Strappò la bandiera nazista dall'Acropoli

L’ultimo partigiano greco si scusa per l'illusione Tsipras

L’ultimo partigiano greco si scusa per l'illusione Tsipras
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Il 30 maggio 1941, a 19 anni, si arrampicò sull’Acropoli di Atene, strappò la bandiera nazista e la sostituì con quella greca. Da allora Manolis Glezos è il partigiano più famoso di Grecia, è colui che ha dato il via alla Resistenza ellenica, terminata con la seconda occupazione britannica. I quattro grandi eventi che hanno caratterizzato la storia contemporanea della Grecia li ha vissuti tutti: l'occupazione nazista, la guerra civile, la dittatura militare e il crollo del sistema finanziario. È sopravvissuto a un ergastolo, a tre condanne a morte e a un’infinità di torture.

Oggi ha quasi 93 anni, li compirà a settembre, ed è un europarlamentare di Syriza, il partito di Alexis Tsipras che ha vinto le elezioni del gennaio scorso. Nella sua vita ha passato dodici anni in carcere e quattro in esilio. Ha subito ventotto condanne politiche. L’ultima volta in cui l’hanno arrestato era il 2012, quando scese in piazza ad Atene per protestare contro l’austerity. Da quasi 74 anni sulla scena politica, Glezos è il punto di riferimento per la sinistra greca, oltre a essere il simbolo della coscienza collettiva. Lui stesso, tempo fa, dichiarò che a mantenere vivo il suo impegno politico sono 118 amici: «Ho perso 118 compagni, giustiziati durante la guerra civile. A quell'epoca prima di ogni battaglia ci confidavamo i nostri sogni e le nostre idee, perché sapevamo che non tutti sarebbero tornati vivi. Volevamo che i sopravvissuti riuscissero a realizzare qualcuno dei nostri sogni. E io sono l'ultimo rimasto».

Fervente sostenitore della lotta contro l’austerità imposta dalla UE, è l’autore della richiesta a Berlino dei danni di guerra per 153 miliardi (la Grecia verso la Germania ha un debito di 60 miliardi di euro). Occhi azzurri come il mare che lambisce le coste e le isole greche, lunghi capelli bianchi come le casette che dipingono i suggestivi panorami dei paesini greci, è un convinto e concreto sognatore della democrazia diretta e del diritto all’autogoverno dei popoli, che è riuscito a realizzare nel suo villaggio natio sull’isola di Naxos. Appena arrivato ai banchi del Parlamento Europeo chiese al futuro presidente della Commissione Jean-Claude Juncker: «Ci considererete sempre un hotel dove venire in vacanza o ci farete sviluppare la nostra economia? Volete un’Europa di sfruttatori e di sfruttati?».

 

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La lettera ai greci. Fino a pochi giorni fa Glezos era un ammiratore di Tsipras e del suo partito Syriza, e lo era al punto tale da diventarne membro del comitato centrale. L’accordo che il neopremier greco ha raggiunto con l’Eurogruppo, però, lo ha indignato e per questo ha chiesto scusa ai greci per averli fatti votare Tsipras. Il popolo, secondo Glezos, ha creduto nelle promesse di cancellazione dello stato di austerità imposto alla Grecia non solo dalla Germania, ma dalla stessa oligarchia greca. «Mi scuso con il popolo greco perché ho contribuito a questa illusione» ha scritto in una lettera indirizzata al suo popolo. «Ma prima che il male prosegua. Prima che sia troppo tardi, noi dobbiamo reagire».

Secondo Glezos «rinominare la Troika come istituzioni, il Memorandum come accordo e i creditori come partner è come battezzare la carne in pesce, non cambia la sostanza». Glezos è quindi convinto che Syriza abbia tradito le promesse fatte al popolo, e per questo ha invitato la base del partito a «decidere con riunioni straordinarie se accettare o no questa situazione». Conclude la sua missiva con parole molto amare, che chiamano in causa anche le passate generazioni di politici che hanno ridotto la Grecia nella grave situazione in cui versa oggi: «Alcuni sostengono che in un negoziato bisogna anche ritirare qualcosa. Primo, tra oppressori e oppressi non può esserci nessun compromesso, tra lo schiavo e l’occupante l’unica soluzione è la libertà. Ma anche se accettassimo questa assurdità, le concessioni già fatte dai precedenti governi in termini di disoccupazione, austerità, povertà, suicidi sono andate oltre ogni limite».

