curve, intere tifoserie, migliaia e migliaia di appassionati che non c’entrano nulla con gli episodi di violenza negli stadi, ma occorre stangare i soli colpevoli di avere violato le leggi dello Stato.

Il problema è un altro. Il problema è che la giustizia sportiva della Federazione Italiana Giuoco Calcio troppo spesso ci ricorda la Fattoria degli Animali dove tutti sono uguali, ma i maiali sono più uguali di tutti. Spontaneo, infatti, sorge il parallelo con il durissimo trattamento inflitto ai tifosi atalantini della Curva Nord dopo gli incidenti post Atalanta-Roma del 22 novembre scorso, per i quali sono stati arrestati e scarcerati alcuni ragazzi, esposti al pubblico ludibrio dei malpensanti e rimandati a casa senza nemmeno le scuse.

Incidenti che, a tutt’oggi, non si sa ancora ufficialmente chi abbia scatenato. Incidenti a casa dei quali, questo Stato, debole con i forti e forte con i deboli, ha comminato tre mesi di stop alle trasferte dei tifosi nerazzurri, i cui corpi contundenti sono notoriamente il vino Valcalepio doc e il pane e salame. Incidenti che hanno visto la zelante rappresentante dello Stato a Bergamo vietare per mesi l’ingresso in Curva Nord agli atalantini pur in possesso del succedaneo della sciagurata tessera del tifoso, sfollagente degli stadi di portata nucleare.

Incidenti che hanno portato incredibilmente alla chiusura del Baretto dello stadio, acclarato covo terroristico di Al Qaeda,  per 4 gare interne dell’Atalanta in virtù del ricorso ad un provvedimento di stampo fascista, nel senso che affonda le radici nel ventennio mussoliniano. Potremmo andare avanti ancora per molto. Preferiamo chiedere al mitologico Tavecchio (il signore che, non ancora eletto presidente della Federcalcio, disse: «I giocatori extracomunitari prima di venire in Italia mangiavano le banane»): quanti santi in paradiso devono avere gli ulltrà dell’Atalanta per essere trattati come tutti?

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