Il boom negli anni Ottanta

Addio al vecchio videoregistratore Anche l’ultima azienda si è arresa

Addio al vecchio videoregistratore Anche l’ultima azienda si è arresa
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Nell’incessante evolversi della tecnologia, sempre più frequentemente ci tocca dire addio ad alcuni pezzi di storia del nostro passato. Di alcuni quasi nemmeno ce ne accorgiamo (il floppy manca per caso a qualcuno?), rispetto ad altri, invece, la fitta al cuore è notevole. Come nel caso del videoregistratore, di cui l’ultima azienda produttrice ad agosto ne cesserà definitivamente la vendita: è la Funai Electric, società giapponese che, appunto, era rimasta l’ultima nel mondo a credere nei lettori di videocassette. Troppo scarsa la media di 750mila pezzi distribuiti all’anno, in rapporto soprattutto con le difficoltà sempre crescenti nel reperire i pezzi necessari per costruirli. È il momento, dunque, di dire definitivamente addio alle vhs, che per decenni hanno dominato il mercato del cinema e dell’home video, e che oggi, invece, si trovano costrette a sentirsi leggere il proprio epitaffio funebre.

 

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La gloriosa storia del videoregistratore. I primi strumenti di questo tipo comparvero già negli anni Cinquanta dello scorso secolo, ma si trattava di apparecchi utili esclusivamente al settore professionale, e non a quello domestico: questo, soprattutto, per le notevoli dimensioni che i primi videoregistratori avevano, per farsene un’idea basti anche solo pensare alle mitiche “ruote” da nastro che all’inizio venivano impiegate come supporto per la realizzazione dei film. Verso la fine degli anni Sessanta, con l’introduzione da parte di Sony di qualcosa di molti simile alle vhs per come le intendiamo oggi, il videoregistratore cominciò ad assumere dimensione che potevano lasciar pensare ad un eventuale mercato non più solo professionistico, ma anche legato ai privati e ai salotti di tutti. Negli anni Settante, poi, avvenne il lancio globale del videoregistratore anche a livello domestico, dettato soprattutto da una tecnologia delle vhs ormai ampiamente alla portata di tutti. Fu una vera e propria rivoluzione, poiché per la prima volta divenne possibile registrare, e dunque avere poi nella propria videoteca, qualsiasi cosa passasse per la televisione. Rivoluzione fu, ma questa volta in termini meno positivi, anche per quanto riguarda la pirateria: con il videoregistratore, infatti, nasceva il fiorente mercato della distribuzione di prodotti cinematografici privi di alcun tipo di diritto.

 

Gli anni d’oro e il successivo declino. Il successo straordinario del videoregistratore negli anni Settanta, Ottanta e Novanta era dovuto ad un semplicissimo motivo, di puro monopolio: era l’unico strumento che permettesse di utilizzare il solo supporto, il vhs, su cui erano presenti i prodotti cinematografici. Le società produttrici di videoregistratori arrivavano a vendere anche 15 milioni di pezzi all’anno, la nascita dei videonoleggio e della distribuzione al dettaglio diffusa di videocassetta li rendevano indispensabili, tenendo conto, inoltre, del definitivo boom della cinematografia, in particolare successivamente alla fase aurea iniziata negli anni Settanta e denominata “nuova Hollywood”. Tutto, insomma, lasciava presagire un roseo e senza fine futuro commerciale.

Poi però, come sempre, lo sviluppo tecnologico ha presentato il consueto conto: l’avvento dei dvd fu un colpo durissimo per l’industria dei videoregistratori, poiché i nuovi supporti si presentavano di dimensioni (a livello di capienza, ovviamente) ben superiori, con una maggior qualità e minor deteriorabilità dei tipici nastri da vhs su cui poggiavano tutte le certezze dei produttori di videoregistratori. I primi anni Duemila, con l’esplosione definitiva del dvd, sono stati la prima, enorme, battuta d’arresto per i videoregistratori, che hanno subito il colpo di grazia, poi, con il boom dello streaming e del digitale, con il quale non è nemmeno più pensabile la necessità di registrare qualcosa in televisione, dal momento che tutto può essere fatto direttamente sullo stesso apparecchio e recuperando i file in rete.

 

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E dunque, addio. “Una ditta che produceva componenti per noi ci ha fatto sapere che era troppo difficile continuare a farlo con i ricavi a questo livello e hanno smesso: ciò ci ha portato alla decisione di chiudere il comparto videoregistratori, non possiamo assemblarli senza quelle componenti”: con queste parole un portavoce di Funai, che come detto era rimasta l’ultima azienda al mondo a credere ancora in una minima possibilità di mercato dei videoregistratori, ha messo una pietra tombale su questi ultimi. Con agosto verrà definitivamente pigiato il tasto off sulla produzione, e giusto il tempo di vendere i pezzi ormai già assemblati e non esisterà più negozio al mondo che disponga di un videoregistratore. Un altro pezzo di storia che, malinconicamente, se ne va.

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