Le polemiche interne dopo l’accordo. Toni forti, quelli usati da Glezos nella sua lettera, che da molti internamente a Syriza è stata interpretata come una sorta di ripicca per la mancata elezione a presidente della Repubblica. Tsipras, infatti, ha fatto eleggere Pakis Pavlopoulos, conservatore ed esponente dello schieramento di centrodestra col quale Syriza governa. Tuttavia quanto denunciato da Glezos non di discosta molto da quello che la base dell’elettorato greco pensa di Tsipras a un mese dalla sua elezione. La gente non è felice dell’accordo raggiunto a Bruxelles e la popolarità del premier risulta già in calo. Inoltre anche nel governo ci sono i primi dissapori. Il viceministro del welfare, Dimitris Stratoulis, riferendosi all’accordo con l’Eurogruppo, parla di «passo indietro rispetto alle promesse elettorali», riportando una considerazione che, all’interno della segreteria di Syriza, in molti sembrano condividere al punto da minacciare clamorose dimissioni nelle prossime settimane.

Come se non bastasse, le parole di Glezos sembrano in qualche modo dare ragione ai comunisti del Kke che avevano deciso di non allearsi con Syriza perché avevano previsto che sarebbe stato necessario un compromesso e che ogni tentativo di “riformare” l’Europa sarebbe fallito. Secondo loro l’unica soluzione sarebbe quella di uscire dall’Eurozona e tornare alla dracma. Un invito a dire “no” alla Germania era arrivato a Tsipras anche dal compositore Mikis Theodorakis, leggendario compositore delle musiche di Zorba il greco, imprigionato e torturato durante il regime dei Colonnelli. Theodorakis sul suo sito web si era sostanzialmente detto d’accordo con le parola di Glezos, aveva criticato l'atteggiamento adottato dal governo di Atene nei confronti dei partner europei ed espresso il proprio disagio verso la sinistra greca nei confronti dell'Europa a guida tedesca.

 

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In cosa consiste l’accordo tra Grecia ed Eurogruppo. Dopo tre riunioni, Atene è riuscita a convincere i partner europei. Seppure con le dovute prudenze, la lista delle misure chieste dall’Euroguppo al governo greco è piaciuta. Qualche scetticismo è stato avanzato dal Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea, due dei creditori del Paese, che chiedono più dettagli. Nel complesso, però, l’unione Europea le ha giudicate «sufficientemente complete», dicendo che rappresentano «un buon punto di partenza per completare la revisione» e pertanto ha dato l’ok all’estensione di quattro mesi del prestito della “Troika” (Ue, Bce, Fmi), che continua ad esistere nonostante il termine sia stato cassato dai documenti su richiesta della Grecia. Ora si aspetta solo che l’accordo venga formalmente approvato da ogni singolo Paese dell’Eurozona.

In sintesi, le riforme proposte dal governo greco prevedono la lotta all’evasione fiscale, al contrabbando e ai traffici illeciti, in modo da portare nelle casse dello Stato circa 7 miliardi di euro. Si parla di patrimoniale, di ritocco dell’Iva e di una revisione del sistema fiscale per renderlo più equo e omogeneo. Verrà completato il piano di privatizzazioni già avviato e rivisto quello da avviare. Verranno ridotti i ministeri, che da 16 scenderanno a 10 e si darà il via a una spending review della spesa pubblica. Allo stesso tempo si svilupperanno nuove politiche del lavoro per quanto riguarda i contratti nazionali, con modifiche alle possibilità di negoziazione, mantenendo comunque la possibilità di intervenire per dare assistenza e sostegno economico ai più indigenti. Il famoso “piano umanitario” tanto decantato dopo l’esito del voto, sarà però subordinato al via libera della troika e dovrà essere a costo zero per le casse dello Stato. La Grecia, infatti, si impegna a mantenere gli obiettivi sui bilanci già stabiliti.

L’Eurogruppo a questo punto chiede «alle autorità della Grecia di sviluppare ulteriormente e di espandere il suo piano di riforme, sulla base dell’attuale accordo, coordinandosi con le istituzioni in modo da arrivare a una rapida ed efficace conclusione del processo di revisione».

Dopo aver incassato il via libera europeo Tsipras ha cercato di ricucire lo strappo con Theodorakis, incontrandolo nella sua casa che guarda l’Acropoli. Gli ha stretto la mano e gli ha chiesto di avere fiducia. Nessuna parola, nemmeno al telefono, invece, con Manolis Glezos, vero mentore di Alexis Tsipras.

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