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Tutti gli italiani premiati col Nobel

Tutti gli italiani premiati col Nobel
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Gli esperti avevano nominato Federica Mogherini come uno dei possibili Nobel per la Pace 2017. In realtà il riconoscimento è stato assegnato all’Organizzazione contro le armi nucleari (e considerati i tempi c’era da aspettarselo). Ma se il premio fosse andato effettivamente alla politica italiana, alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, di quanto avremmo appesantito il nostro medagliere nazionale? Chi sono gli italiani che hanno vinto il premio Nobel?

 

Nobel per la Pace

Cominciamo proprio da quelli che hanno ottenuto il riconoscimento per la Pace. Andiamo maluccio: ci possiamo giocare solo un nome, quello del Signor Ernesto Teodoro Moneta, patriota e giornalista milanese, attivista nel movimento internazionale per la pace e insignito nel 1907. Uno è meglio di niente, ma considerate che gli Stati Uniti vantano ben 24 vincitori, seguiti dal Regno Unito con 14, poi Svizzera (11) e Francia (10).

 

Nobel per la Chimica

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Lo stesso vale per la Chimica, in cui abbiamo solo il nome di Giulio Natta che, nel 1963, insieme a Karl Ziegler, fu premiato «per le sue scoperte nel campo della chimica e della tecnologia dei polimeri». Nato in Liguria, ebbe una brillante carriera come ingegnere e come accademico, e fu lui a scoprire il propilene isotattico, commercializzato come Moplen, ancora oggi uno dei prodotti termoplastici più utilizzati nell’industria, soprattutto idrosanitaria. Anche in questa categoria gli Stati Uniti sono in testa con 55 assegnazioni.

 

Nobel per l’Economia

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Stessa storia per l’economica. Il nostro unico Nobel è Franco Modigliani, nato a Roma nel 1918 e morto a Cambridge nel 2003. Si dice che i suoi studi rivoluzionarono la finanzia aziendale e l’accademia lo premiò «per la sua analisi pionieristica del risparmio e dei mercati finanziari». Pure qui gli Stati uniti difendono il primato con 40 titoli e un distacco di 33 assegnazioni rispetto alla Gran Bretagna, che segue con solo 7 Nobel.

 

Nobel per la Fisica

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Le cose cominciano a migliorare nel campo della fisica. Qui possiamo sfoderare ben 5 titolati. Cominciamo in grande con Guglielmo Marconi, parimerito insieme a Karl Ferdinand Braum, nel 1909. Non serve nemmeno dire che la motivazione fu «in riconoscimento del loro contributo allo sviluppo della telegrafia senza fili». Saltiamo poi al 1938 con un leggendario (e da tutti invidiato) Enrico Fermi che fece moltissime cose ma in particolare dimostrò «l'esistenza di nuovi elementi radioattivi prodotti da irraggiamento neutronico, e scoperto le reazioni nucleari indotte da neutroni lenti». Nel 1959 c’è poi Emilio Gino Segrè che insieme a Owen Chamberlain scoprì l’antiprotone. Si passa al famoso Carlo Rubbia, insignito insieme a Simon van der Meer nel 1984, «per il loro contributo decisivo al grande progetto, che ha portato alla scoperta delle particelle W e Z comunicatori di interazione debole». E in ultimo Riccardo Giacconi, nel 2002, insieme a Raymond Davis Jr. e Masatoshi Koshiba «per i contributi pionieristici all'astrofisica e in particolare per l'individuazione dei neutrini cosmici». Anche qui gli Stati Uniti mantengono il primo posto con 95 Nobel.

 

Nobel per la Medicina

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Un pochino meglio anche la medicina. Il primo a essere premiato è Camillo Golgi (quello che ha dato il nome al complesso cellulare) nel 1906 insieme a Santiago Ramón y Cajal «in riconoscimento del loro lavoro sulla struttura del sistema nervoso». Si deve a lui anche la legge di Golgi in malariologia, che permette di curare i malati di malaria con la giusta dose di chinino. Amò profondamente il paese natale, Corteno, meta del viaggio di nozze, che oggi porta il suo nome: Corteo Golgi. Nel 1955 c’è Daniel Bovet, nato svizzero ma naturalizzato italiano, esperantista di madrelingua esperanto, premiato «per le sue scoperte in relazione a composti sintetici che inibiscono l'azione di alcune sostanze dell'organismo, e soprattutto alla loro azione sul sistema vascolare e i muscoli scheletrici», cioè padre dei moderni antistaminici. Nel 1969 è la volta del torinese Salvatore Edoardo Luria che, dopo il trasferimento negli USA, cambiò il suo nome in Salvator Eward, convocato dal Karolinska Institutet insieme a Max Delbrück e Alfred D. Hershey per «le loro scoperte sul meccanismo di replicazione e la struttura genetica dei virus». Nel 1975 è il catanzarese Renato Dulbecco a intascarsi il bottino, insieme a David Baltimore e Howard Martin Temin, «per le loro scoperte concernenti le interazioni fra virus tumorali e il materiale genetico della cellula». Poi viene Rita Levi-Montalcini con Stanley Cohen, per «le loro scoperte e l'individuazione di fattori di crescita cellulare» e infine in genetista veronese Mario Capecchi con Martin Evans e Oliver Smithies «per le loro scoperte del principio per introdurre specifici geni nei topi tramite cellule staminali embrionali». Bilancio finale: Italia 6 - Stati Uniti 105.

 

Nobel per la Letteratura

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Dulcis in fundo le materie letterarie. Il nostro cavallo di battaglia. Ce ne portiamo a casa quasi uno per decennio a partire dal poeta Giosuè Carducci nel 1906, seguito dalla nuorese Grazia Deledda, esattamente vent’anni più tardi (l’anno prima era stato di George Bernard Shaw e quello successivo sarà di Henri Bergson) e uno straordinario Luigi Pirandello nel 1934, due anni prima della sua morte. Salvatore Quasimodo sale a Stoccolma nel 1959 (stesso anno di Emilio Gino Segrè, quello dell’antiprotone). Ci riprendiamo nel 1975 con il Nobel a Eugenio Montale per «la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni» e chiudiamo infine nel 1997, esattamente vent’anni fa, con l’inatteso ma più che meritato riconoscimento al lavoro di Dario Fo che «seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi». Francia in testa con 15 Nobel seguita con distacco dagli Stati Uniti fermi a 11.

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